Demografia e politiche famigliari
Una rivoluzione che mette al centro le nuove generazioni
“Il momento migliore per piantare un albero è vent’anni fa. Il secondo momento migliore è adesso” dice un proverbio cinese attribuito a Confucio. Lo stesso vale per l’Assegno unico e universale per i figli (AUUF). Sarebbe stato utile alle famiglie italiane per rispondere alle difficoltà economiche e all’insicurezza verso il futuro durante la Grande recessione del 2008. O quantomeno in tempo per affrontare l’impatto della crisi sanitaria. Una proposta di istituzione di tale misura è rimasta, invece, per vari anni ferma in Parlamento, per poi trovare nuovo impulso nel contesto del Family Act.
leggi l’articolo di Alessandro Rosina su Il sole 24 Ore del 31 marzo 2021
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Assegno unico per i figli, lavoro femminile e servizi
La decisione in Legge di bilancio di uno stanziamento di 3 miliardi nel 2021 e di 5,5 miliardi nel 2022, che si aggiunge alle risorse liberate dall’abrogazione di ben otto misure, rappresenta il passo irreversibile verso l’avvio dell’Assegno unico per i figli, previsto per il 1 luglio 2021. Manca l’approvazione finale della legge al Senato (prevista a gennaio) e servono ancora i decreti legislativi e quelli ministeriali, ma il più è fatto. C’è infatti un largo consenso politico sulla misura(la legge è stata votata all’unanimità alla Camera) e ora ci sono anche le risorse aggiuntive per partire.
leggo l’articolo di Stefano lepri su Immagina del 29 Dicembre 2020
Botta e risposta. Famiglie, l’Isee un indicatore iniquo. Bisogna ripartire dai figli
Il nuovo assegno unico e universale sarà calibrato utilizzando lo strumento che pesa redditi e patrimoni. La formula non è segreta, come pensa il lettore. Ma occorre cambiare approccio
Gentile direttore,
l’articolo del professor Rizzolli sull’assegno unico per ogni figlio prende in seria considerazione due problemi: la difficoltà delle famiglie con figli e la mancanza di nascite in Italia. È un articolo molto qualificato che cerca di contemperare due valori egualmente importanti, cioè il valore per la società della nascita di un figlio e l’equità distributiva per l’assegno unico e universale che sarebbe lo strumento per dare peso concreto a questo valore sociale. Avrei solo un appunto da fare e riguarda il criterio con cui si dà l’assegno che è in base all’Isee, un indicatore in realtà non equo: non è calcolato, infatti, in base al reddito familiare diviso per il nume- ro reale dei figli, ma viene diviso per un numero fasullo di figli. Se una famiglia è composta di 5 persone, padre, madre e 3 figli, e ha un reddito 100, l’Isee non è 100 diviso per 5 membri della famiglia, ossia 20, ma 100 diviso un coefficiente sconosciuto eppure inferiore a 5, circa 3,20. Questo nessuno lo dice, ma vi prego di andare a verificarlo. Se si cambiasse l’Isee dividendo il reddito della famiglia per il numero effettivo dei componenti, allora sì che si potrebbe dare a tutti i figli che nascono un assegno universale unico come riconoscimento dello Stato a chi fa nascere un figlio, ed equo perché il numero dei figli sarebbe reale.
Vittorino Bocchi
leggi la risposta di su Avvenire del
Nannicini: «Arriva il fondo per l’assegno unico e i servizi alla famiglia»
Nella legge di bilancio ci sarà un fondo ad hoc. «Non è una questione nominalistica ma il segno di un percorso: dà slancio alla delega parlamentare proposta dal Pd come prima proposta di legge a inizio legislatura», spiega il senatore Pd Tommaso Nannicini. Un primo passo che ancora non istituisce l’assegno unico ma che lo ha come obiettivo