Bobba, Global Inclusion: “Le imprese vogliono creare valore, non solo profitto”

“L’istanza principale è il riferimento all’articolo 3 della Carta Costituzionale, dove si chiede alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli che impediscono piena uguaglianza e effettiva partecipazione. È quello che vogliamo fare anche noi, a partire dalle imprese e dal lavoro – ha detto Luigi Bobba, Presidente del Comitato Global Inclusion Art. 3, ad Affaritaliani.it. “L’obiettivo è che questa manifestazione diventi una possibilità per allargare nella cultura di impresa quella che oggi sembra diventare una prospettiva di futuro: per le imprese non basta più solo fare profitti, bisogna creare valore. Per creare valore bisogna mettere insieme sostenibilità ambientale, sociale e economica. Solo le imprese che tengono insieme queste tre dimensioni diventano imprese di successo”.

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Bologna, Fico Eataly, 11 settembre 2019

Luigi BobbaBobba, Global Inclusion: “Le imprese vogliono creare valore, non solo profitto”
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GLOBAL INCLUSION. GENERAZIONI SENZA FRONTIERE (Bologna, 11 settembre 2019)

Propongo tre brevi riflessioni per esplicitare il significato e gli obiettivi dell’evento dell’11 settembre a Bologna “Global Inclusion. Generazioni senza frontiere

Milton Friedman, il principale esponente della scuola di Chicago, premio Nobel per l’economia, era solito ripetere che l’unica responsabilità sociale delle imprese era fare utili per accrescere i dividendi per gli azionisti. Questa dottrina è stata di recente sconfessata da un documento presentato nella recente sessione della Roundtable che riunisce 180 Ceo delle più importanti imprese americane. In quel consesso è stata impressa una “svolta etica” alla cultura d’impresa. Non basta più semplicemente generare profitti, occorre creare valore, ovvero tenere insieme sostenibilità economica, sociale e ambientale nella gestione delle imprese.

Ebbene, Global Inclusion è stato pensato prima della sessione della Roundtable, ma il cuore del messaggio coincide proprio con quanto là si è sostenuto: le imprese di successo sono anche quelle più inclusive, ovvero quelle che perseguono tutti e tre i fattori della sostenibilità.

C’è un secondo elemento di originalità nella manifestazione dell’11 settembre: il riferimento all’art. 3 della Costituzione. Ci si potrebbe domandare: ma cosa centrano le imprese e la cultura d’impresa con l’art. 3 della Carta costituzionale? Osservo che i padri e le madri costituenti non si limitarono ad un’affermazione solenne della pari dignità di ogni cittadino di fronte alla legge senza alcun tipo di discriminazione, ma nella seconda parte affermarono che è compito della Repubblica rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono una piena eguaglianza e l’effettiva partecipazione dei lavoratori…; È compito della Repubblica, non dello Stato, dell’Amministrazione pubblica, ma di tutte le componenti che costituiscono la nostra Repubblica: le istituzioni, le imprese, il terzo settore, i cittadini, i lavoratori. Ecco la Repubblica siamo noi, potremmo dire parafrasando Francesco Degregori. Global Inclusion si propone sia di riconoscere a ogni persona la propria dignità sia di contribuire a rimuovere tutto ciò che produce esclusione e diseguaglianze.

Infine, come si può evincere dal programma, protagonisti di Global Inclusion saranno anche una trentina di Enti del terzo settore. Questo, per la mia storia personale e i ruoli  pubblici che ho ricoperto, rappresenta un fattore fondamentale di novità. Credo che la contaminazione tra profit e non profit possa costituire una condizione basilare per generare innovazione sociale, cioè cultura, comportamenti e pratiche perché l’inclusione non resti un astratto principio ma linea guida nella gestione delle imprese. Il grande studioso Ralf Darendhorf affermava che la democrazia e l’economia di mercato non bastano.  La libertà ha bisogno di un terzo pilastro per essere salvaguardata: la società civile. La caratteristica essenziale della società aperta è che le nostre vite si svolgono in “associazioni”, ovvero in spazi di azione che né lo stato né il mercato possono assicurare. E allora l’alleanza tra profit e non profit può essere generativa di una comunità più solidale e dello sviluppo di un’economia civile.

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Delega sul Terzo settore a Bobba? Il non profit vota sì

Nelle ore in cui Conte e i vertici di 5 Stelle, Pd e Leu stanno definendo la squadra dei sottosegretari e viceministri che dovranno affiancare i 21 ministri che hanno votato ieri, i vertici di tre grandi organizzazioni (Misericordie, Anpas e Acli) si augurano il ritorno del “padre” della riforma del Terzo settore: «Sarebbe una garanzia per portare a termine un iter che negli ultimi 14 mesi è finito su un binario morto»

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Una nuova prospettiva sulla Global Inclusion con gli ospiti della plenaria l’11/09 a Bologna

Uno spazio di responsabilità sociale per imprese, associazioni non profit, istituzioni, scuole e università che scelgono una strategia integrata di comunicazione interna, esterna ed employer branding sull’inclusione. Etica e crescita economica si fondono in un progetto aperto al futuro.

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Servizio civile, rivoluzione Spid: a settembre il bando per 40 mila posti

Candidature possibili solo on line tramite identità digitale Spid, un motore di ricerca presenterà tutti i progetti fra cui scegliere. Scadenza a ottobre inoltrato. L’annuncio della direttrice dell’Ufficio per il servizio civile universarle, Titti Postiglione: “Scelta la strada della digitalizzazione”

leggi l’articolo di di Francesco Spagnolo sul Redattore Sociale

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Di Maio apri gli occhi: il Terzo settore è un volano per la crescita di questo Paese

Il vicepremier sulla scia del caso Bibbiano torna ad attaccare cooperative ed onlus. Nel frattempo taglia i fondi alle ong e mortifica l’impegni no slot. Nella sua visione sembra non esserci spazio per la società civile organizzata e l’impresa sociale. Purtroppo (per lui) e per fortuna di chi guarda all’interesse generale quello dell’economia civile è un mondo in crescita e genera sempre più valore sociale ed economico. Sarebbe ora che il ministro del Welfare se ne accorgesse

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Bobba: Spadafora, “non si possono imbrogliare le carte”

Comunicato stampa

Bobba: Spadafora, “non si possono imbrogliare le carte”
Dichiarazione di Luigi Bobba sul ddl del Governo sul rifinanziamento del Servizio civile

“Sono felice che il Governo abbia emanato un ddl per rifinanziare il Servizio civile, ma il Sottosegretario Vincenzo Spadafora non può imbrogliare le carte”.

Così l’ex Sottosegretario Luigi Bobba con delega al Servizio civile nei governi Renzi e Gentiloni in merito alle dichiarazioni di Spadafora circa il ddl emanato ieri dal Consiglio dei ministri con il quale si rifinanzia il Servizio civile universale per 70 milioni.

“Mi complimento con Spadafora ma affermare che, grazie a questo provvedimento – se andrà in porto -, partiranno “53.000 giovani invece dei 27.000 che sarebbero partiti con i fondi previsti dal Governo PD”, è un vero e proprio imbroglio.”

“Spadafora – continua Bobba – avrebbe dovuto almeno apprezzare che, con gli stanziamenti del  Governo Gentiloni nel 2018, ha potuto far partire più di 53.000 giovani. E se il Governo gialloverde non avesse tagliato i fondi Fami destinati ai giovani titolari di protezione internazionale e una quota di fondi di Garanzia giovani non spesi dalle Regioni del Sud, avremmo oggi un totale di più di 58.000 giovani in servizio”.

“Ma la cosa più sorprendente . conclude Bobba – è che i 70 milioni destinati ad incrementare la dotazione del Servizio civile vengono sottratti al Fondo della Presidenza per le aree degradate relativo al 2019 (noto come fondo periferie).”

“Insomma, per finanziare il Servizio civile si depotenzia il contrasto al disagio delle periferie urbane. Meglio sarebbe stato utilizzare invece le risorse non spese della riforma del Terzo settore che, per via dei notevoli ritardi accumulati nell’ultimo anno nella attuazione della stessa, produrranno un risparmio di quasi 50 milioni.”

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Durigon, se ci sei batti un colpo

Da mesi i dossier legati alla normativa sul Terzo settore sono scomparsi dal raggio d’azione del Governo e del sottosegretario con delega al comparto. Due esempi su tutti: il fascicolo fiscale da inviare a Bruxelles per dare sostanza alla riforma del Terzo settore e il Dpcm sul nuovo 5 per mille (in attesa di capire se e come sarà rimpolpato il fondo nazionale ormai troppo esiguo per sostenere le indicazioni dei contribuenti). Che fine hanno fatto questi due provvedimenti? Sono in agenda? Ci sta lavorando qualcuno? Caro sottosegretario attendiamo delle risposte

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Luigi BobbaDurigon, se ci sei batti un colpo
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