Pd, Delrio: “Governo stanco, il Parlamento lo aiuti. Il proporzionale è utile”

L’ex ministro: “L’esecutivo si è fermato in attesa del voto per il Quirinale. Ora il tempo non va sprecato. Seguiamo l’agenda Mattarella”

ROMA — “In questi mesi il governo è apparso un po’ stanco, un po’ fermo, forse in attesa dell’appuntamento del Quirinale. Un atteggiamento anche legittimo. Ma ora il tempo non va sprecato”. Per Graziano Delrio, ex ministro ed ex capogruppo del Pd, deputato dell’area cattolico-democratica, un occhio al cronometro, alla scadenza della legislatura, dovrebbe tenerlo anche il Parlamento. Non per interessi di bottega. “La politica si innamora del quotidiano, c’è il rischio che l’appello di Mattarella finisca nel dimenticatoio, mentre i partiti si guardano l’ombelico e fanno campagna elettorale. Invece l’agenda del presidente deve spingere tutti a volare alto: lotta alle diseguaglianze, alle sofferenze del precariato, alle discriminazioni, più sicurezza sui luoghi di lavoro. Per questo ci siamo mossi come Pd”.
Giovedì in Parlamento 55 applausi per Mattarella. Ha notato, oltre all’orgoglio per la difesa della rappresentanza parlamentare, anche un filo di ipocrisia da parte delle Camere, che su tanti temi sono state finora assenti o in ritardo?
“Sinceramente no. Mi sembra che gli applausi abbiano voluto ribadire la convinzione di essersi affidati alla guida saggia di Mattarella. E il Parlamento per la rielezione è stato decisivo. Era un riconoscimento, non ipocrita. Ma perché quell’applauso sia sincero fino in fondo serve un’iniziativa vera. Non perdere tempo in una campagna elettorale permanente, ma realizzare gli obiettivi che servono al Paese”.
Quali sono le priorità del Pd?
“La priorità è il lavoro. Oltre allo sforzo del governo sul Pnrr, mi aspetto una svolta decisa per ridurre le diseguaglianze e la precarietà. Il Pd ha messo in agenda già dal 2018 il salario minimo. Un altro punto era la parità salariale uomo-donna e l’assegno unico per le famiglie, per incidere sulla crisi demografica. Il congedo parentale per i papà va portato da 7 giorni a 3 mesi. È fondamentale continuare a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, spostando il carico sulla rendita finanziaria. Va rivisto il sistema dell’alternanza scuola-lavoro. Oggi si fanno solo stage, sottopagati, e poca formazione. C’è naturalmente la riforma della giustizia. Nessuno però deve piantare bandierine”.

L’attivismo di un Parlamento così frammentato può danneggiare il ritmo di marcia del governo?
“Il rischio c’è. Ma dobbiamo evitarlo, è il tempo del coraggio per le forze politiche. La parola dignità pronunciata più volte dal presidente Mattarella va messa ora davanti alla politica. Il Parlamento non avrebbe scusanti se indugiasse in questo momento”.

Grandi manovre al Centro. Brunetta ieri su questo giornale ha parlato di “bipolarismo bastardo”. È finito, dunque, il bipolarismo?
“Per me no. Il progetto del Centro di cui sento parlare è già vecchio, questa società chiede programmi chiari e alleanze per raggiungerli. Non si deve tornare al proporzionale per avere partiti che possono fare indifferentemente scelte di un tipo o dell’altro. Il Pd, per intenderci, non farà mai l’alleanza con chi propone la flat tax. Poi come democratici dobbiamo avere l’ambizione di rappresentare tutti gli strati sociali, dai precari all’imprenditore che vuole pagare meno tasse sul lavoro per i dipendenti. Non deleghiamo ad altri la rappresentanza della società, nemmeno del Centro”.

Renzi è ancora un alleato del Pd?
“Bersani, Renzi e Calenda sono tutte persone uscite dal Pd. Sarebbe un errore pensare che non ci siano prospettive di alleanza con loro. È un filo che non va rotto”.

Il Pd però discute sul proporzionale.
“Il proporzionale è utile per gli equilibri istituzionali e se si ritrova un rapporto diretto elettore-eletto, ma mi auguro che venga conservato uno spirito maggioritario. Nel senso di proporre e realizzare obiettivi con alleanze chiare davanti agli elettori”.

A proposito di alleanze. Lo scontro Conte-Di Maio indebolisce l’asse Pd-M5S?
“Noi non siamo sugli spalti a fare il tifo per qualcuno, ma in un partito maturo la democrazia interna è fondamentale. Quindi difendiamo sempre i dibattiti, rispettiamo i percorsi. Mi pare che la loro discussione non metta in dubbio, almeno spero, l’alleanza con noi. Riguarda altro. E la nostra convergenza con il M5S è sui temi, l’idea di una società che abbraccia l’ecologia integrale, cioè ambientale, sociale ed economica. Certo, abbiamo interesse ad avere al nostro fianco un alleato forte”.

Ci sono margini per approvare lo Ius Soli entro fine legislatura? Il Pd ci proverà?
“Sì, il nostro desiderio c’è. E in Parlamento ci sono diversi progetti di riforma. Ma non dobbiamo essere ipocriti: non è un’operazione facilissima. Sono convinto però che quando si allargano i diritti, per la società sia sempre un guadagno”.

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È rimasto schiacciato a destra e a sinistra dagli estremismi che avrebbe voluto e dovuto disarmare

L’idea di un’alleanza tra liberali, popolari e socialisti, lanciata da Renato Brunetta con un’intervista a la Repubblica, ha tuonato come una carica di tritolo alle falde di una montagna. L’invito di Enrico Morando al Pd di abbandonare l’intesa con i Cinquestelle per una svolta riformista ha avuto invece l’effetto di una brezza leggera che circoli a valle. In un caso e nell’altro non si è avuto alcun vero sussulto. L’esplosione ha sollevato una cortina di fumo, che la brezza ha diradato, ma la montagna della democrazia italiana è rimasta dov’è ormai da trent’anni, piantata nel suo equilibrio bipolare. (continua)

leggi l’articolo su HuffPost del 24 ottobre 2021

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