Luigi Bobba: Amministrazione condivisa: 5 leve per portarla a terra

La sfida per rimettere al centro la comunità, per realizzare rapporti collaborativi tra Enti del terzo settore e le Pubbliche amministrazioni e per accompagnare con adeguati provvedimenti e interventi la transizione sociale in corso in modo che sia sostenibile, equa e inclusiva, dipenderà grandemente dalle azioni che intraprenderanno sia i quadri degli ETS che gli amministratori eletti nei Comuni e nelle Regioni

di Luigi Bobba su Vita.it del 24 gennaio 2022

Dal ricco confronto scaturito dall’Agora’ del 10 gennaio scorso promossa dal Partito democratico dedicata all’Amministrazione condivisa e coordinata dall’onorevole Stefano Lepri (che ha gia’ scritto sul tema), sono emerse alcune indicazioni utili certamente per la dirigenza del PD, per gli Amministratori locali ma altresì per gli Enti del Terzo settore.

La sfida per rimettere al centro la comunità, per realizzare rapporti collaborativi tra Enti del terzo settore e le Pubbliche amministrazioni e per accompagnare con adeguati provvedimenti e interventi la transizione sociale in corso in modo che sia sostenibile, equa e inclusiva, dipenderà grandemente dalle azioni che intraprenderanno sia i quadri degli ETS che gli amministratori eletti nei Comuni e nelle Regioni.
Qui, ho provato a riassumere in cinque linee propositive quanto emerso in questo originale confronto; il primo che un partito politico dedica ad uno degli aspetti più innovativi del Codice del Terzo settore.

1. Interventi legislativi di carattere nazionale e regionale
​Lo sviluppo dell’Amministrazione condivisa presuppone che il quadro legislativo emerso dalla riforma del Terzo settore sia attuato, completato ed eventualmente corretto laddove sia necessario. Ne consegue che:

  • la notifica alla Commissione UE delle norme di carattere fiscale del Codice del terzo settore (CTS) soggette ad autorizzazione comunitaria, sia prontamente inviata in modo da poter utilizzare al meglio le risorse messe a disposizione della Riforma e ridurre gli elementi di precarietà e incertezza oggi presenti;
  • introdurre nel primo provvedimento utile gli emendamenti al CTS concordati tra il Forum del Terzo settore e il Ministero del Lavoro volti a dare sia un’interpretazione univoca a determinate norme, sia a correggerne alcune che si sono rivelate inefficaci o difficilmente applicabili
  • promuovere l’adozione a livello regionale di normative che recepiscano le novità contenute nel CTS. Finora , a più di quattro anni dall’approvazione del CTS, solo tre regioni hanno recepito e integrato la nuova normativa con leggi regionali proprie.

2. PNRR e ruolo del Terzo settore
Esiste una significativa discrasia tra le affermazioni di principio del Governo e dei principali esponenti politici e il contenuto dei provvedimenti attuativi del PNRR. Qui il ruolo del Terzo settore appare in alcuni casi inesistente, in altri marginale, in altri ancora meramente ancillare alle pubbliche amministrazioni. Ci sono le imprese, le istituzioni pubbliche ma il terzo pilastro – la comunità – viene poco considerato. Al piu’ viene derubricato ad “Altro…”
Di qui la proposta che si metta mano ad una correzione ai provvedimenti gia’ emananti ed ad una correzione di rotta per quelli in preparazione, attribuendo agli ETS la possibilità di essere destinatari diretti – proprio in forza degli art. 55 e 56 del CTS – dei finanziamenti a fondo perduto e di investimento previsti da Next Generation EU. A cominciare dal bando della Agenzia per la coesione circa l’utilizzo degli immobili confiscati alle mafie in particolare nelle Regioni del Sud.

3. Apprendere dal territorio: la comunità come risorsa per la coprogrammazione
Nel dibattito pubblico e nelle nuove procedure messe in campo dalle istituzioni locali, si è messo spesso l’accento sulla coprogettazione, lasciando invece in ombra la altrettanto importante attività relativa alla coprogrammazione. Questa carenza va colmata in quanto, in non pochi casi, gli interventi di carattere sociale non sortiscono il risultato atteso per le carenze nella individuazione dei bisogni e nella ricognizione delle risorse disponibili nella comunità territoriale.
Proprio qui, il Terzo settore può svolgere un ruolo primario, apportando una conoscenza dei bisogni, dei soggetti e del territorio derivante dal suo essere al centro delle dinamiche della comunità territoriale, come peraltro rilevato dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 131/2020.
Lo sviluppo di metodiche e procedure appropriate e l’accrescimento di competenze qualificate per attivare tavoli e processi di coprogrammazione possono consentire una partecipazione effettiva e non puramente simbolica dei soggetti della società civile organizzata e, allo stesso tempo, favorire poi una coprogettazione efficace nella risposta ai bisogni individuati.

4. Formazione diffusa e laboratorio dell’Amministrazione condivisa
Il qualificato piano di formazione dei quadri delle Pubbliche amministrazioni e degli ETS avviato dal Ministero del Lavoro e realizzato dall’Anci rappresenta certamente una strada decisiva per sconfiggere l’inerzia burocratica ed evitare che la mancanza di procedure amministrative adeguate finisca per svuotare la carica innovativa degli istituti dell’Amministrazione condivisa.

In tale contesto sono emerse due linee propositive:

  • allargare ulteriormente le attività formative per l’amministrazione condivisa anche alle diverse realtà territoriali coinvolgendo sia gli amministratori pubblici, i quadri della PA e i responsabili degli ETS in particolar modo le reti associative e i Centri di servizio del volontariato
  • dar vita ad un laboratorio dell’Amministrazione condivisa finalizzato ad una ricognizione delle esperienze già sul campo, alla standardizzazione delle procedure e all’introduzione di criteri di valutazione dell’impatto sociale come elemento discriminane per valutare la bontà e l’efficacia delle attività e dei servizi di interesse generale . A tale fine, l ‘Osservatorio Terzjus può mettere a disposizione le proprie risorse progettuali nonché le proprie competenze giuridico – organizzative per dare consistenza a questo obiettivo.

5. Istituire un Fondo per la transizione sociale
Su indicazione del presidente Giuseppe Guzzetti, sarebbe necessario estendere la normativa già in vigore con la legge 152/2021, art. 29 relativa ad interventi per una “Repubblica digitale” anche ad azioni , progetti ed iniziative volti a sostenere la transizione sociale, ovvero ad affrontare le nuove disuguaglianze nel tempo della post-pandemia.

È infatti importante promuovere la formazione e l’acquisizione di competenze digitali in modo da arginare nuovi processi di esclusione, ma altresì vi sono numerosi campi di intervento – inserimento al lavoro dei Neet, welfare di comunità, povertà educativa minorile, inclusione degli immigrati – che potrebbero essere utilmente affrontati con la metodologia – già sperimentata negli anni passati -, incentrata sul credito di imposta alle Fondazioni bancarie finalizzato alla creazione di uno o più Fondi vincolati allo scopo prescelto. Una prassi che ha visto un pieno coinvolgimento degli ETS, lo sviluppo di una cultura cooperativa con la PA e risultati significativamente migliori rispetto a provvedimenti unicamente incentrati sulle pubbliche amministrazioni.

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Luigi Bobba: «Volontariato, qualche obbligo in più ma tanti potenziali vantaggi»

Parla Luigi Bobba, padre della legge sul Terzo Settore, il 22 gennaio in Friuli ospite dell’Afds

La riforma del Terzo Settore comporta degli obblighi per le associazioni di volontariato, ma anche importanti vantaggi. Ad affermarlo è Luigi Bobba, già presidente delle Acli, «padre» della riforma quand’era sottosegretario nel Governo Gentiloni, attualmente presidente di Terzjus, l’«Osservatorio del Terzo settore, della filantropia e dell’impresa sociale».

leggi l’intervista su «La Vita Cattolica» del 19 gennaio 2022

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Delrio: “Se Berlusconi si ritira fa un favore al Paese, senza un accordo largo cadrebbe il governo”

L’ex ministro del Pd: «Se si rompe la maggioranza è difficile che un attimo dopo si possa far finta di nulla e lavorare uniti. Mattarella? Merita rispetto e va tenuto fuori dal tritacarne del toto-nomi. Draghi? Gode di un grande prestigio, non possiamo fare a meno di lui»

«Bisogna portare il massimo rispetto a Sergio Mattarella e alle sue scelte, per questo va tenuto fuori dal tritacarne delle polemiche e del toto-nomi». Si sa quanto Graziano Delrio, figura di punta dell’anima cattolico-democratica del Pd, sia animato da stima e amicizia per il capo dello Stato uscente. Quindi il suo appello a lasciarlo fuori dalla contesa, malgrado i 5stelle e molti nel Pd lo tirino in ballo, acquista un significato maggiore. Tanto più in un momento in cui tra i dem affiora il sospetto che la presunta preferenza di Silvio Berlusconi per Mattarella e non per Draghi sia solo fumo negli occhi contro il premier. Detto questo, «se è vero che Berlusconi medita il passo indietro, ciò potrebbe rasserenare il clima e potremmo cominciare a discutere per trovare una figura di alto spessore e di indiscutibile credibilità sul piano internazionale».

Identikit che calza a pennello su Draghi, o no?

«Anche lui non va tirato per la giacca, ma indubbiamente gode di un prestigio indiscutibile. E proprio per tutelare la sua figura, di cui l’Italia non si può privare in questo momento, va ascoltato il suo appello a non eleggere un presidente con una maggioranza più stretta di quella che sostiene il suo governo, che altrimenti dopo rischierebbe molto».

Non ci sono tante figure eleggibili oggi con una maggioranza così larga. Infatti il patto di legislatura di Letta acquista senso con Draghi al Colle, giusto?

«Ha un senso in generale, perché nelle ultime settimane lo stato di agitazione dei partiti e di conflittualità era aumentato pericolosamente e il premier è entrato spesso nel mirino di polemiche, quanto mai successo prima. E quindi il patto di legislatura ha senso – a prescindere da Draghi a Chigi o al Colle – per mettere in sicurezza il Paese, per spendere i soldi del Pnrr e per riuscire ad arrivare a elezioni in un clima di sana competizione civile e non di macerie».

Finora però state solo litigando. Si accavallano voci di una rinuncia di Berlusconi, lei ci spera o pensa sia un modo per continuare l’operazione di reclutamento?

«Io credo sia molto chiaro che nessuno abbia diritto di esprimere candidature: siamo una somma di minoranze, anche i 5stelle hanno perso 110 parlamentari dal 2018. Pertanto, non ci può essere altro che un accordo, che non solo tenga presente il patto di legislatura, ma pure l’obiettivo di fornire al Paese la persona con il profilo più alto, condiviso e autorevole, perché non ci dimentichiamo che il presidente della Repubblica da 30 anni è il vero fattore di stabilità del sistema».

Dovrebbe avere una centralità meno esorbitante per rispettare il dettato costituzionale?

«Non dico questo, noto che dalla crisi dei partiti del 1992, Scalfaro fu elemento stabilizzante, poi ci fu Ciampi, chiamato a ripristinare la credibilità internazionale del Paese scosso dalla crisi economica, poi Napolitano, convinto europeista, che ha tenuto la barra con la speculazione finanziaria contro l’Italia. E poi Mattarella, una barriera contro la deriva populista. Quindi attenzione, l’elezione del Presidente è l’operazione più alta e solenne della politica».

Quindi sbaglia Berlusconi a considerarsi candidato naturale?

«Il Quirinale non è un premio alla carriera. Mai nella nostra storia un capo partito è diventato Presidente, perché il Presidente è il garante dell’unità nazionale. E se Berlusconi desse la disponibilità a scegliere insieme un nome condiviso farebbe un servizio al Paese».

Pare che abbia una preferenza per Mattarella piuttosto che per Draghi, forse preferisce lasciarlo a Palazzo Chigi come la maggioranza del Pd...

«Beh la richiesta di continuità del governo è giustificata, ma questa continuità serve con o senza Draghi, anche se lui salisse al Colle. Il problema è un altro: se si rompe la maggioranza per l’elezione del presidente, è molto difficile che un attimo dopo si possa far finta di nulla e continuare. Lo ha detto lo stesso premier, senza un accordo largo, valuterebbe la sua permanenza al governo, nel tritacarne di una campagna elettorale permanente».

Voi finora state giocando di rimessa, confermando coi fatti quello che a parole negate, ovvero che spetti alla destra il ruolo di kingmaker. Perché non lanciate per primi voi Draghi?

«Noi abbiamo bisogno che ci sia uno scatto di responsabilità e rasserenamento del clima e che poi attorno a un tavolo si trovi un accordo. Abbiamo tante figure autorevolissime, a partire da Draghi, che essendo un punto di riferimento internazionale, non va spinto nel toto-nomi: la questione di Berlusconi prima va consumata, questo ci spinge alla prudenza».

E se poi Berlusconi per caso ce la facesse, non sareste criticati per eccessiva inazione?

«Credo che Berlusconi sia il primo a capire che i numeri per fare forzature non ci sono e che non c’è margine per un muro contro muro. Salvini deve prendere atto che il problema dei numeri non è superabile con le velleità di imporre candidati di coalizione».

Un’ultima cosa: la destra spinge per far votare tutti, anche i grandi elettori positivi. Concorda?

«Sì, bisogna trovare tutte le soluzioni possibili, ci sono difficoltà ma spingiamo affinché si trovino forme che possano garantire la più alta partecipazione. Capisco le difficoltà tecniche e dei regolamenti, ma questo voto è troppo importante».

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L’omelia del cardinale Zuppi ai funerali di David Sassoli

Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’omelia pronunciata dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ai funerali di David Sassoli

Fratelli e sorelle, (oggi come non mai è il vero titolo che ci unisce tutti per accompagnare questo caro fratello nelle mani del Signore) abbiamo ascoltato tante parole in questo saluto inaspettato, segnato dall’evidente ingiustizia che strappa un uomo nel pieno del suo vigore e attività. Oggi ci troviamo con commozione in questo luogo antico, straordinariamente bello, davanti all’orizzonte della vita, al suo limite, dove il cielo e la terra si toccano. E questo punto è sempre l’amore. La Parola di Dio raccoglie tutte le nostre parole, in fondo tutte limitate: non le cancella, anzi, le fa sue ma le illumina, le spiega anche a noi stessi, riempiendole di senso e di eternità perché la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto di Dio, l’alfa e l’omega, sono lettere di amore.

Gesù ascolta le nostre parole, le fa sue anche oggi, come ascoltò quelle di due discepoli nella prima domenica, feriti e tristi per un amico che non c’è più, per le speranze che sembravano svanire. Oggi proprio come su quella povera mensa di Emmaus così su questo altare riconosciamo Gesù, amico degli uomini, nello spezzare del pane, Lui che diviene nutrimento di solo amore, panis angelicus, pane di vita eterna. E di amore ne abbiamo bisogno tanto, in realtà sempre e in realtà tutti. Facciamo fatica a comprendere la fine, con la sua inaccettabile definitività. John Donne scrisse che “Ogni morte di uomo mi diminuisce perché io faccio parte dell’umanità”, perché “nessun uomo è intero in se stesso”. Ce lo ricordassimo sempre, per tutti, specie per quelli di cui nessuno si ricorda da vivi. E ci ricordassimo sempre il contrario che se uno salva un uomo – un uomo – salva il mondo intero.

Ci stringiamo ad Alessandra, che con David ha camminato mano nella mano dai banchi di scuola, Livia e Giulio, ai suoi fratelli e sorelle e ai tanti che lo consideravano “uno di noi”, quasi istintivamente, per quell’aria priva di supponenza, di alterità, empatica, insomma un po’ per tutti un compagno di classe! David ci aiuta a guardare il cielo – a volte così grande da spaventare, che mette le vertigini – lui che lo ha cercato sempre, da cristiano in ricerca eppure convinto, che ha respirato la fede e l’impegno cattolico democratico e civile a casa, con i tanti amici del papà e poi suoi, credenti impetuosi e appassionati come Giorgio La Pira o Mazzolari, come Davide Maria Turoldo, del quale porta il nome.

Credente sereno ma senza evitare i dubbi e gli interrogativi difficili, fiducioso nell’amore di Dio, radice del suo impegno, condiviso sempre con qualcuno, come deve essere, perché il cristiano come ogni uomo non è un’isola, ma ha sempre una comunità con cui vivere il comandamento dell’amatevi gli uni gli altri: gli scout, il gruppo della Rosa Bianca con Paolo Giuntella (Sophie e Hans Scholl, i leader della Weiss Rose erano per lui le stelle del mattino dell’Europa, uccisi dai nazisti per la loro libertà, tanto che quando fu eletto presidente onorò come un debito verso di loro ponendo un’enorme rosa bianca su sfondo europeo nel parlamento perché  “la nostra storia è scritta nel loro desiderio di libertà”). Con tanti ha condiviso il suo I Care, – penso ad esempio alla Chiesa di Roma del febbraio 74 e di don Luigi Di Liegro – sempre unendo fede personale e impegno nella storia, iniziando dagli ultimi, dalle vittime che “hanno gli occhi tutti uguali”, pieno di rispetto e di garbo come suo carattere. C’è chi dice che il cristiano è un signore proprio perché cristiano, anche se nulla tenente, perché ha un tesoro di amore che lo rende tale. Un povero che rende ricchi gli altri.

Il Vangelo ci parla di Beatitudine. Attenzione, non è diversa dalla felicità umana, anzi è proprio felicità piena, proprio quella che tutti cerchiamo. La beatitudine del Vangelo non è una sofferta ricompensa ultima per qualche sacrificio, ma libertà dalle infinite caricature pornografiche di felicità del benessere individuale a qualsiasi prezzo. Non c’è gioia da soli! La gioia del Vangelo unisce, non divide dagli altri e noi cerchiamo non una gioia d’accatto, ma vera e duratura.

Debbo dire che vedendo quanto amore si è stretto in questi giorni intorno a David e alla sua famiglia capisco con maggiore chiarezza che la gioia viene da quello che si dona agli altri e che poi, solo dopo averla donata, si riceve, sempre, perché la gioia è nell’essere e non nell’avere, nel pensarsi per e non nel cercare il proprio interesse. Felici sono i poveri in spirito, chi non sa tutto da solo, chi anzi sa che non è ricco e non fa finta di esserlo tanto da non chiedere scusa o aiuto, chi impara e cerca. Beati sono gli afflitti: non chi cerca la sofferenza, ma chi non scappa dalle difficoltà, le affronta per amore e per amore piange per l’amato. Beati sono i miti, chi non cerca nell’altro la pagliuzza ma il dono che è, chi non risponde al male con il male, chi in modo amabile cerca di fare agli altri quello che vuole sia fatto a lui.

Di David credo che tutti portiamo nel cuore il suo sorriso, che è il primo modo per accogliere e rispettare l’altro, senza compiacimento, semplicemente. Qualcuno ha detto che non ha mai visto nessuno arrabbiato con David!  Beati sono quelli che hanno fame e sete della giustizia, che non possono stare bene se qualcuno accanto a lui soffre, che non cambiano canale o fanno finta di non vedere o che non li riguarda se c’è una persona in pericolo in mezzo al mare o al freddo sull’uscio di casa. Hanno fame della giustizia perché non si abituano all’ingiustizia e ricordano che la giustizia di Dio è avere cura dei fratelli più piccoli di Gesù e che la sofferenza dell’altro è la mia. Beati sono i misericordiosi, chi giudica ma sempre per amore, chi cerca il bene nascosto, che pensa che c’è sempre speranza, chi sceglie di consolare piuttosto che fare soffrire. Beati sono i puri di cuore, quelli che vedono senza malizia, non perché ingenui ma perché vedono bene, in profondità, liberi dai calcoli, dalle convenienze, disinteressati perché hanno un interesse più grande, quelli che non hanno pregiudizi quando si affronta una discussione, che non hanno paura di capire la posizione dell’altro, anche se distante da lui, che non gridano ma ascoltano sapendo che sempre c’è qualcosa imparare. Beati sono gli operatori di pace, gli artigiani, cioè che non rinunciano a “fare la pace” iniziando dai piccoli e possibili gesti di cura, sporcando le mani con la vita, con le contraddizioni del prossimo, con la fatica a stringere quella del nemico che se lo fai si trasformerà in fratello. Beati sono i perseguitati per causa della giustizia, non quella che divide con freddezza la torta in parte uguali anche se chi deve mangiarla non è uguale, come rigorosamente svelava un giusto come don Milani perché per amare tutti si inizia dai tanti, (quanti!) Gianni che non hanno possibilità.

Dio proclamando le beatitudini sembra proprio dirci che ognuno ha diritto alla felicità e che lui questo vuole e che questa non finisca. Domandiamoci cosa dobbiamo dare agli altri perché essi siano felici, perché la mia è la loro. È proprio vero, come qualcuno ha detto con saggezza, che dobbiamo vedere la vita sempre con gli occhi degli altri. Per questo ringraziamo il Signore per David. È stato beato anche nell’afflizione, durante la sua malattia che ha accolto con dignità, senza farla pesare, spendendosi fino alla fine, invitando tutti a guardare lontano, vivendo con la forza dei suoi ideali e dell’amore che tanto lo ha circondato e accompagnato. Per un credente la beatitudine è obbedire alla propria coscienza e purificare le intenzioni da cui dipendono le altre scelte.

Ecco, la beatitudine piena che oggi David vive e con la sua vita ci ricorda e ci consegna. David era un uomo di parte, ma di tutti, perché la sua parte era quella della persona. Per questo per lui la politica era, doveva essere per il bene comune e la democrazia sempre inclusiva, umanitaria e umanista. Ecco perché voleva l’Europa unita e con i valori fondativi, che ha servito perché le sue istituzioni funzionassero, che ha amato perché figlio della generazione che aveva visto la guerra e gli orrori del genocidio e della violenza pagana nazista e fascista, dei tanti nazionalismi, figlio della resistenza e dei suoi valori, quelli su cui è fondata la nostra Repubblica e che ha ispirato i nostri padri fondatori. È da quella immane sofferenza – quella per cui volle che la Presidente andasse a Fossoli, uno dei tanti luoghi di sofferenza della barbaria della guerra – che nasceva il suo impegno. Non ideologie, ma ideali; non calcoli, ma una visione perché anche l’Europa non può vivere per sé stessa, perché il cristianesimo non è un’idea, ma una persona, Gesù, che passa attraverso le persone e nella storia.

Faccio mie le parole del suo ultimo saluto per Natale scorso, già molto malato, oggi che nasce lui alla vita del cielo. “In questo anno abbiamo ascoltato il silenzio del pianeta e abbiamo avuto paura ma abbiamo reagito e abbiamo costruito una nuova solidarietà perché nessuno è al sicuro da solo. Abbiamo visto nuovi muri, i nostri confini in alcuni casi sono diventati confini tra morale e immorale, tra umanità e disumanità. Muri eretti contro persone che chiedono riparo dal freddo, dalla fame, dalla guerra, dalla povertà. Abbiamo finalmente realizzato dopo anni di crudele rigorismo che la disuguaglianza non è più né tollerabile né accettabile, che vivere nella precarietà non è umano, che la povertà è una realtà che non va nascosta ma che deve essere combattuta e sconfitta.  Il dovere delle istituzioni europee: proteggere i più deboli e non di chiedere altri sacrifici aggiungendo dolore al dolore. Buon Natale..il periodo del Natale è il periodo della nascita della speranza e la speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo contro tutte le ingiustizie. Auguri a noi, auguri alla nostra speranza”. Grazie, uomo di speranza per tutti.

David Maria Turoldo scrisse una poesia che David conosceva a memoria: “Dio della vita, sei tu che nasci, che continui a nascere in ogni vita. Voce per chi muore ora: perché non muore, non muore nessuno: niente e nessuno: niente e nessuno muore perché Tu sei. Tu sei e tutto vive, è il Tutto in te che vive: anche la morte!”.

Gesù ti abbracci nella sua grande misericordia. Buona strada. Riposa in pace e il tuo sorriso ci ricordi sempre a cercare la felicità e a costruire la speranza, Fratelli Tutti.

L’Osservatore Romano del 14 gennaio 2022

Luigi BobbaL’omelia del cardinale Zuppi ai funerali di David Sassoli
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Registro Unico e nuove norme. Un libro di Terzjus per orientarsi

Sono circa 25.000 gli enti trasmisgrati dai registri regionali al nuovo Registro unico del terzo settore, il Runts avviato il 23 novembre 2021 dal Ministero del Lavoro. Una partenza a lungo attesa in quanto rappresenta un passaggio nodale per il superamento dei previgenti registri in cui confluivano le Odv e le Aps, nonché dell’anagrafe delle Onlus. Un cambiamento destinato ad influenzare i comportamenti quotidiani degli Ets, specialmente nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, nonché ad aprire agli stessi le porte di non poche opportunità. Come ci si iscrive al Runts? Come si mantiene la qualifica? Come si ottiene la personalità giuridica? Come ci si relaziona con gli uffici regionali del Runts? A queste e ad altre domande, cerca di rispondere una recente pubblicazione, curata da Antonio Editoriale Scientifica all’interno della Collana «Quaderni di Terzjus», scaricabile gratuitamente dal sito www.terzjus.it. (continua)

leggi l’articolo di Luigi Bobba su Corriere Buone Notizie di martedì 11 gennaio 2022

 

Luigi BobbaRegistro Unico e nuove norme. Un libro di Terzjus per orientarsi
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Terzo settore, rifinanziato il Fondo per le attività di interesse generale

Le risorse appostate pari a 40 milioni di euro si trovano indicate non nel testo della legge di bilancio, bensì nello stato di previsione del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, allegato alla stessa legge. Una buona notizia, che però non cancella lo stallo nell’invio del pacchetto fiscale della riforma del Terzo settore a Bruxelles, il taglio dei fondi per la manutenzione del Registro unico e il mancato rafforzamento strutturale della direzione Terzo settore al ministero del Lavoro

Leggi il mio articolo su Vita.it dell’8 gennaio 2022

La novità più importante per il Terzo settore contenuta nei documenti di bilancio approvati prima della fine del 2021, consiste nell’aver ricostituito la dotazione originaria del Fondo di cui all’art.72 del Codice del Terzo Settore. Si tratta del Fondo, previsto dalla legge delega 106/2016 (art.9, comma1, lettera g) e poi disciplinato appunto dall’art.72 del CTS, volto a sostenere lo svolgimento delle attivita’ di interesse generale di alcune categorie di ETS (Odv, Aps e Fondazioni); fondo che si e’ aggiunto ai preesistenti strumenti finanziari previsti dalla legge 266/91 e dalla legge 383/2000, con una dotazione complessiva pari a 40 milioni di euro. Diversi siti e anche alcuni commentatori hanno riportato la notizia che la legge di bilancio 2022 non contenesse piu’ la disposizione finanziaria di copertura di detto Fondo. Si tratta però di un evidente errore, in quanto le risorse appostate pari a 40 milioni di euro si trovano indicate non nel testo della legge di bilancio, bensì nello stato di previsione del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, allegato alla stessa legge.

Tra l’altro, va annotato che la norma relativa all’art.72 del CTS e’ stata la prima ad essere integralmente applicata, in quanto gia’ nel dicembre del 2017, il Ministero del Lavoro aveva assegnato le risorse ai progetti presentati dagli ETS che avevano concorso al bando delle stesse. Semmai, e pochissimi lo hanno messo in luce, tale Fondo ha subito diversi tagli: nel 2019 di 11 milioni, nel 2020 di 6 milioni e nel 2021 di altri 2 milioni. Per cui la consistenza per l’anno passato, risultava di poco più di 21 milioni.

Merito di questo Governo e’ di aver riportato la copertura al valore della dotazione originaria – 40 milioni- che rappresenta peraltro una misura minima incomprimibile vista la numerosita’ dei progetti presentati negli anni precedenti dagli ETS (che non sempre e’ stato possibile finanziare), ricorrendo poi allo scorrimento della graduatoria nell’anno successivo al bando. Dunque nessuna preoccupazione per gli ETS per l’anno in corso, anche se sarebbe stato necessario accrescere la dotazione del Fondo con le risorse non spese nel 2021, ma strutturalmente attribuite alla Riforma del Terzo settore. Ma cosi’ non e’ stato. Il Parlamento si è limitato a sventare, o meglio a dilazionare di due anni, l’introduzione dell’Iva relativa ai corrispettivi per la vendita di beni o servizi di alcune categorie di ETS. Veramente troppo poco rispetto alla necessita’ di approvare invece alcune norme correttive o integrative al CTS ( presentate nel corso della discussione al Senato da diverse forze politiche), resesi sempre più necessarie per risolvere alcuni problemi applicativi della Riforma e ,peraltro, in parte originate dal confronto tra il Forum e il Ministero del Lavoro.

Ma oltre al ricupero delle risorse non spese nell’anno 2021 – fenomeno ricorrente fin dal 2018 e dovuto alla mancata attuazione di parte delle norme del CTS (social bonus, nuovi regimi fiscali, ecc…) , ci preme evidenziare tre questioni che appaiono del tutto prioritarie e indifferibili.

  1. In primo luogo, l’invio alla Commissione Europea delle norme fiscali soggette ad autorizzazione comunitaria. Il ministro Orlando aveva promesso che entro la fine 2021 ciò sarebbe avvenuto ma cosi non è stato, forse anche per una reiterata prassi dilatoria del MEF. Ad ogni buon conto, tale scelta e’ del tutto indifferibile, sia perche’ questa inadempienza incide sulla possibilita’ che molti ETS – in particolare le Onlus – decidano di iscriversi al RUNTS; sia perche ‘ogni anno una quota pari ad un terzo della dotazione finanziaria della riforma – circa 60 milioni – non va a beneficio degli ETS ma ritorna al bilancio dello Stato.
  2. Poi, c’e’ una questione rimasta fino ad ora non evidenziata. Con il varo del CTS, nel 2017 erano stati appostati 20 milioni di euro – che per la maggior parte vengono ripartiti tra le diverse Regioni – per l’avvio e la manutenzione del RUNTS. Ma gia’ dal 2019, il MEF aveva operato un taglio di 5 milioni su tale dotazione. Ora che il RUNTS e’ stato avviato, ci si sarebbe attesi che le risorse fossero riportate ai 20 milioni originari. Ma così non è. Un incredibile paradosso che potrebbe mettere in discussione la capacità operativa delle Regioni non solo nell’avviare e manutenere il RUNTS, ma anche nell’esercitare le necessarie funzioni di controllo. Un vero e proprio danno alla necessaria trasparenza che il Registro deve assicurare.
  3. In ultimo, poiche’ non si fanno le nozze con i fichi secchi, resta da capire per quale ragione il Ministero del Lavoro non abbia adeguato e rafforzato strutturalmente la propria Direzione del Terzo settore. La riforma ha infatti attribuito al Ministero compiti di implementazione,attuazione e controllo della Riforma particolarmente incisivi e rilevanti ,che richiedono competenze e strumenti del tutto innovativi. Diciamo questo non certo per amore di polemica. Anzi. Se il Ministro Orlando vuole dare piena attuazione alla riforma, (come ha cominciato a fare in questo anno passato) servono nuove forze, anche per evitare di trovarsi costretto a giocare sulla difensiva, come e’ accaduto con la questione dell’IVA. E poi, con all’orizzonte l’Action Plan per l’economia sociale nella UE – associato alla scelta dello stesso Ministro Orlando di assumere per il 2022 la guida del gruppo di Paesi della UE che avevano sottoscritto la Dichiarazione di Lussemburgo -, ciò appare ancor più necessario.
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Luigi Bobba: “Le nuove sfide del Terzo Settore in un mondo che cambia”

Interris.it ha intervistato Luigi Bobba, già sottosegretario al Welfare e presidente di Terzjius

Il ruolo del Terzo Settore è notevolmente cresciuto in Italia, anche durante la difficile fase pandemica. Un universo che conta 375 mila diverse istituzioni tra associazioni, fondazioni e cooperative sociali, con un incremento pari al 25% rispetto allo scorso decennio. Gli italiani che partecipano ad attività associative sono 10,5 milioni, ossia un quinto della popolazione che ha più di 14 anni. L’apporto del Terzo Settore dell’economia è stimato in 80 miliardi di euro ed è pari al 5% del Prodotto interno lordo. Gli addetti sono oltre 900 mila – di cui il 70%sono donne – ai quali si aggiungono circa quattro milioni di volontari. La riforma del 2017, la pandemia ed il conseguente Pnrr hanno fatto sì che questo fondamentale ambito sociale ed economico del nostro paese si trovi di fronte a nuove e molteplici sfide. Rispetto a questo tema Interris.it ha intervistato Luigi Bobba già presidente nazionale delle Acli, parlamentare e sottosegretario al Lavoro. Ora presidente di Terzjus, di Enaip Mozambico e del Comitato Global Inclusion.

leggi l’intervista di Christian Cabello a Luigi Bobba su In Terris del 10 gennaio 2022

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“Verso il servizio civile universale. I passi da compiere”. Digital event, Venerdì 14 gennaio ore 15.00 – 17.00 

Quali sono gli step che mancano per rendere il Servizio Civile davvero “Universale”? Se ne discute con i maggiori rappresentanti di questo mondo, nel prossimo evento on line organizzato da Terzjus e Vita il 14 gennaio alle ore 15.00

Verso il servizio civile universale. I passi da compiere

Digital event, Venerdì 14 gennaio, ore 15.00 – 17.00 

CONDUCE
Riccardo Bonacina, fondatore di Vita

INTRODUZIONE
Antonio Fici, direttore scientifico di Terzjus

RELAZIONI
Francesca Polacchini, Università di Bologna, “LE BASI COSTITUZIONALI DEL SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE”
Barbara Boschetti, Università Cattolica di Milano, “GLI ISTITUTI DELL’AMMINISTRAZIONE CONDIVISA. COPROGRAMMAZIONE E COPROGETTAZIONE NEL SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE”
Mario Renna, Università di Siena, “LA FIGURA DEL VOLONTARIO NEL CTS E NEL DLGS 40/2017”

NE DISCUTONO
Licio Palazzini, presidente Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile
Enrico Borrelli presidente Forum Nazionale Servizio Civile
Giovanni Rende, rappresentante nazionale Operatori Volontari
Ivan Nissoli, Presidente Csvnet – presidente Conferenza Enti Servizio Civile Lombardia
Felice Scalvini, presidente onorario Assifero

CONCLUSIONI
Luigi Bobba, presidente Terzjus

Luigi Bobba“Verso il servizio civile universale. I passi da compiere”. Digital event, Venerdì 14 gennaio ore 15.00 – 17.00 
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Servizio civile universale: bando per oltre 50mila posti

Servizio civile universale. Bando per oltre 50mila posti
Con Acli-Ipsia possibile un’esperienza unica nella missione di Inhassoro

Poco prima di Natale, è stato aperto il bando della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento del servizio civile – per ingaggiare 56.205 operatori volontari Servizio Civile Universale. Il bando resterà aperto fino alle ore 14 del 26 gennaio. È previsto un periodo di servizio in uno dei progetti presentati dagli enti accreditati della durata di 8/12 mesi. L’orario di impiego è di almeno 25 ore settimanali. L’assegno corrisposto al giovane in servizio civile ammonta a 444,30 euro mensili. I giovani interessati possono vedere tutte le modalità per partecipare al bando e conoscere i diversi progetti presentati dagli enti accedendo al sito www. scelgoilserviziocivile.gov.it e utilizzando la piattaforma scegli il progetto”. I giovani saranno impiegati tra la primavera del 2022 e quella del 2023.

Anche per questo bando, le Acli – tramite la Ong Ipsia – hanno avuto assegnati quattro posti per giovani da impiegare nell’ambito del servizio civile all’estero ad Inhassoro in Mozambico – la cittadina posta sull’Oceano Indiano a circa 800 km dalla capitale Maputo – dove per 20 anni hanno operato i missionari vercellesi don Pio Bono e Caterina Fassio e dove le Acli hanno creato la Estrela do mar, un Istituto tecnico industriale dove studiano più di 350 giovani e il Liceo Sant’Eusebio che vede la presenza di circa 400 studenti. Le aree di impiego di questi quattro giovani ad Inhassoro sono due. La prima è collegata direttamente alla Estrela do mar e sotto la guida e la responsabilità del vicedirettore pedagogico Celso Guissemo, i volontari in servizio civile verranno impiegati per un miglior utilizzo dei laboratori (falegnameria, informatica, elettricità, meccanica); per lo sviluppo di attività produttive in modo da migliorare la autosostenibilità della scuola; in percorsi per l’inserimento professionale dei giovani diplomati mediante stage in aziende del territorio. La seconda area è invece collegata alle attività promosse direttamente dalla parrocchia di S. Eusebio, oggi retta da padre Geremia, di conduzione di alcune scuole materne nella città e nel distretto di Inhassoro. Il progetto in questo caso prevede attività di supporto didattico per le 12 maestre impiegate; una ricerca sui bisogni delle famiglie del territorio mediante la somministrazione di questionari; laboratori di attività di animazione per i bambini nel Centro giovanile della Parrocchia.

È da notare che, per il particolare impegno che il servizio civile all’estero comporta, l’indennità è raddoppiata rispetto ai giovani impiegati in Italia, ovvero raggiunge quasi i 900 euro. I costi dei viaggi sono a carico dell’ente promotore, ovvero di Ipsia. È davvero una bella occasione per giovani che vogliono misurarsi con una realtà molto diversa dalla nostra; mettere a disposizione le loro capacità professionali e dare continuità all’impegno che la Diocesi di Vercelli e le Acli hanno profuso per molti anni e che continuano a tenere vivo per sostenere una formazione qualificata dei giovani mozambicani.

Luigi Bobba

leggi l’articolo du Corriere Eusebiano di sabato 8 gennaio 2022 pag. 3

Luigi BobbaServizio civile universale: bando per oltre 50mila posti
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