Dieci azioni per non sprecare una buona riforma
Questo il titolo del decalogo che Terzjus ha consegnato al Ministro del Lavoro Orlando in occasione della presentazione del Terzjus Report 2021, il primo rapporto di monitoraggio della riforma del Terzo settore. Infatti, dalla survey digitale, “Riforma in Movimento”- i cui risultati sono pubblicati nella seconda parte del Rapporto (liberamente scaricabile dal sito www.terzjus.it), – si evincono tre dati essenziali. Più dell’80% dei 1171 rispondenti, ha un giudizio positivo della riforma, in quanto ha introdotto una normativa unitaria per tutti gli enti del terzo settore (ETS); ma, altrettanti lamentano un iter troppo lungo e tempi di attuazione eccessivamente dilatati. E, dato ancora più importante, la riforma è conosciuta più per gli aspetti regolamentari, che per le norme promozionali. Proprio a partire da queste macro tendenze, Terzjus ha formulato un decalogo di azioni volte ad accelerare il passo nell’attuazione onde evitare di rimanere in mezzo al guado.
Cinque azioni si presentano come particolarmente urgenti. Innanzitutto il RUNTS, il Registro unico nazionale non può più attendere. I sei mesi dall’emanazione del decreto che lo istituiva sono trascorsi. Con settembre, deve essere pienamente operativo in tutte le Regioni. In secondo luogo, dando credito alle prime dichiarazioni del Ministro Orlando, ci attendiamo entro l’anno l’emanazione dei decreti attuativi ancora mancanti, in particolar modo quello del Social bonus. Non vi è poi più alcuna ragione, per cui il Governo non invii alla Commissione Europea le norme fiscali soggette ad autorizzazione comunitaria. Ulteriori ritardi sono del tutto intollerabili, oltreché dannosi. Cosi come bisogna individuare al più presto un provvedimento legislativo utile per introdurre alcune correzioni importanti – segnalate sia dall’Ordine dei commercialisti che dal Forum del Terzo settore, in particolar modo quelle relative agli art.79 e 85 del Codice del Terzo Settore (CTS). Infine, appare del tutto inspiegabile che risorse importanti , disposte nell’aprile scorso dal Governo nel primo dei provvedimenti di emergenza, – 100 milioni destinati agli ETS del Mezzogiorno – non siano ancora state messe a bando. È altresì evidente, che per far fronte alle numerose e gravose funzioni che la Riforma ha attribuito al Ministero del Lavoro, serva un robusto rafforzamento della Direzione generale Terzo settore.
Ma occorre alzare lo sguardo e indicare anche altrettante azioni che hanno invece come orizzonte il 2022. Mi riferisco alla necessità di una campagna promozionale del 5 per 1000 da parte della RAI. A 15 anni dalla sua istituzione, questa misura, che genera un importante apporto di risorse per gli ETS, non viene utilizzata da quasi la metà dei contribuenti. Stesso musica si può suonare per le norme che favoriscono le donazioni in denaro e in beni , significativamente migliorate sia per le persone che per le imprese: anche su queste permane una spessa coltre di silenzio. Cosi come, gli effetti della importante sentenza (131/2020) della Corte Costituzionale relativa all’amministrazione condivisa (art.55 e 56 del CTS), potrebbero restare lettera morta se Ministero del Lavoro, Anci e Conferenza delle Regioni non decideranno rapidamente un significativo investimento formativo per i quadri e i dirigenti delle amministrazioni locali. Vi sono poi due organismi – la Cabina di regia, presieduta dal capo del Governo, e il Consiglio nazionale del Terzo settore – largamente sottoutilizzati, quando invece potrebbero essere un volano sia nell’attuazione, sia per evitare l’introduzione di norme disarticolate dal CTS, come e’ accaduto con la recente riforma dello sport. Infine, il Governo contribuisca in nodo attivo alla preparazione e al varo del “Piano di azione europeo per l’economia sociale” in modo da dare impulso a tutto il Terzo settore italiano e in particolar modo alle nuove imprese sociali. La coincidenza della fase attuativa della Riforma con l’avvio delle misure del PNRR è un’occasione imperdibile per fare del Terzo settore – come ha detto il Presidente Mattarella “una struttura portante, non di supplenza ma di autonoma e specifica responsabilità per l’intero Paese.
Questo il titolo del decalogo che Terzjus ha consegnato al Ministro del Lavoro Orlando in occasione della presentazione del Terzjus Report 2021, il primo rapporto di monitoraggio della riforma del Terzo settore. Infatti, dalla survey digitale, “Riforma in Movimento”- i cui risultati sono pubblicati nella seconda parte del Rapporto (liberamente scaricabile dal sito www.terzjus.it), – si evincono tre dati essenziali. Più dell’80% dei 1171 rispondenti, ha un giudizio positivo della riforma, in quanto ha introdotto una normativa unitaria per tutti gli enti del terzo settore (ETS); ma, altrettanti lamentano un iter troppo lungo e tempi di attuazione eccessivamente dilatati. E, dato ancora più importante, la riforma è conosciuta più per gli aspetti regolamentari, che per le norme promozionali. Proprio a partire da queste macro tendenze, Terzjus ha formulato un decalogo di azioni volte ad accelerare il passo nell’attuazione onde evitare di rimanere in mezzo al guado.
Cinque azioni si presentano come particolarmente urgenti. Innanzitutto il RUNTS, il Registro unico nazionale non può più attendere. I sei mesi dall’emanazione del decreto che lo istituiva sono trascorsi. Con settembre, deve essere pienamente operativo in tutte le Regioni. In secondo luogo, dando credito alle prime dichiarazioni del Ministro Orlando, ci attendiamo entro l’anno l’emanazione dei decreti attuativi ancora mancanti, in particolar modo quello del Social bonus. Non vi è poi più alcuna ragione, per cui il Governo non invii alla Commissione Europea le norme fiscali soggette ad autorizzazione comunitaria. Ulteriori ritardi sono del tutto intollerabili, oltreché dannosi. Cosi come bisogna individuare al più presto un provvedimento legislativo utile per introdurre alcune correzioni importanti – segnalate sia dall’Ordine dei commercialisti che dal Forum del Terzo settore, in particolar modo quelle relative agli art.79 e 85 del Codice del Terzo Settore (CTS). Infine, appare del tutto inspiegabile che risorse importanti , disposte nell’aprile scorso dal Governo nel primo dei provvedimenti di emergenza, – 100 milioni destinati agli ETS del Mezzogiorno – non siano ancora state messe a bando. È altresì evidente, che per far fronte alle numerose e gravose funzioni che la Riforma ha attribuito al Ministero del Lavoro, serva un robusto rafforzamento della Direzione generale Terzo settore.
Ma occorre alzare lo sguardo e indicare anche altrettante azioni che hanno invece come orizzonte il 2022. Mi riferisco alla necessità di una campagna promozionale del 5 per 1000 da parte della RAI. A 15 anni dalla sua istituzione, questa misura, che genera un importante apporto di risorse per gli ETS, non viene utilizzata da quasi la metà dei contribuenti. Stesso musica si può suonare per le norme che favoriscono le donazioni in denaro e in beni , significativamente migliorate sia per le persone che per le imprese: anche su queste permane una spessa coltre di silenzio. Cosi come, gli effetti della importante sentenza (131/2020) della Corte Costituzionale relativa all’amministrazione condivisa (art.55 e 56 del CTS), potrebbero restare lettera morta se Ministero del Lavoro, Anci e Conferenza delle Regioni non decideranno rapidamente un significativo investimento formativo per i quadri e i dirigenti delle amministrazioni locali. Vi sono poi due organismi – la Cabina di regia, presieduta dal capo del Governo, e il Consiglio nazionale del Terzo settore – largamente sottoutilizzati, quando invece potrebbero essere un volano sia nell’attuazione, sia per evitare l’introduzione di norme disarticolate dal CTS, come e’ accaduto con la recente riforma dello sport. Infine, il Governo contribuisca in nodo attivo alla preparazione e al varo del “Piano di azione europeo per l’economia sociale” in modo da dare impulso a tutto il Terzo settore italiano e in particolar modo alle nuove imprese sociali. La coincidenza della fase attuativa della Riforma con l’avvio delle misure del PNRR è un’occasione imperdibile per fare del Terzo settore – come ha detto il Presidente Mattarella “una struttura portante, non di supplenza ma di autonoma e specifica responsabilità per l’intero Paese.
leggi l’articolo su Corriere Buone Notizie di martedì 20.07.2021
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