Superbonus, un’occasione per gli enti di Terzo settore a patto che…

Per evitare che l’art.119 si riveli un’occasione mancata sarà necessario che il tempo di validità sia prolungato di almeno due anni (31.12.2023) e che gli Ets possano goderne anche per gli immobili ad uso collettivo e per gli immobili in uso a titolo diverso da quello di proprietà

leggi l’articolo su Vita.it del 11 luglio 2020

 

Luigi BobbaSuperbonus, un’occasione per gli enti di Terzo settore a patto che…
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Nasce “Terzjus” Un osservatorio sul Terzo settore

Sviluppare e promuovere cultura e ricerca su Terzo settore, filantropia e impresa sociale. Con particolare attenzione alla nuova legislazione e al suo impatto, sia teorico che pratico, per la vita degli enti, delle loro reti associative, nonché dei soggetti coinvolti nella riforma del Terzo settore. 

È la “mission” di Terzjus, l’Osservatorio giuridico promosso da Luigi Bobba, già sottosegretario al ministero del lavoro ed ex presidente nazionale delle Acli, che si propone di essere un luogo aperto – open source – per monitorare lo sviluppo della legislazione e alimentare, attraverso commenti, riflessioni ed esperienze, una efficace e corretta applicazione della riforma. 

Uno strumento quindi scientifico, specializzato nel campo giuridico legislativo ma aperto agli apporti delle altre discipline (è stato presentato giovedì 25 giugno in un digital event in diretta sulla piattaforma Zoom) che ha visto tra i suoi soci fondatori Airc, Auser, Fondazione Italia Sociale, Rete Misericordie e solidarietà, Open/Italia non profit, Anpas, Consorzio Sistema Integrato Welfare Ambito Br 3, Forum Nazionale del Terzo settore, Acli, Assifero e Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. 

L’iniziativa si colloca in una fase storica decisiva per i soggetti che operano nel Terzo settore e che si stanno adeguando alle normative previste dalla riforma di cui proprio Bobba è stato il “padre”. 

Corriere Eusebiano del 27 giugno 2020 pagina 5

Luigi BobbaNasce “Terzjus” Un osservatorio sul Terzo settore
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Imprese sociali: la (buona) riforma Patuanelli prende una cantonata

Il ministro ha firmato il decreto correttivo della norma del 2015. Fra le tante buone novità, un neo: l’invasione di campo delle imprese culturali e creative anche con finalità lucrative. Una scelta del tutto disallineata con le norme introdotte con la riforma del Terzo settore e in particolare con il dlgs 112/2017

leggi il mio articolo con Nicolò Melli su Vita del 9 luglio 2020

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Servizio civile, il distanziamento sociale della maggioranza giallorossa

Con il ritiro dell’emendamento Bonomo al decreto Rilancio, la maggioranza che sostiene il Conte bis di fatto archivia l’idea di un servizio civile davvero universale, malgrado impegni e promesse mai rispettate. A partire da quelle del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e del ministro per le Politiche Giovanili Vincenzo Spadafora

leggi l’articolo di Stefano Arduini su Vita del 08 luglio 2020

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Terzo Settore, la sua riforma appare come “Una rivoluzione incompiuta”

Parla Luigi Bobba, fondatore di “Terzjus”, l’Osservatorio di diritto del Non-profit. La riforma voluta da Matteo Renzi nel 2014  è ancora largamente inapplicata

MILANO – Luigi Bobba, ex sottosegretario al Welfare, ex presidente ACLI e anima della riforma del Terzo Settore, non si è fermato e ha fondato Terzjus, Osservatorio di diritto del non-profit italiano. Una proposta inedita nel panorama del sociale, che nasce da una riflessione: la riforma voluta da Renzi nel 2017 non voleva solo riordinare la normativa sul Terzo Settore, voleva anche aiutarlo a crescere. Ci è riuscita? In gran parte, non ancora.  Sono completate la riforma dei centri di servizio per il volontariato e quella degli statuti associativi, è realtà la Fondazione Italia sociale. Siamo invece indietro per il registro unico nazionale del terzo settore, il portale del Social bonus, i titoli di solidarietà, il servizio civile universale.

leggi l’articolo su Repubblica del 07 luglio 2020

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Luigi Bobba: “Completare e attuare la Riforma del Terzo Settore”

Anche se sono trascorsi più di quattro anni dalla approvazione della legge delega, non risulta ancora possibile trarre un bilancio dell’efficacia della Riforma, Luigi Bobba in questo articolo esamina i passaggi fondamentali dell’impianto normativo

L’ispirazione della Riforma

Sono trascorsi ormai quattro anni dall’approvazione da parte del Parlamento della legge 106/2016 “Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile”. Alla legge delega sono seguiti poi – entro i primi giorni di agosto 2017 – cinque diversi decreti legislativi e nell’anno successivo due decreti correttivi degli stessi nonché numerosi atti di natura amministrativa aventi forma di decreti ministeriali. Questo complesso itinerario ci consente ora di rispondere con maggiore chiarezza alla domanda: perché la riforma? 

leggi il mio articolo su italianonprofit.it

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Completare e attuare la Riforma del Terzo Settore

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Luigi Bobba sul Corriere della Sera: “Il Terzo settore diventi primo”

Quando nel maggio 2018 ho concluso il mio incarico di Sottosegretario al Ministero del Lavoro, mi sono chiesto cosa potesse essere utile fare per dare sostegno e continuità alla riforma del Terzo settore a cui avevo lavorato tra il 2014 e il 2018 e con cui era stato introdotto per la prima volta nell’ordinamento della nostra Repubblica un “diritto comune” del Terzo settore. Un vestito giuridico appropriato e distintivo a quel vasto universo di soggetti che il nuovo Codice del Terzo settore qualifica con l’acronimo ETS: Enti del Terzo Settore.

Mi rendevo conto che il viaggio era ancora lungo e pieno di insidie. Mancavano ancora molte tappe alla meta. Mancavano innanzitutto molti atti amministrativi per dare applicazione alle disposizioni normative contenute nei diversi decreti legislativi. Mancava la sedimentazione nel “diritto vivente” dell’originale apporto che il “terzo pilastro” può fornire allo sviluppo di una società più equa e inclusiva. Mancava infine la verifica dell’impatto che la riforma avrebbe generato sugli ETS. Da qui l’idea di Terzjus. Il nome sintetizza la missione e il compito di questa associazione: promuovere attraverso attività di studio e ricerca la comprensione ed un’efficace applicazione del nuovo “diritto comune “ del terzo settore. Come farlo? Attraverso un Osservatorio giuridico  in grado di mettere a fuoco l’intero campo del Terzo settore con  un’attenzione aggiuntiva alla filantropia e all’impresa sociale. Un Osservatorio come strumento di informazione, riflessione critica e approfondimento scientifico del diritto del terzo settore. Con quali arnesi intraprendere il compito​? Attraverso un sito/piattaforma aperto, accessibile e continuamente aggiornato; in grado di raggiungere un pubblico ampio anche non specialistico ma altresì di diventare un punto di riferimento per i quadri del Terzo settore, i professionisti, gli studiosi e coloro che hanno ruoli di responsabilità nella Pubblica Amministrazione. Un laboratorio  per accompagnare l’interpretazione della normativa e per elaborare prospettive evolutive della stessa. E poi un Rapporto – Terzjus Report Italia 2020 – per fornire non una fotografia statica ma una sequenza di ciò che sta accadendo nel campo del diritto comune del Terzo settore. Un Rapporto, che a cadenza biennale, si sdoppierà per diventare “Terzjus Report Europa”: un’occasione di confronto con la legislazione a livello comunitario e internazionale. E ancora molto altro che i lettori di Buone Notizie potranno trovare sul sito www.terzjus.it. Per affrontare un compito comune:elaborare e connettere pensieri, esperienze e proposte affinché il Terzo settore non sia più terzo, ma primo.

il mio articolo sull’inserto Buone Notizie del Corriere della Sera del 30 giugno 2020

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“Un nuovo Erasmus” di Luigi Bobba su «Mondoperaio»

Nel dibattito pubblico di questi mesi sono emerse due linee circa il futuro del servizio civile. Da un lato c’è chi vorrebbe una nuova “leva civile”, ovvero un servizio civile obbligatorio; dall’altro coloro che invece puntano sulla effettiva “universalità “ del servizio civile come scelta volontaria.

Chi sostiene l’introduzione dell’obbligatorietà fa leva sulla necessità di irrobustire l’appartenenza alla propria comunità nazionale non solo attraverso il rispetto dei diritti fondamentali dei singoli, ma anche con un esplicito richiamo ai connessi doveri, senza i quali nessuna comunità è in grado di durare nel tempo. In un momento dove appare oltremodo necessaria una maggiore coesione sociale tale evocazione risuona in modo positivo alle nostre orecchie. Per cui la convinzione che il servizio civile possa essere una via per ristabilire un patto tra i cittadini e lo Stato – e uno strumento per dare solidità ai legami comunitari – è non solo condivisibile ma da innestare nella cultura di un paese che appare sfibrato e lacerato. 

leggi il resto dell’articolo pubblicato su Mondoperaio di giugno 2020

 

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