Luigi Bobba: «La “spazzacorrotti” spazzerà via i volontari…»

«Per evitare che a tanti amministratori dei nostri comuni sia impedito di fare volontariato occorre alzare la voce contro una norma che penalizza le comunità»

Luigi Bobba critica duramente la legge che tanto piace al Movimento Cinque Stelle ma che potrebbe distruggere il terzo settore

leggi l’intervista su Notizia Oggi Vercelli del 15.04.2019

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Luigi Bobba sull’azione del governo italiano per il terzo settore, lavoro e giovani

Delle politiche del Governo mi colpisce l’assenza di un disegno che abbia al centro il destino delle generazioni future. Sull’altare del Reddito di cittadinanza e di Quota 100, sono state sacrificate gran parte delle misure con un orizzonte che non fosse meramente quello del prossimo appuntamento elettorale. Con quota 100 si impegnano più risorse per le persone adulte o anziane, un debito che peserà sul futuro dei giovani che entrano ora nel mercato del lavoro. Poi, per non tradire le attese del bacino elettorale del Sud, i 5 Stelle hanno impegnato più di 7 miliardi nel reddito di cittadinanza. Così sarà difficile generare lavoro, far acquisire ai giovani le competenze oggi richieste dalle aziende.

leggi intervista in «il dialogo» Bimestrale delle ACLI Svizzera, marzo 2019, numero 1 – anno XXIX:
Il Dialogo nr. 1 – 2019 pagina 10
Il Dialogo nr. 1 – 2019 pagina 11

Luigi BobbaLuigi Bobba sull’azione del governo italiano per il terzo settore, lavoro e giovani
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Il volontariato non è la ruota di scorta dello Stato

Luigi Bobba, padre della riforma del terzo settore, spiega i vantaggi del registro del no profit. “Il volontariato non è la ruota di scorta dello Stato. Ma se morissero le associazioni la vita della nostra città sarebbe fortemente impoverita”

Sposato, due figlie, classe 1955, Luigi Bobba è uno dei padri della riforma del terzo settore, nel cui ambito ha speso gran parte dell’attività professionale e politica: vicesegretario dei giovani delle Acli negli anni ‘80, responsabile delle attività dei servizi e del lavoro delle Acli a Roma, nel 1994 vice-presidente nazionale delle Acli e presidente dal ‘98 al 2006. Portavoce del forum del terzo settore nel ‘97-’98, uno dei soci fondatori di Banca Etica e vice-presidente per due mandati, creatore 25 anni fa con la Fiera di Verona di Job&Orienta, occasione che metteva insieme quello che oggi è compreso sotto il cappello dell’alternanza scuola-lavoro e apprendistato formativo, un incontro fra le imprese, la formazione, la scuola e il lavoro. 

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Luigi Bobba: aderisco al manifesto “SIAMO EUROPEI”

Mi convince la proposta formulata dall’ex Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, insieme ad altri, di un Manifesto – SIAMO EUROPEI – come base comune per costituire una lista unica delle forze politiche e civiche europeiste per le prossime elezioni europee” – dichiara l’ex Sottosegretario al Ministero del Lavoro Luigi Bobba.

“L’appuntamento elettorale del prossimo 26 maggio – continua Bobba – sarà decisivo per capire se ci si vuole incamminare verso gli Stati Uniti d’Europa, oppure cancellare giorno per giorno – come stanno facendo le forze sovraniste e populiste – la paziente costruzione di uno spazio comune di libertà, democrazia e benessere”.

“Non sono certo tra coloro che vogliono conservare l’Europa così com’è e che non ne vedono i limiti e i tanti errori di questi anni – conclude Bobba -, ora è tempo di cambiare strada per fare dell’Europa di domani il soggetto politico e istituzionale protagonista di uno sviluppo innovativo, inclusivo e sostenibile. Investire sulla scuola, sul lavoro, sulla ricerca, sull’ambiente e sul welfare è l’unico modo per guardare l’Europa con gli occhi di coloro che oggi hanno 20 anni e per la prima volta  parteciperanno all’elezione del Parlamento europeo.”

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“Ridare un’anima alla politica riformista”. Intervista a Luigi Bobba

leggi l’intervista sul blog di RaiNews

Presidente Bobba, lei è stato un protagonista per molti anni della politica sociale del nostro Paese. Come giudica, dal suo punto di vista, l’atteggiamento del governo verso il sociale?  
Ciò che mi colpisce nelle politiche del Governo, è la mancanza di un disegno che abbia al centro il destino delle generazioni future. Sull’altare del Reddito di cittadinanza e di Quota 100, sono state sacrificate gran parte delle misure con un orizzonte che non fosse meramente quello del prossimo appuntamento elettorale. Cosi’, introducendo quota 100 si impegnano più’ risorse per le persone adulte o anziane; un debito che dovrà’ essere pagato dai giovani che entrano ora nel mercato del lavoro . Poi, per non tradire le attese del ricco bacino elettorale del Sud, i 5 Stelle hanno deciso di impegnare più’ di 7 miliardi nel reddito di cittadinanza. Una scelta che difficilmente potrà generare nuovo lavoro, far acquisire ai giovani le competenze oggi richieste dalle aziende e dare un vigoroso impulso alle politiche attive del lavoro. Probabilmente queste due misure saranno paganti sul piano elettorale anche se ben presto si riveleranno un boomerang per il Paese e in particolare per i giovani. Ci sarebbe invece bisogno di politiche con un respiro almeno di medio periodo quali l’introduzione di un assegno universale per i figli a carico (come accade in Germania), di una politica fiscale che non penalizzi le famiglie specialmente quelle con redditi medio bassi; di affrontare con decisione il tema dei “grandi anziani”, il cui numero nei prossimi 15 anni crescerà esponenzialmente, nonché’ di sconfiggere la trappola della povertà’ con una solida alleanza tra istituzioni e Terzo settore. Tutto questo è pero’ scomparso dai radar delle forze di Governo, ma i problemi di un Paese che ha un crescente indice di dipendenza tra lavoratori attivi e pensionati; che spende malamente una quantità’ tutt’altro che modesta di risorse in servizi socioassistenziali; che è privo di un duraturo sostegno alla natalità e alle responsabilità’ genitoriali, restano tutti davanti a noi. E il conto di queste scelte sbagliate sarà ancora una volta scaricato sulle generazioni future.

 Nella manovra, appena approvata, c’è il reddito di cittadinanza,  e c’è anche la “tassa sulla bontà” (che secondo il Governo sarà tolta in un provvedimento ad hoc).  Cos’è questo? dilettantismo? 
Piu’ che cancellare la povertà’, hanno provato a rendere invisibili i poveri. La “tassa sulla bontà” – ovvero il raddoppio dell’Ires sugli utili delle organizzazioni non profit,- è il frutto di una mancanza di conoscenza del mondo del terzo settore. Le dichiarazioni della viceministra dell’Economia Laura Castelli sono la macroscopica dimostrazione di tale ignoranza. E quindi, pur di non ripensare reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni, si sono cercate risorse un po’ a casaccio andando pero a colpire i più’ deboli: le organizzazioni non profit che si occupano di assistenza ai malati e ai disabili; gli insegnanti di sostegno nella scuola; le famiglie con figli che avranno meno trasferimenti dei single. Quando si fanno promesse mirabolanti agli elettori, si finisce per mettere in campo politiche non solo irragionevoli ma anche controproducenti.

Lei è anche un esperto di politiche attive per il lavoro. Il lavoro infatti è la priorità prima per gli italiani. Il governo vuole venire incontro al dramma della disoccupazione con il reddito di cittadinanza.. Basta? Non c’è il rischio di un clamoroso flop? 
Molti osservatori hanno espresso seri dubbi sulla possibilità di generare nuova occupazione attraverso uno strumento come il reddito di cittadinanza. Al Sud tale strumento di integrazione al reddito , potrebbe incrementare(lo studio viene da un osservatorio indipendente come la CGIA di Mestre) proprio il lavoro irregolare; mi prendo il reddito di cittadinanza e continuo a lavorare in nero. Un cortocircuito che potrebbe generarsi anche con un allargamento a dismisura di stages e tirocini. Per di più risulta poco credibile che i Centri per l’impiego – che peraltro dipendono dalle Regioni – possano gestire una simile massa di dati e di persone e contestualmente svolgere controlli efficaci per evitare che tutto si risolva in un intervento meramente assistenziale. Servirebbe invece dare seguito alle politiche avviate dai governi di centrosinistra, ovvero: attrarre investimenti anche stranieri, sostenere e sviluppare l’alternanza scuola lavoro ( che invece la legge di bilancio riduce e penalizza), promuovere e allargare il sistema duale nella formazione professionale attraverso l’apprendistato formativo; triplicare il numero dei giovani che possono accedere agli ITS che si sono rivelati un efficace percorso formativo per inserirsi realmente al lavoro; abbattere in modo durevole il costo indiretto del lavoro per le imprese, premiando in particolare quelle che assumono giovani con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Tutto questo non c’è nelle priorità’ del governo e gli effetti già si cominciano a vedere: Pil che rallenta e si ferma; occupazione che perde colpi, probabile aumento della pressione fiscale nel 2019; insomma prove generali di “ decrescita infelice”.

Il terzo settore è una grande risorsa del nostro Paese, è quell’Italia che “cuce ” per dirla con il Presidente Mattarella. Come sta procedendo l’attuazione della riforma del terzo settore? 
“E’ l’Italia che ricuce e che da fiducia” ha detto Mattarella nel discorso di fine anno evocando i soggetti del terzo settore. E’ un’ Italia spesso invisibile ma presente nella vita quotidiana delle persone nelle nostre comunità anche quelle più’ marginali. La riforma del Terzo settore – approvata tra il 2015 e il 2017 -aveva l’obiettivo di dare un vestito normativo unitario a tutti questi soggetti. Merito del nuovo Governo è stato quello di portare a conclusione i due decreti correttivi – sull’impresa sociale e sul Codice del terzo settore – già predisposti dal governo Gentiloni. Per il resto tutto è rimasto fermo o quasi. D’altra parte, invece, il vicepremier Di Maio , parlando al Forum del Terzo settore due mesi orsono, aveva dichiarato che la riforma del terzo settore era una buona riforma proprio perché scritta con le organizzazioni non profit e che il governo era impegnato a darne piena applicazione attraverso tutti gli atti amministrativi ancora necessari. Spero che nel 2019 si cancelli la “tassa sulla bontà”,( il Governo lo ha confermato anche nell’incontro del 10 gennaio con il Terzo settore); che si proceda rapidamente all’istituzione del Registro unico degli enti del terzo settore,; che si dia avvio al social bonus e ai Titoli di solidarietà e che si completino i diversi decreti rimasti nel cassetto in questi primi sette mesi di governo.

Parliamo del discorso di fine anno del Presidente Mattarella. Un discorso chiaro che si è posto in maniera alternativa alla “predicazione ” leghista. Ha avuto grande successo mediatico. Insomma il valore della solidarietà è ancora presente nella mente e nel cuore degli italiani? Oppure ha ragione il Censis quando afferma che negli italiani c’è un sovranismo psichico?
Il Censis ha colto un tratto emergente nel sentire del Paese coniando il neologismo di “sovranismo psichico”. Ovvero la percezione della realtà a volte diventa più’ vera e importante di quella effettiva; per esempio : gli italiani credono che gli stranieri in Italia siano il 27% mente in realtà’ sono meno del 9 % . Ecco perchè lo slogan leghista “prima gli italiani” ha fatto cosi’ presa. Ma nel paese ci sono anche molti anticorpi, la società’ civile non e’ morta e ha una sua spinta generativa. Il compito ora è come dare rappresentanza a queste energie per evitare che prevalga il “cattivismo”. D’altra parte la rivolta dei sindaci contro gli effetti perversi del decreto sicurezza o il movimento delle “madamin” per dire Si’ alle infrastrutture e allo sviluppo, indicano che esiste una volontà’ di reazione , insomma una riscossa morale alla deriva sovranista e populista.

Lei è stato Presidente Delle Acli. La Chiesa è un argine contro il sovranismo e il populismo. In questi giorni cade il centenario dell’appello “ai liberi e ai forti” di Don Luigi Sturzo. Non le pare che sia venuto il tempo di un forte protagonismo laicale? Come rianimare il Centrosinista?
Certamente questa riscossa morale può trovare ragioni, valori e motivazioni in quella miriade di opere sociali e culturali che il cattolicesimo popolare ha generato nelle nostre comunità’ come risposta concreta ai bisogni delle persone , specialmente dei più deboli. D’altra parte lo stesso Luigi Sturzo , prima di lanciare l’appello “Ai liberi ai forti”, si era dedicato a costituire mutue, cooperative, forni sociali e a dar vita ad un fecondo municipalismo comunitario. Il Partito Popolare viene dopo. Per cui oggi è il tempo di ricostituire o rinvigorire quel tessuto generativo e tornare a parlare ai tanti cittadini impauriti e disorientati. E’ ai perdenti della globalizzazione che occorre rivolgersi per evitare che siano affascinati dalle parole d’ordine dei sovranisti e dei populisti. Ed è proprio a questi tanti cittadini dimenticati che occorre prestare ascolto con l’obiettivo ancora attuale di costruire una società libera , aperta e inclusiva. Questa è l’anima di una politica riformista , di sinistra ed europeista che coltiva ancora l’ambizione di governare il Paese avendo negli occhi e nella mente le attese e le speranze dei più’ giovani.

Luigi Bobba“Ridare un’anima alla politica riformista”. Intervista a Luigi Bobba
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Destra e Sinistra davanti al sovranismo

“Destra e Sinistra davanti al sovranismo” – Idee e proposte per un PD che sfidi paure, disuguaglianze e solitudini

È questo il titolo di un importante evento organizzato dal Gruppo del Partito Democratico della Camera dei Deputati per il prossimo 13 Luglio a Baveno presso il Grand Hotel Dino. Al centro della discussione, nel cuore dell’Alto Piemonte, il futuro del Partito Democratico come alternativa politica al nuovo spettro che si aggira per l’Europa: il Sovranismo.
Ricco il programma che prende il via alle 15.30 con i saluti del Segretario del PD del VCO Giuseppe Grieco.
Autorevoli gli interventi previsti, che verranno moderati da Luigi Bobba (sottosegretario al Welfare nella XVII legislatura).

Tra gli altri sono previsti i contributi di Antonio Noto (Fondatore di IPR Marketing), Mauro Magatti (Sociologo dell’Università del Sacro Cuore di Milano), Augusto Ferrari (Assessore all’Assistenza in Regione Piemonte), Cristina Bargero (Autrice del libro “il Piemonte oltre la crisi”), Nicoletta Favero (Senatrice della XVII legislatura) e Sergio Chiamparino (Presidente della Regione Piemonte). Dopo il dibattito, al quale sono stati invitati a partecipare i segretari democratici delle province dell’Alto Piemonte, le conclusioni previste per le ore 18.30 saranno affidate all’On. Enrico Borghi (Ufficio di presidenza del Gruppo PD alla Camera) e Graziano Delrio (Capogruppo PD alla Camera dei Deputati).

I posti disponibili per l’evento sono limitati, per chi volesse partecipare è obbligatorio mandare conferma entro e non oltre Martedì 10 Luglio all’indirizzo infoenricoborghi@gmail.com

 

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