L’obiettivo di “Riforma in Movimento” è quello di conoscere cosa pensano le organizzazioni sul Registro Unico Nazionale sulle ultime novità legislative. Il presidente di Terzjus Luigi Bobba: «Con il Report 2022 vogliamo dare conto dei passi compiuti e degli ostacoli incontrati nell’attuazione della riforma. E la voce di chi lavora tutti i giorni nelle nostre comunità è fondamentale per calarsi nei processi reali e offrire alle istituzioni sollecitazioni e qualificate proposte»
Radiografia delle 22.220 imprese sociali iscritte al Registro unico
Ad oggi circa il 90% del totale sono cooperative sociali ex l. 381/1991 e il restante 10% sono enti diversi dalle cooperative sociali. Tra le imprese sociali diverse dalle cooperative sociali, vi sono diverse centinaia di cooperative non “sociali”, ma anche diverse centinaia di società a responsabilità limitata (e altre società di capitali), che stanno diventando la seconda forma giuridica più utilizzata di impresa sociali
Lo scorso 21 marzo, in esecuzione di quanto disposto dal d.m. 106/2020 sulla base delle norme del Codice del terzo settore (“Cts”), i dati degli enti iscritti nella sezione “imprese sociali” del Registro delle imprese sono stati “massivamente riversati” nel Runts, nell’apposita sezione di quest’ultimo registro, denominata “imprese sociali”.
leggi l’articolo di Antonio Fici su Vita.it del 28 marzo 2022
Luigi Bobba a Buongiorno inBlu2000 del 01/04/2022
Bobba (Terzjus): “Coltivare e far crescere una cultura del bene comune e della solidarietà”
Il Terzo Settore è un insieme di enti di carattere privato che agiscono in diversi ambiti, dall’assistenza alle persone con disabilità alla tutela dell’ambiente, dai servizi sanitari e socioassistenziali all’animazione culturale. Spesso gestiscono servizi di welfare istituzionalee sono presenti per la tutela del bene comune e la salvaguardia dei diritti negati. Il Terzo settore esiste da decenni ma è stato riconosciuto giuridicamente in Italia solo con la legge delega 106 del 2016. L’attuazione della predetta riforma procede velocemente e, con la recente attivazione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, le organizzazioni non profit si stanno relazionando con nuovi adempimenti, riassetti strutturali, ma soprattutto con sfide e opportunità inedite.
I numeri del Terzo Settore in Italia
Il ruolo del Terzo Settore è notevolmente cresciuto in Italia, anche durante la difficile fase pandemica. Un universo che conta 375 mila diverse istituzioni tra associazioni, fondazioni e cooperative sociali, con un incremento pari al 25% rispetto allo scorso decennio. Gli italiani che partecipano ad attività associative sono 10,5 milioni, ossia un quinto della popolazione che ha più di 14 anni. L’apporto del Terzo Settore dell’economia è stimato in 80 miliardi di euro ed è pari al 5% del Prodotto interno lordo. Gli addetti sono oltre 900 mila – di cui il 70% sono donne – ai quali si aggiungono circa quattro milioni di volontari.
Riforma in Movimento
I numeri e l’azione del Terzo Settore hanno indotto Terzjus – Osservatorio di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale, in collaborazione con Italia non profit, a lanciare l’indagine digitale “Riforma in Movimento – Edizione 2022” alla quale sono chiamati a partecipare tutti gli enti non profit italiani con l’obiettivo di portare la voce e l’esperienza di chi la Riforma la vive in prima persona, all’attenzione dell’opinione pubblica e dei rappresentanti di reti e istituzioni nazionali ed europee. I risultati di questa survey confluiranno in un apposito capitolo del Terzjus Report 2022 in uscita nel mese di luglio. Interris.it in merito a questi temi ed al ruolo del volontariato in questo frangente storico particolarmente difficile, ha intervistato Luigi Bobba già presidente nazionale delle Acli, parlamentare e sottosegretario al Lavoro. Ora presidente di Terzjus, di Enaip Mozambico e del Comitato Global Inclusion.
L’intervista
Qual è stato e qual è il ruolo del volontariato in questo frangente storico nel quale si stanno susseguendo la pandemia e l’emergenza profughi dall’Ucraina?
“Le organizzazioni associative volontarie, quando c’è da rimboccarsi le maniche, sono pronte ad agire, anche interpretando un sentimento positivo presente più in generale nella popolazione – ma fornendo allo stesso una forma strutturata e organizzata. Dalla raccolta di beni e di denaro, all’invio di questi aiuti e adesso sicuramente nell’accoglienza delle persone che arriveranno e sono già arrivate in Italia dall’Ucraina (sono più di 75.000). Se non ci fosse questa rete avremo problemi molto più grandi, sia nelle nostre comunità che nella capacità di sostenere le persone coinvolte in questi eventi drammatici come sono la guerra e l’invasione russa dell’Ucraina”.
“Lo può favorire per tre ragioni. La prima perché, ad esempio, l’incentivo alle donazioni in denaro; il 35% per le Organizzazioni di Volontariato e il 30% per tutte le altre realtà associative possono essere una spinta a corroborare la propensione al dono. La stessa cosa vale anche sul versante delle donazioni dei beni in natura; recentemente una circolare ha regolamentato in modo molto più semplice la donazione di beni – in particolare da parte delle aziende – che non hanno più un rilievo fiscale come accadeva prima, non solo per farmaci o prodotti alimentari ma anche per tutte le altre tipologie di beni. In terzo luogo, perché c’è una nuova consapevolezza che, se non si creano reti di solidarietà, in un mondo sempre più incerto, precario ed esposto a continue emergenze, il rischio che le disuguaglianze crescano e che i più fragili vengano esclusi e tagliati fuori da una vita dignitosa è molto evidente”.
Che obiettivi si pone l’indagine denominata Riforma in Movimento di Terzjus?
“Si pone essenzialmente tre obiettivi. Il primo è quello di fare lo stato dell’arte sulla riforma dal punto di vista degli Enti del Terzo Settore cioè delle reti associative volontarie e cooperative; il secondo è di realizzare un check più specifico sul processo che è stato avviato in questi mesi con l’avvio del Registro unico sia per coloro che sono in transizione perché già iscritti ai vecchi registri regionali sia per coloro che hanno fatto accesso ex novo .In terzo luogo, di verificare se i provvedimento che il Ministero del Lavoro ha emanato lo scorso anno, dal 5×1000 ai nuovi schemi di bilancio, dalla regolamentazione della donazione di beni in natura ai rapporti tra ETS e pubblica amministrazione. In particolare, vorremmo sapere se tali provvedimenti sono conosciuti, quale ne è la percezione e se sono stati utilizzati”.
Quali auspici si pone per il futuro del mondo del volontariato?
“Fondamentalmente due auspici, il primo è quello che il Ministero provveda sollecitamente a risolvere la parte fiscale, ossia far approvare il pacchetto di emendamenti che non è passato in legge di bilancio e, contestualmente che lo stesso Ministero invii subito la notifica alla Commissione Europea di quelle norme che richiedono un’autorizzazione comunitaria. Il secondo è che le Organizzazioni abbiano come priorità la necessità di coltivare e far crescere una cultura del bene comune e della solidarietà senza la quale – in un mondo sempre più esposto a crisi ed emergenze – la qualità del vivere di tutti e specialmente dei più deboli, peggiorerà rapidamente. Questo è un investimento da fare sulle generazioni più giovani, a cominciare dal Servizio civile universale, che non a caso è stato riformato nell’ambito della più generale riforma del Terzo Settore. Quindi, da un lato bisogna risolvere i problemi di natura fiscale e questo è responsabilità delle istituzioni; dall’altro gli enti debbono operare un investimento in materia di cultura, formazione e di promozione di esperienze concrete di solidarietà, in particolare tra le giovani generazioni”.
Leggi l’intervista di Interris.it del 3 aprile 2022
Sfide e opportunità per gli ETS di fronte al Social Economy Action Plan: webinar 11 aprile ore 17
Webinar, lunedì 11 aprile 2022, ore 17-19
Promotori: Avvenire e Terzjus
Rimettersi in gioco. Sfide e opportunità per gli ETS di fronte al Social Economy Action Plan
Con il Social Economy Action Plan si può aprire una nuova stagione per il mondo del Terzo Settore e non solo. È però necessaria una approfondita riflessione per cogliere le implicazioni complessive e le possibilità che la prospettiva europea offre a tutti i soggetti che rientrano nell’area dell’Economia Sociale.
Per questo un momento di studio e di approfondimento può aiutare a sintonizzare le diverse dimensioni – scientifica, giuridica, politica e operativa – al fine di far si che dalla consapevolezza delle specificità e dalle scelte condivise da parte dei soggetti interessati possa scaturire una stagione di reale sviluppo di un nuovo modello sociale ed economico.
Programma
“Se non ora, quando?” – Introduzione di Luigi BOBBA, presidente di Terzjus
Conduce e modera: Marco GIRARDO, caporedattore dell’inserto Economia civile di «Avvenire»
“Uno scacchiere complesso, in Europa e in Italia”
– Gianluca SALVATORI, segretario generale di Euricse
– Patrizia TOIA, vicepresidente dell’Intergruppo dell’Economia sociale del Parlamento europeo
“Nuove sfide e nuovi paradigmi”
– per la scienza economica: Carlo BORZAGA, Università di Trento
– per la dimensione giuridica: Antonio FICI, Università di Tor Vergata
– per i soggetti dell’economia sociale: Beppe GUERINI, membro del CESE
– per le organizzazioni di rappresentanza: Luca JAHIER, già presidente del CESE
– per l’operatività degli enti: Luigi MARTIGNETTI, direttore di Reves network
“Per giocare una partita al rialzo” – Conclusioni di Felice SCLAVINI, Cda di Terzjus
Live sul canale YouTube di «Avvenire» e di Terzjus
RIM “Riforma in Movimento” edizione 2022: partecipa anche tu all’indagine
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La Consulta: «Il Terzo settore finanzia la spesa pubblica»
In una recente sentenza la Corte Costituzionale presieduta da Giuliano Amato ha precisato che « l’attività del Terzo settore “alimenta” – con la sua stessa attività, svolta senza fine di lucro – il finanziamento della spesa pubblica, non ricorrendo al classico modello del “prelievo tributario” ma convogliando risorse private verso attività di “interesse generale”: diversamente, dovrebbe essere lo Stato a raccogliere quelle stesse risorse mediante l’imposizione fiscale ed a redistribuirle, con margini di inefficienza ed inefficacia probabilmente maggiori»
La Corte costituzionale è tornata a pronunciarsi sul Codice del Terzo settore. Lo ha fatto, con la sentenza n. 72/2022, a partire da una questione di costituzionalità sulla limitazione alle sole ODV del contributo per l’acquisto di ambulanze, automezzi sanitari ed altri beni strumentali, art. 76 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117. La risposta della Corte è di ritenere conforme a Costituzione la previsione di misure di sostegno ad hoc per le sole organizzazioni di volontariato come quelle in discussione, poiché le ODV operano avvalendosi prevalentemente di volontari associati, a fronte – di norma – del solo rimborso delle spese effettivamente sostenute e documentate e con la limitazione alla possibilità di ricorrere a lavoratori. Il giudice, tuttavia, invita il legislatore a considerare anche altri ETS che potrebbero trovarsi nelle medesime condizioni delle ODV, come le APS. (continua)
So.M.S. Cigliano: raccolti 1200 euro per l’Ucraina
Don Giuseppe Masiero riposa tra le braccia del Padre
Le foto che vengono pubblicate quando se ne va un amico ci sembrano sempre inadeguate: troppo serie, spesso buie, senza sorrisi perché con la morte c’è poco da scherzare.
Da quando Bepi, all’anagrafe Giuseppe Masiero e per 47 anni “don”, ci ha lasciato, la scorsa settimana, ho trovato in rete solo sue foto sorridenti oppure foto come questa, che di lui dicono molto.
Ti guardava negli occhi don Bepi. Serenamente. Qualunque cosa gli stessi dicendo e qualunque cosa lui dovesse dire a te. Talvolta i confronti non erano, per così dire, morbidi. Ma quello sguardo diretto manteneva fermo, stabile, il collegamento e la relazione. Non era cosa da poco in anni in cui le Acli affrontavano grandi sfide, guidate da anime diverse che non sempre (legittimamente) avevano le stesse visioni, nel clima di cambiamento del XXI secolo che inevitabilmente chiamava in causa l’associazione.
Bepi arrivò in sede nazionale da Padova con quello sguardo e, con quello stesso sguardo, anche se forse non con lo stesso animo, la lasciò tre anni più tardi.
A via Marcora si era presentato con uno zaino snello: l’esperienza di parroco a Sant’Agostino di Albignasego e la sua passione per il mondo del lavoro, con alle spalle un incarico di delegato vescovile per l’apposita pastorale ma soprattutto un impegno concreto nel Movimento Primo Lavoro delle Acli padovane, prima esperienza a partire in Italia sul progetto lanciato da Gioventù Aclista negli anni ’80.
La nomina della Cei, concordata con il presidente Gigi Bobba, che non a caso del Mopl era il papà, segnò un punto di cambiamento profondo marcando un passaggio storico nell’accompagnamento spirituale dell’associazione.
Don Bepi fu un sacerdote esigente nei suoi anni alle Acli nazionali. Partecipava attivamente a tutti i momenti associativi ed alle riunioni degli organi, senza mai mancare di offrire il suo contributo e la sua riflessione.
Non furono tutte rose e fiori. Bepi faceva fatica a comprendere che le Acli venivano da anni di presenza molto differente, quella di Pio Parisi, che serviva un percorso graduale che coinvolgesse non solo la sede nazionale ma tutta l’organizzazione. Qualche incomprensione fu anche determinata da una dimensione associativa che era diversa da quella dell’Azione Cattolica e dal ruolo di accompagnatore diverso da quello di parroco. Le reciproche mancanze non pregiudicarono mai un rapporto fecondo e stimolante, a tratti di grande intensità come nei percorsi di riflessione legati alle immagini di icone a cui don Giuseppe era particolarmente legato e che divennero una costante nei suoi anni aclisti.
Ricordo al congresso di Torino del 2004 una estenuante discussione su quale fosse il posto giusto per l’icona di Gesù al pozzo con la samaritana. Dopo due mesi di preparativi sugli allestimenti, Bepi era arrivato la mattina del congresso con il gran quadro e lo aveva piazzato su un cavalletto proprio al centro del palco, davanti al tavolo della presidenza del congresso. Con una trattativa sul centimetro arrivammo a reciproca soddisfazione.
Ricordo anche il giorno dell’inaugurazione della nuova cappellina all’interno della sede nazionale, voluta proprio da don Bepi, con il pozzo della Samaritana davanti che aveva fortemente voluto e che ormai era divenuto un simbolo del suo servizio. Forse lo abbracciai quel giorno, sicuramente gli dissi, come gli dicevo sempre, che era più cocciuto di un mulo ma, stavolta, anche che quella caratteristica era fondamentale per il “prete delle Acli”.
A Bepi ed a quel pozzo, che immagino ci sia ancora, mi è venuto da pensare quando Papa Francesco, qualche anno fa, commentando proprio quel passo del Vangelo di Giovanni, ha ricordato che siamo chiamati a non giudicare, ma anche a non tacere, a dire quello che si pensa con umiltà ma anche con chiarezza. In uno dei nostri primi incontri, naturalmente fissandomi, mi aveva detto con quel suo accento veneto: “Dai, dimmi che pensi!”.
Era proprio la cifra di don Giuseppe, quella luce nei suoi occhi fissi sui tuoi, quel sorriso sornione e incancellabile della foto, quella capacità di non vedere mai ostacoli davanti ai suoi obiettivi. Forse proprio quest’ultimo punto, insieme ad una visione non nitida delle dinamiche interne, portò ad un periodo di incomprensioni più dense ed alla fine del suo incarico alle Acli per tornare al mondo, già praticato, dell’Azione Cattolica.
E’, in omaggio a Bepi, anche la cifra di questo ricordo, in cui non si poteva, accanto ai chiari, tacere gli scuri: sono sicuro che non me lo avrebbe perdonato. Soprattutto ora che è davvero al Pozzo e può bere l’agognata acqua della Salvezza.
Maurizio Dreazzadore
Attività di interesse generale nel volontariato fuori campo Iva
Fiscalità degli enti del Terzo settore e destino delle ONLUS. Questi i temi affrontati durante il talk di ieri organizzato da Fondazione Italia sociale e Terzjus e che, dopo l’operatività del Registro unico nazionale del Terzo settore (RUNTS), destano sempre più attenzione da parte degli operatori. Molte le questioni a cui si è cercato di fornire una risposta puntuale grazie al contributo di Patrizia Claps direttore centrale dell’Agenzia delle Entrate persone fisiche, lavoratori autonomi ed enti non commerciali e Gabriele Sepio coordinatore del modulo 24 terzo settore. (continua)
Leggi l’articolo di Ilaria Ioannone su Il Sole 24 Ore “Norme & Tributi” del 3 Marzo 2022 e ripubblicato da Gabriele Sepio