Fondazioni: calano i proventi, crescono le erogazioni

Il Consiglio di Acri ha approvato il ventiquattresimo Rapporto Annuale. Grazie agli accantonamenti degli anni precedenti, le Fondazioni continuano a essere al fianco dei territori, puntando su innovazione e lotta alla povertà. La quota complessiva per il welfare tocca i 411 milioni: oltre il 40% del totale erogazioni

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Compagnia di San Paolo e Fondazione Denegri prendono il controllo di SocialFare

Dall’erogazione di grant all’investimento: il passaggio strategico che stanno compiendo diverse fondazioni italiane arriva a un punto fermo con l’operazione di Compagnia di San Paolo – annunciata oggi – che entra nella compagine di SocialFare, impresa sociale. All’operazione partecipa- in quota paritaria – la Fondazione Denegri Social Venture, creata dalla famiglia Denegri (proprietaria di Finde Holding, a cui fa capo Diasorin).

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Luigi Bobba: “Riforma terzo settore, la sfida può essere ancora vinta. A patto che…”

(Vita.it) I sette passi necessari «per non svuotare nei fatti la riforma e per valorizzare quello straordinario patrimonio di risorse volontarie, civiche e imprenditoriali di cui il Terzo settore italiano dispone». L’editoriale, firmato dall’ex sottosegretario al Welfare del numero del magazine in distribuzione da questo fine settimana

Come accade spesso in Italia, le riforme finiscono per arenarsi nelle sabbie mobili del bizantinismo burocratico, nei tempi infiniti dei provvedimenti attuativi e nei micro interessi dei molti corporativismi eternamente presenti nel tessuto sociale del Paese. Anche la riforma del Terzo settore corre questo rischio.

Salutata come un cambiamento a lungo atteso, accompagnata dalla spinta delle molteplici realtà associative, di volontariato e di impresa sociale e sostenuta da una chiara volontà politica, la riforma era riuscita, dopo un percorso né semplice né breve, a tagliare il traguardo non solo dell’approvazione delle Camere ma anche degli indispensabili decreti legislativi che ne hanno disegnato forma, contenuti e tempi di attuazione.

A quasi due anni dall’approvazione del Codice del Terzo settore — il più importante dei cinque decreti legislativi — che ne è della riforma? Il Governo in carica ha avuto il merito di portare a termine i due decreti correttivi — quello sul Codice e quello sul Servizio civile universale — già predisposti dall’esecutivo guidato da Gentiloni. Ma nel frattempo — in questo anno di esecutivo giallo/verde — si sono susseguiti una serie di atti o di incidenti che hanno fatto chiedere agli osservatori più attenti se non sia in atto una vera e propria campagna per screditare e mettere nel mirino il Terzo settore. A cominciare dall’introduzione – poi cancellata – della tassa sulla bontà; dall’imposizione — anche qui recentemente depennata — nel decreto spazza corrotti agli enti di Terzo settore dello status di partito con gli obblighi e i costi conseguenti; per arrivare infine alla sistematica campagna contro le ong ree di salvare i migranti e di gestire l’accoglienza degli stessi.

Solo una serie di coincidenze o di incidenti? E come si riflette questo clima sull’applicazione della riforma del Terzo settore?
Certamente il livello dell’attenzione e della mobilitazione si è alquanto affievolito. E così può capitare che il Consiglio di Stato emetta un parere che mira a svuotare la carica innovativa degli art. 55, 56, 57 del Codice che disegnano un ruolo di partnership del Terzo settore nella programmazione delle politiche sociali; che alcune Regioni mettano a bando con solenne ritardo le risorse contenute nella riforma per i progetti innovativi delle Aps e delle Odv; che ci si accorga, grazie al puntuale intervento di Vita e di Italia non profit, che il Fondo del 5 per mille — per via della crescita del numero dei contribuenti che hanno optato per questo strumento — sia diventato insufficiente; così, pur senza alcuna modifica normativa, ritorna di fatto il famigerato tetto. Fatti che hanno obbligato — per necessità non certo per volontà — anche il Forum del Terzo Settore ad un ruolo più difensivo che propositivo, venendo così a mancare agli attori istituzionali quella spinta così necessaria a mantenere un passo spedito e sicuro nell’attuazione della riforma.

L’intento di queste annotazioni non è di natura polemica. Evidenzio pertanto sette passi necessari per non svuotare nei fatti la riforma e per valorizzare quello straordinario patrimonio di risorse volontarie, civiche e imprenditoriali di cui il Terzo settore italiano dispone.

Primo passo: condurre rapidamente a termine tre processi meritoriamente avviati in questo ultimo anno: la partenza del Registro unico nazionale, l’approvazione definitiva del decreto sulle attività secondarie e strumentali e lo sblocco del decreto sulle erogazioni liberali di beni in natura. In particolare, il Registro è un pilastro essenziale per avere finalmente uno strumento univoco e trasparente per l’accesso ai benefici della riforma.

Secondo passo: avviare subito la richiesta alla Commissione Europea per l’autorizzazione ad introdurre i nuovi regimi fiscali sia per la generalità degli enti di Terzo settore che quelli specifici per le imprese sociali. Oggi le uniche norme fiscali già in vigore sono quelle relative alle deduzioni e detrazioni per le erogazioni liberali e l’esenzione dalla tassa di registro e quella sugli atti transattivi. Il resto — che vale circa un terzo (50 milioni) della dotazione finanziaria della riforma — resta congelato.

Terzo passo: fare rapidamente il decreto attuativo per i Titoli di solidarietà e gli altri strumenti di finanza sociale previsti dal Codice. Come hanno ben evidenziato Paolo Venturi e Mario Calderini, c’è oggi un forte potenziale di sviluppo delle imprese sociali che questi strumenti potrebbero accompagnare e sostenere.

Quarto passo: avviare il “Social bonus”. Piange il cuore vedere che molti immobili pubblici inutilizzati o confiscati alle mafie, non possano diventare luoghi creativi per nuove attività e servizi del Terzo settore.

Quinto passo: cosa aspetta il ministero del Tesoro ad emanare il decreto che recepisce i nuovi criteri del 5 per mille? I recenti dati ci dicono che…


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Pubblicato l’VIII rapporto UBI Banca su Finanza e Terzo Settore con il contributo scientifico di Aiccon

Il 2019 sarà un anno di grande vitalità quello delle imprese del Terzo Settore che prevedono un aumento delle entrate e una forte propensione agli investimenti. E’ quanto emerge dall’ottava edizione dell’Osservatorio su “Finanza e Terzo settore” promosso da UBI Banca e AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit). Secondo i dati raccolti dall’indagine, che si pone l’obiettivo di analizzare i fabbisogni finanziari e le prospettive evolutive dell’imprenditorialità sociale italiana, le previsioni per il 2019 si confermano quantomai positive

leggi l’articolo di Guido Cisternino Responsabile Terzo Settore ed Economia Civile presso UBI Banca

 

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Dl Crescita e Terzo settore: più tempo per gli statuti e meno obblighi per gli enti

Approvato anche al Senato, ufficializza la proroga al 30 giugno 2020 per l’imminente l’adeguamento fissato al 3 agosto 2019. Passa anche la modifica allo Spazza corrotti che esonera tutti gli Ets dagli obblighi previsti dall’equiparazione ai partiti politici

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La sfida del servizio civile: obbligatorio o volontario?

Sempre più ragazze e ragazzi chiedono di poter accedere al servizio civile: è giusto allora renderlo obbligatorio? Cinque ragioni per il sì contro cinque ragioni per il no

«Propongo di creare un corpo di servizio civile, poiché questo tipo di lavoro assume un valore preciso, concreto, non solo per contrastare la crisi odierna ma perché è lo strumento per creare una futura ricchezza nazionale». Sono parole del trentaduesimo presidente americano, Franklin D. Roosevelt che, per contrastare la coda lunga della Grande Depressione, nel 1933 raccolse 275.000 volontari in una delle più straordinarie esperienze di mobilitazione civica, il “Civilian Conservation Corps”. Cosa possiamo imparare da questa esperienza?

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Luigi Bobba: «La “spazzacorrotti” spazzerà via i volontari…»

«Per evitare che a tanti amministratori dei nostri comuni sia impedito di fare volontariato occorre alzare la voce contro una norma che penalizza le comunità»

Luigi Bobba critica duramente la legge che tanto piace al Movimento Cinque Stelle ma che potrebbe distruggere il terzo settore

leggi l’intervista su Notizia Oggi Vercelli del 15.04.2019

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