Povertà, 25 miliardi all’anno vanno nelle tasche sbagliate

Cinque milioni di poveri in Italia non si possono ignorare, ed è giusto dare loro un assegno di sussistenza. Ma i soldi vanno spesi bene perché a pagare l’Irpef sono sempre i soliti 41 milioni di italiani. E anche tra loro non tutti se la passano benissimo.

leggi l’articolo di Milena Gabanelli e Rita Querzè

 

Luigi BobbaPovertà, 25 miliardi all’anno vanno nelle tasche sbagliate
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“Ridare un’anima alla politica riformista”. Intervista a Luigi Bobba

leggi l’intervista sul blog di RaiNews

Presidente Bobba, lei è stato un protagonista per molti anni della politica sociale del nostro Paese. Come giudica, dal suo punto di vista, l’atteggiamento del governo verso il sociale?  
Ciò che mi colpisce nelle politiche del Governo, è la mancanza di un disegno che abbia al centro il destino delle generazioni future. Sull’altare del Reddito di cittadinanza e di Quota 100, sono state sacrificate gran parte delle misure con un orizzonte che non fosse meramente quello del prossimo appuntamento elettorale. Cosi’, introducendo quota 100 si impegnano più’ risorse per le persone adulte o anziane; un debito che dovrà’ essere pagato dai giovani che entrano ora nel mercato del lavoro . Poi, per non tradire le attese del ricco bacino elettorale del Sud, i 5 Stelle hanno deciso di impegnare più’ di 7 miliardi nel reddito di cittadinanza. Una scelta che difficilmente potrà generare nuovo lavoro, far acquisire ai giovani le competenze oggi richieste dalle aziende e dare un vigoroso impulso alle politiche attive del lavoro. Probabilmente queste due misure saranno paganti sul piano elettorale anche se ben presto si riveleranno un boomerang per il Paese e in particolare per i giovani. Ci sarebbe invece bisogno di politiche con un respiro almeno di medio periodo quali l’introduzione di un assegno universale per i figli a carico (come accade in Germania), di una politica fiscale che non penalizzi le famiglie specialmente quelle con redditi medio bassi; di affrontare con decisione il tema dei “grandi anziani”, il cui numero nei prossimi 15 anni crescerà esponenzialmente, nonché’ di sconfiggere la trappola della povertà’ con una solida alleanza tra istituzioni e Terzo settore. Tutto questo è pero’ scomparso dai radar delle forze di Governo, ma i problemi di un Paese che ha un crescente indice di dipendenza tra lavoratori attivi e pensionati; che spende malamente una quantità’ tutt’altro che modesta di risorse in servizi socioassistenziali; che è privo di un duraturo sostegno alla natalità e alle responsabilità’ genitoriali, restano tutti davanti a noi. E il conto di queste scelte sbagliate sarà ancora una volta scaricato sulle generazioni future.

 Nella manovra, appena approvata, c’è il reddito di cittadinanza,  e c’è anche la “tassa sulla bontà” (che secondo il Governo sarà tolta in un provvedimento ad hoc).  Cos’è questo? dilettantismo? 
Piu’ che cancellare la povertà’, hanno provato a rendere invisibili i poveri. La “tassa sulla bontà” – ovvero il raddoppio dell’Ires sugli utili delle organizzazioni non profit,- è il frutto di una mancanza di conoscenza del mondo del terzo settore. Le dichiarazioni della viceministra dell’Economia Laura Castelli sono la macroscopica dimostrazione di tale ignoranza. E quindi, pur di non ripensare reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni, si sono cercate risorse un po’ a casaccio andando pero a colpire i più’ deboli: le organizzazioni non profit che si occupano di assistenza ai malati e ai disabili; gli insegnanti di sostegno nella scuola; le famiglie con figli che avranno meno trasferimenti dei single. Quando si fanno promesse mirabolanti agli elettori, si finisce per mettere in campo politiche non solo irragionevoli ma anche controproducenti.

Lei è anche un esperto di politiche attive per il lavoro. Il lavoro infatti è la priorità prima per gli italiani. Il governo vuole venire incontro al dramma della disoccupazione con il reddito di cittadinanza.. Basta? Non c’è il rischio di un clamoroso flop? 
Molti osservatori hanno espresso seri dubbi sulla possibilità di generare nuova occupazione attraverso uno strumento come il reddito di cittadinanza. Al Sud tale strumento di integrazione al reddito , potrebbe incrementare(lo studio viene da un osservatorio indipendente come la CGIA di Mestre) proprio il lavoro irregolare; mi prendo il reddito di cittadinanza e continuo a lavorare in nero. Un cortocircuito che potrebbe generarsi anche con un allargamento a dismisura di stages e tirocini. Per di più risulta poco credibile che i Centri per l’impiego – che peraltro dipendono dalle Regioni – possano gestire una simile massa di dati e di persone e contestualmente svolgere controlli efficaci per evitare che tutto si risolva in un intervento meramente assistenziale. Servirebbe invece dare seguito alle politiche avviate dai governi di centrosinistra, ovvero: attrarre investimenti anche stranieri, sostenere e sviluppare l’alternanza scuola lavoro ( che invece la legge di bilancio riduce e penalizza), promuovere e allargare il sistema duale nella formazione professionale attraverso l’apprendistato formativo; triplicare il numero dei giovani che possono accedere agli ITS che si sono rivelati un efficace percorso formativo per inserirsi realmente al lavoro; abbattere in modo durevole il costo indiretto del lavoro per le imprese, premiando in particolare quelle che assumono giovani con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Tutto questo non c’è nelle priorità’ del governo e gli effetti già si cominciano a vedere: Pil che rallenta e si ferma; occupazione che perde colpi, probabile aumento della pressione fiscale nel 2019; insomma prove generali di “ decrescita infelice”.

Il terzo settore è una grande risorsa del nostro Paese, è quell’Italia che “cuce ” per dirla con il Presidente Mattarella. Come sta procedendo l’attuazione della riforma del terzo settore? 
“E’ l’Italia che ricuce e che da fiducia” ha detto Mattarella nel discorso di fine anno evocando i soggetti del terzo settore. E’ un’ Italia spesso invisibile ma presente nella vita quotidiana delle persone nelle nostre comunità anche quelle più’ marginali. La riforma del Terzo settore – approvata tra il 2015 e il 2017 -aveva l’obiettivo di dare un vestito normativo unitario a tutti questi soggetti. Merito del nuovo Governo è stato quello di portare a conclusione i due decreti correttivi – sull’impresa sociale e sul Codice del terzo settore – già predisposti dal governo Gentiloni. Per il resto tutto è rimasto fermo o quasi. D’altra parte, invece, il vicepremier Di Maio , parlando al Forum del Terzo settore due mesi orsono, aveva dichiarato che la riforma del terzo settore era una buona riforma proprio perché scritta con le organizzazioni non profit e che il governo era impegnato a darne piena applicazione attraverso tutti gli atti amministrativi ancora necessari. Spero che nel 2019 si cancelli la “tassa sulla bontà”,( il Governo lo ha confermato anche nell’incontro del 10 gennaio con il Terzo settore); che si proceda rapidamente all’istituzione del Registro unico degli enti del terzo settore,; che si dia avvio al social bonus e ai Titoli di solidarietà e che si completino i diversi decreti rimasti nel cassetto in questi primi sette mesi di governo.

Parliamo del discorso di fine anno del Presidente Mattarella. Un discorso chiaro che si è posto in maniera alternativa alla “predicazione ” leghista. Ha avuto grande successo mediatico. Insomma il valore della solidarietà è ancora presente nella mente e nel cuore degli italiani? Oppure ha ragione il Censis quando afferma che negli italiani c’è un sovranismo psichico?
Il Censis ha colto un tratto emergente nel sentire del Paese coniando il neologismo di “sovranismo psichico”. Ovvero la percezione della realtà a volte diventa più’ vera e importante di quella effettiva; per esempio : gli italiani credono che gli stranieri in Italia siano il 27% mente in realtà’ sono meno del 9 % . Ecco perchè lo slogan leghista “prima gli italiani” ha fatto cosi’ presa. Ma nel paese ci sono anche molti anticorpi, la società’ civile non e’ morta e ha una sua spinta generativa. Il compito ora è come dare rappresentanza a queste energie per evitare che prevalga il “cattivismo”. D’altra parte la rivolta dei sindaci contro gli effetti perversi del decreto sicurezza o il movimento delle “madamin” per dire Si’ alle infrastrutture e allo sviluppo, indicano che esiste una volontà’ di reazione , insomma una riscossa morale alla deriva sovranista e populista.

Lei è stato Presidente Delle Acli. La Chiesa è un argine contro il sovranismo e il populismo. In questi giorni cade il centenario dell’appello “ai liberi e ai forti” di Don Luigi Sturzo. Non le pare che sia venuto il tempo di un forte protagonismo laicale? Come rianimare il Centrosinista?
Certamente questa riscossa morale può trovare ragioni, valori e motivazioni in quella miriade di opere sociali e culturali che il cattolicesimo popolare ha generato nelle nostre comunità’ come risposta concreta ai bisogni delle persone , specialmente dei più deboli. D’altra parte lo stesso Luigi Sturzo , prima di lanciare l’appello “Ai liberi ai forti”, si era dedicato a costituire mutue, cooperative, forni sociali e a dar vita ad un fecondo municipalismo comunitario. Il Partito Popolare viene dopo. Per cui oggi è il tempo di ricostituire o rinvigorire quel tessuto generativo e tornare a parlare ai tanti cittadini impauriti e disorientati. E’ ai perdenti della globalizzazione che occorre rivolgersi per evitare che siano affascinati dalle parole d’ordine dei sovranisti e dei populisti. Ed è proprio a questi tanti cittadini dimenticati che occorre prestare ascolto con l’obiettivo ancora attuale di costruire una società libera , aperta e inclusiva. Questa è l’anima di una politica riformista , di sinistra ed europeista che coltiva ancora l’ambizione di governare il Paese avendo negli occhi e nella mente le attese e le speranze dei più’ giovani.

Luigi Bobba“Ridare un’anima alla politica riformista”. Intervista a Luigi Bobba
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#Democratica: Trentamila in piazza a Torino per dire sì alla Tav

Chiamparino: “Se bloccheranno la Tav indiremo un referendum”

Molti sindaci e amministratori locali hanno partecipato alla manifestazione. E lo hanno fatto decidendo di “violare” le regole della piazza e indossare la fascia tricolore.

In piazza anche Forza Italia con il presidente della regione Liguria Giovanni Toti: “Sarebbe una follia non finire un’opera già cominciata. Le infrastrutture sono fondamentali per il rilancio del Nord Ovest – ha aggiunto – il Paese aspetta la Tav da trent’anni. Chiedo al governo di finire la Tav e di accelerare sul Terzo Valico”.

Ma in piazza è scesa anche la Lega che oggi governa insieme al M5s. La presenza, che c’è stata anche in altre occasioni fa discutere, visto che sono anche loro a dover scegliere se bloccare l’opera o andare avanti. Il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari ha voluto spiegare il senso della loro presenza in piazza: “Sapevamo dal primo giorno che era motivo di dissenso. Non c’è contraddizione nella nostra presenza in piazza oggi. La Lega ha posizione confermata da posizioni storiche in parlamento. Sapevamo dal primo giorno che era un tema divisivo, un conto è ridiscutere il progetto, tagliare sprechi. Un altro  è cancellare il progetto. Abbiamo trovato la sintesi su tanti argomenti, lo troveremo anche su questo. Il contratto dice: dopo costi benefici valutare le modalità di attuazione, non realizzarla è un’altra cosa”.

leggi l’articolo di Democratica

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Alta Velocità L’ipotesi Brianco mette d’accordo Vercelli e Biella

Ma per il risultato dello studio sulla fermata ideale bisognerà aspettare febbraio, in corsa anche Novara

Tra le varie proposte presentate per la fermata intermedia dell’Alta Velocità fra Milano e Torino ci sono Chivasso, Carisio, Santhià e Novara: quella di Santhià mette d’accordo Vercelli e Biella

leggi l’articolo de La Stampa dell’8 gennaio 2019

 

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La reputazione dell’Italia e lo «spread civico»

Cittadini non si nasce, si diventa.Tuttavia, alimentare un sentimento civico è difficile

Lo spread è diventato uno degli indicatori più usati per valutare lo stato di salute dell’economia italiana. Lo stesso ministro dell’Economia esprime preoccupazione per il livello che ha raggiunto. Le pagine dei giornali sono piene di commenti che ne registrano ogni variazione negativa. Ma perché invece sono così poche le voci che si levano per far presente il rischio che stiamo correndo in termini di «spread civico»?

leggi l’articolo di Enzo Manes sul Corriere della Sera

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Messaggio di cordoglio per la scomparsa dell’Assessore Andrea Raineri

Mi unisco al messaggio di cordoglio per la dolorosa scomparsa dell’Assessore Andrea Raineri. La cittadinanza di Vercelli e il mondo del sociale e del volontariato piangono la perdita di una giovane vita e di una grande risorsa per il bene comune.

Il Partito Democratico Vercelli Valsesia esprime massima vicinanza ai familiari di Andrea Raineri. Non ci sono parole adatte a descrivere il profondo cordoglio per aver perso una persona unica, che lascia un segno indelebile nella nostra comunità politica e nella città di Vercelli. Onesto, buono, colto, generoso, divertente e mai banale, Andrea ci ha lasciati pochi giorni dopo il suo compleanno. Il giorno dopo la ripartenza del suo amato carnevale. Vorremmo fosse possibile tornare indietro, per discutere ancora una volta insieme, con leggerezza e profondità, di politica e molto altro. Ma non è possibile. Quello che possiamo fare però è ricordarlo in ogni nostro sorriso, perché il suo insegnamento più grande è proprio questo: mai cedere all’odio, all’invidia e alla paura ma affrontare il mondo con il sorriso in volto, la bellezza negli occhi e la fede nel cuore.

Michele Gaietta

Segretario Provinciale Partito Democratico Vercelli-Valsesia

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“Decreto sicurezza”: il Piemonte valuta ricorso alla Corte costituzionale

la Regione ha subito lanciato l’allarme per la situazione di irregolarità in cui si sarebbero venuti a trovare in Piemonte almeno 5000 migranti e ha istituito un tavolo di crisi con l’Anci regionale, che si è riunito l’ultima volta il 21 dicembre

leggi la notizia della Regione Piemonte

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Serve un nuovo rapporto tra economia e società

(…) siamo di fronte alla consumazione della relazione tra individuo e ordine sociale per come l’abbiamo pensata e costruita dagli anni 60 ad oggi. Un’ampia percentuale di gente comune è ormai convinta — non per condizionamenti ideologici ma sulla base delle proprie esperienze quotidiane — che la quota di benessere e sicurezza in cui può ragionevolmente sperare è molto modesta. E per questo non è più disponibile a stare al gioco.

leggi l’articolo di Mauro Magatti sul Corriere della Sera del 14 dicembre 2018

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«Una tassa sulla povertà: punisce le organizzazioni che aiutano i bisognosi»

Dicono di voler colpire con quest’aumento dell’IRES per gli enti del terzo settore “i furbetti”… ma non ce n’è bisogno, basterebbe che si occupassero per bene dell’attuazione della Riforma che ancora in attesa di decreti attuativi. In quella riforma del terzo settore c’è l’istituzione del registro unico nazionale, che già da solo contrasta che non opera correttamente.

leggi l’intervista su Notozia Oggi Vercelli del 31 dicembre 2018

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