Osservatorio CPI: “Quattro punti per una ripresa”

Cosa è emerso dal quarantasettesimo Forum The European House – Ambrosetti che si è concluso ieri a Cernobbio? Impossibile riassumere tutti i temi toccati in tre giorni di intense discussioni cui hanno partecipato politici, imprenditori e accademici italiani. Mi limiterò quindi ad alcune “pillole”.

Prima pillola: la fiducia nelle prospettive di breve periodo della nostra economia resta elevata. Come ha sottolineato lo stesso Draghi, la forte crescita che stiamo sperimentando è un normale rimbalzo dopo la crisi dello scorso anno, ma il rimbalzo è forte: secondo le mie stime, nel primo trimestre del prossimo anno dovremmo aver raggiunto il livello del Pil che avevamo prima del Covid. Il rischio principale nei prossimi mesi è rappresentato da un possibile ritorno alle chiusure. Da qui la necessità di procedere con le vaccinazioni, l’arma principale che abbiamo contro il Covid. Draghi ha parlato di obbligo vaccinale come risorsa finale. Non facciamo polemiche su questo punto. Intanto, come intende fare il governo, procediamo con l’estensione dell’obbligo del Green Pass per accedere ai luoghi relativamente più affollati. Poi si vedrà. Un importante punto emerso nel Forum Ambrosetti riguarda la necessità di procedere con le vaccinazioni in tutto il mondo, se vogliamo stare tranquilli. A livello mondiale il numero dei contagi resta elevato (seicentomila nuovi casi al giorno), non troppo lontano dal picco (di poco superiore agli ottocentomila casi) della scorsa primavera. Se le cose migliorano da noi e nel resto d’Europa, ma non altrove, il rischio che da qualche altra parte del mondo germoglino nuove varianti non è trascurabile. I Paesi avanzati dovrebbero quindi preoccuparsi che sia vaccinata anche la popolazione dei Paesi emergenti e a reddito più basso. Il costo di sussidiare tali vaccinazioni è minuscolo rispetto a quello di un prolungamento della pandemia.

Seconda pillola: il rischio di un persistente aumento dell’inflazione esiste ma, per ora, è considerato dai più sopportabile. Un persistente aumento dell’inflazione sarebbe problematico in sé (a chi piace l’inflazione?) e, soprattutto, per le sue implicazioni in termini di politica monetaria: se le banche centrali, in risposta a uno stabile aumento dell’inflazione, smettessero di comprare titoli di stato e aumentassero i tassi di interesse le conseguenze per paesi come l’Italia, ad alto debito, potrebbero essere serie. L’inflazione è aumentata a partire da gennaio, al di qua e al di là dell’Atlantico, ma, per ora, è l’opinione prevalente che si tratti di un naturale rimbalzo dei prezzi: la domanda torna a livelli normali, dopo la depressione da Covid, i prezzi tornano a livelli normali. Naturalmente questo comporta che si osservi presto un rallentamento dell’inflazione. Dati preliminari sui prezzi di agosto indicano, fortunatamente, una frenata nel Paese che forse è più sensibile al rischio di inflazione: in Germania ad agosto il tasso mensile di inflazione è stato zero (dopo un aumento di quasi un punto percentuale in luglio). Speriamo duri.

Terza pillola: l’opinione prevalente è che il Pnrr rappresenti il primo piano organico di crescita che il nostro Paese ha da tanti anni. Concordo. Alcuni aspetti potranno non piacere, ma nel complesso è un piano valido. I finanziamenti europei ne sostengono l’esecuzione. Non ne garantiscono però l’esecuzione. A questo proposito, la prima incognita è politica. Quanto durerà il governo? Qui i pareri sono discordi, anche se è chiara una cosa: le recenti schermaglie tra i partiti su aspetti specifici (il piano vaccini, gli sbarchi, lo ius soli, eccetera) non sembrano di per sé sufficienti a spaccare l’attuale coalizione: nessuno si prenderebbe la responsabilità. L’unico rischio è legato all’elezione del Presidente della Repubblica che potrebbe diventare l’occasione per puntare a elezioni nella prossima primavera. Qui l’incertezza è massima per cui non mi metto a speculare su cosa accadrà. Il mio auspicio è che il governo continui a lavorare fino alla scadenza naturale della legislatura. Nel complesso sta operando bene ed è necessario che continui a operare per fare in modo che le importanti riforme previste dal Pnrr siano non solo portate avanti, ma mettano radici.

Quarta e ultima pillola: questa riguarda, come avrebbe detto Arthur Conan Doyle per bocca di Holmes, “the dog that didn’t bark”. Con qualche eccezione non si è parlato di debito pubblico. O, meglio, si è parlato di debito solo con riferimento alla necessità di cambiare le regole europee sui conti pubblici, ossia il Patto di Stabilità sospeso nel triennio 2020-22. Il coro è stato unanime da parte dei commentatori italiani sulla necessità di renderlo meno stringente. O quasi unanime, visto che qualcuno (ad esempio Veronica De Romanis) ha ricordato che il vincolo vero è rappresentato non dalle regole europee ma dai mercati finanziari che comprano i nostri titoli di stato. In realtà, finché la Bce, tramite la Banca d’Italia, continua la politica di acquisti di titoli di stato italiani (e non) il problema non si pone. Ma quanto andranno avanti questi acquisti dipende dall’inflazione. Per ora stiamo tranquilli (vedi seconda pillola), ma questi acquisti non dureranno comunque per sempre. Siamo tutti keynesiani, ma, proprio perché siamo keynesiani, una volta assicurata la ripresa anche la politica di bilancio dovrà normalizzarsi, quali che siano le regole europee.

Leggi l’articolo di Carlo Cottarelli su La Stampa del 06 settembre 2021 su Osservatorio CPI

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Formazione professionale, il modello funziona ma a due velocità: Centro e Sud arrancano

La mappa dell’Inapp: gli iscritti sono triplicati, ma le Regioni del Nord sono spedite nell’aggiornare e offrire percorsi di studio legati ai cambiamenti nel mercato del lavoro mentre le altre faticano. Così gli Its sono ancora eccellenze per pochi. Gli sbocchi occupazionali

La formazione professionale? Funziona. Meglio al Nord però, il Sud e il Centro sono indietro. E funziona meglio se si completano tutte le fasi, arrivando a quella che è un po’ “l’università” della formazione professionale, quegli Its, Istituti tecnici superiori che stando al passo con i cambiamenti del mercato del lavoro sfornano professionisti in grado di lavorare subito. Specialisti corteggiati dalle imprese del territorio. E’ ormai qualche decennio che se ne parla, ma gli Its rimangono ancora pochi.
 
La conferma della buona salute della formazione arriva dal Rapporto dell’Inapp, Istituto sulle analisi delle politiche pubbliche, erede dell’Isfol. A tre anni dal completamento del percorso di istruzione e formazione professionale lavora infatti il 69,2% dei diplomati e il 62,2% dei qualificati, con un tasso di coerenza dell’occupazione rispetto al percorso formativo del 76% tra i diplomati e del 72% tra i qualificati. Tradotto, chi li ha frequentati ha un lavoro in linea con quanto ha studiato.
 
A due anni di distanza dal conseguimento della specializzazione con l’istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts) la quota di occupati è del 64%. Il tasso di occupazione a un anno dal diploma per gli Istituti tecnici superiori (Its) sale all’83%, con una coerenza tra percorso formativo e occupazione del 92%. Insomma la formazione professionale sembra funzionare, almeno a detta di Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp. “Appare evidente – ha dichiarato Fadda, presentando il Rapporto – come tali filiere non si trovino a vivere la criticità tipica di altre componenti del sistema educativo nazionale, il cui tradizionale limite è costituito dalla debolezza del legame fra formazione e lavoro. Al contrario, questo legame costituisce la principale chiave del successo di queste tipologie di percorsi. E il mondo imprenditoriale guarda infatti con grande attenzione a questi percorsi che costituiscono un bacino di reclutamento delle professionalità tecniche di livello iniziale e intermedio”.
 
Sempre più ragazzi cercano la strada del professionale, tant’è che il sistema ha visto quasi triplicare la partecipazione degli utenti, tra percorsi realizzati nell’ambito dei centri accreditati e percorsi erogati dagli istituti professionali in regime cosiddetto di ‘sussidiarietà’. Si è passati infatti dai 107mila allievi nell’anno formativo 2009-10 per arrivare, con l’avvento dei percorsi negli istituti professionali, a 348mila del 2014-15, fino ai 288mila iscritti nel 2018-19. Altri numeri, più contenuti, per i percorsi di alta specializzazione. Quelli sui quali in fondo punta il governo.
 
C’è però un’Italia di nuovo spaccata a metà. “L’efficacia nel rispondere alle richieste del mondo del lavoro – sottolnea Fadda – è data in gran parte dalla capacità delle amministrazioni e dei progettisti di formazione di rilevare i fabbisogni di competenze dei territori attraverso analisi mirate che permettano la definizione tempestiva dei profili in uscita dalla filiera lunga, in sintonia con i rapidi mutamenti del mercato nazionale e locale”. Per ogni Regione c’è un percorso diverso. Difficile trovare un comun denominatore “che abbia validità nazionale e sia, al contempo, in grado di intercettare i fabbisogni di 21 diverse realtà, tra Regioni e Province autonome”.
 
“Inoltre il sistema proprio perché in capo alle Regioni – aggiunge Fadda – nasce e si sviluppa in maniera non omogenea sul territorio nazionale, secondo le scelte di politica formativa delle diverse amministrazioni. Nel Nord imprenditoriale, dove esiste una forte domanda di operatori e tecnici da parte delle imprese e una presenza consolidata di centri di formazione professionali, le amministrazioni hanno sostenuto robustamente tali percorsi favorendo la crescita della partecipazione. Lo stesso non è stato fatto al Centro e al Sud, dove si è preferito promuovere i percorsi realizzati dagli istituti professionali in regime di sussidiarietà integrativa. Una disomogenità che appare assai poco in linea con i dettami costituzionali di pari opportunità formative”.
 
La soluzione? “Sia a livello nazionale che a livello regionale appare necessario definire procedure più snelle e soprattutto continuative e non episodiche di aggiornamento dei repertori delle filiere formative”. Anche perché, è bene dirlo, ormai c’è una concorrenza spietata di scuole professionalizzanti private.

Leggi l’articolo di Repubblica del 05 Settembre 2021

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Global Inclusion 2021 – L’orizzonte dell’equità – 15 settembre

Dal 15 settembre il Comitato Global Inclusion – art. 3 e Il Sole 24 ORE in collaborazione con l’Associazione Italiana per la Direzione del Personale, mobilitano l’ecosistema delle imprese, del Terzo settore e dell’università nella terza stagione “Global Inclusion 2021” tesa alla condivisione di pratiche di successo nel diversity management e nell’inclusione in chiave intersezionale.
Le azioni di comunicazione non bastano per superare una cultura alfa iniqua e conformista.
Se dalla crisi si esce tutti insieme promuovere una strategia inclusiva significa rendere la società e le imprese più innovative attraverso un processo che coinvolga non soltanto la grande impresa ma anche la rete delle piccole-medie imprese e delle professioni.
La stagione, prodotta da Newton SpA.,sarà articolata in un kick-off di lancio e un evento di chiusura, workshop verticali, laboratori di intelligenza collettiva, inclusion-thon, iniziative editoriali, un raduno del Terzo settore e una staffetta con la 4weeks4inclusion aperta a 600.000 persone di 160 imprese italiane che aderiranno ai principi dello Statuto della Rinascita Inclusiva di Global Inclusion.
L’11 settembre, nel ventennale dell’evento che rilanciò la narrazione dello scontro di civiltà, sarà pubblicato un bando per laureate e laureati che abbiano scritto tesi di laurea sul tema del diversity management e dell’inclusione.
Iscriviti gratuitamente su www.global-inclusion.org
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Maurizio Del Conte, ex Anpal: “Col piano Gol sul lavoro il Governo rischia un altro spreco di risorse”

Maurizio Del Conte, ex Anpal: “Non bastano più soldi, serve ridisegno complessivo delle politiche attive”

Ci sono i soldi – 4,9 miliardi che arriveranno dall’Europa – e cinque percorsi per ricollocare chi perde il posto di lavoro. Non solo chi è in cassa integrazione, ma  anche chi percepisce l’indennità di disoccupazione o il reddito di cittadinanza, ancora i lavoratori fragili, i precari, i disoccupati che non hanno un sostegno al reddito: la lista dei beneficiari del piano Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) a cui sta lavorando il Governo è corposa. Così come è ambizioso l’obiettivo fissato al 2025: tirare nel mondo del lavoro fino a 3 milioni di beneficiari, la maggior parte – il 75% – costituito da donne, under 30, over 55, disoccupati di lunga durata e persone con disabilità. Ma il rilancio delle politiche attive del lavoro deve tenere conto degli insuccessi più recenti, a iniziare dal reddito di cittadinanza, e dei fallimenti più datati, che hanno a che fare non solo con la dimensione quantitativa (il numero dei centri per l’impiego, prima ancora degli uffici di collocamento), ma anche con quella qualitativa e cioè con l’incapacità di costruire un sistema capace di formare chi perde il posto in modo adeguato, garantendogli così una maggiore chance di ricollocazione.

leggi l’intervista a Maurizio Del Conte* su Huffington Post del 30 agosto 2021

*professore di Diritto del lavoro alla Bocconi

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Le attività diverse e il patrimonio destinato degli enti religiosi civilmente riconosciuti

Le attività diverse e il patrimonio destinato degli enti religiosi civilmente riconosciuti. Note a margine di recenti integrazioni alle norme sul Terzo settore

In sede di conversione del decreto legge semplificazioni-bis e PNRR (n. 77 del 2021) sono state modificate, tra le altre, le norme del Codice del Terzo settore e del decreto sull’Impresa sociale che concedono agli enti religiosi civilmente riconosciuti di accedere al regime del Terzo settore limitatamente ad un ramo della propria attività. Al fine di chiarire alcuni dubbi interpretativi emersi all’indomani dell’entrata in vigore della Riforma, le disposizioni sono state integrate prevedendo esplicitamente: la possibilità di svolgere nell’ambito del ramo anche attività diverse di cui all’art. 6 CTS; l’obbligo di indicare nel regolamento del ramo, o in atto allegato, i beni che compongono il patrimonio a questo destinato; la limitazione della responsabilità per le obbligazioni contratte in relazione alle attività del ramo al solo patrimonio a questo destinato e, al contempo, l’impossibilità per i creditori generali dell’ente religioso di far valere i propri diritti sul patrimonio destinato al ramo.

leggi l’articolo di Alessandro Perego del 31 agosto 2021 su Terzjus.it

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Global Inclusion – Presentazione stagione 2021 – 15 Settembre ore 17.30

Global Inclusion – Presentazione della stagione 2021 – 15 SETTEMBRE 2021 ore
17.30
Streaming Sole 24 Ore – Evento ibrido disponibile in streaming su www.ilsole24ore.com

Anni di interventi di natura spesso più reputazionale che organizzativa non hanno ancora permesso alle imprese e alla società il superamento di un modello di leadership alfa iniquo e conformista. L’equità resta quindi l’orizzonte delle comunità che vogliono navigare le rotte del diversity management e dell’inclusione connettendo identità e generando nuove appartenenze. Nel kick-off il team di Global Inclusion 2021 presenta la stagione di quest’anno articolata in workshop verticali, laboratori di intelligenza collettiva, inclusion-thon, iniziative editoriali, una staffetta con 130 imprese italiane per la mobilitazione di 600.000 persone e un evento finale.
LIS

Evento ibrido disponibile in streaming

Intervengono:

  • Veronica Glovale, Commissione Esecutiva Comitato Global Inclusion – art. 3 
  • Leonardo Cardo, Attivista 
  • Gabriele Segre, Vittorio Dan Segre Foundation 
  • Elena Bonetti, Ministro delle pari opportunità e della famiglia 
  • Luigi Bobba, Presidente Comitato Global Inclusion – art. 3 
  • Karen Nahum, Direttore Generale Area Publishing&Digital Il Sole 24 Ore 
  • Matilde Marandola, Presidente Associazione Italiana per la Direzione del Personale  
  • Andrea Notarnicola Cociani, Direttrice Comitato Global Inclusion – art. 3 
  • Claudia Tondelli, Responsabile Diversity AIDP 
  • Chrystelle Simon, Diversity, Equity & Inclusion Leader Deloitte Central Mediterranean 
  • Gaia Spinella, Head of HR Engagement, Inclusion & People Development TIM  
  • Andrea Manetti, Caffè Paradiso  
  • Maria Fossati, Istituto Italiano di Tecnologia 
  • Mario Zanetti, Direttore Generale Costa Crociere  

Conduce la presentazione della stagione Global Inclusion 2021: Rosalba Reggio, giornalista Il Sole 24 Ore 

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L’intelligenza artificiale decisiva per l’inclusione: ecco perché il sistema Torino deve andare avanti

A colloquio con Don Luca Peyron, catalizzatore della assegnazione dell’istituto I3A al territorio. «Con l’IA ci troviamo di fronte a uno spartiacque culturale, etico e tecnologico: ma nell’ecosistema subalpino possiamo sperimentare meglio che altrove, dall’industria al terzo settore, con un impatto indubbio e positivo per tutto il paese»

leggi l’intervista a Don Luca Peyron su Torino Social Impact del 15 aprile 2021

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La governance degli enti del terzo settore dopo la riforma – SAVE THE DATE – Roma 23 settembre ore 09.00 – 16.30

Il Prof. Giandomenico Mosco ed il Prof, Antonio Fici saranno lieti di avervi presenti al prossimo seminario organizzato da LUISS DREAM e TERZJUS

La governance degli enti del terzo settore dopo la riforma – SAVE THE DATE – Roma 23 settembre ore 09.00 – 16.30 – SALA COLONNE LUISS Guido Carli via Pola, 12

 

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Mauro Magatti: “Vaccini, dobbiamo accettare la complessità per vincerla”

«Fare profitto sulla iniquità dei vaccini: un crimine contro l’umanità?» É questo il titolo shock dell’editoriale con cui il British Medical Journal — una delle riviste scientifiche più accreditate — ha pochi giorni fa criticato lo stato confusionale in cui si trova la politica vaccinale internazionale.

leggi l’articolo di Mauro Magatti su Opinioni de il Corriere della Sera del 20 agosto 2021

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