“RIFORMA IN MOVIMENTO”: UN IMPORTANTE TASSELLO DEL TERZJUS REPORT 2021
Luigi Bobba
Presidente Terzjus
“RIFORMA IN MOVIMENTO”: UN IMPORTANTE TASSELLO DEL TERZJUS REPORT 2021
Luigi Bobba
Presidente Terzjus
di LUIGI BOBBA presidente Terzjus e LUCIANO GALLO avvocato esperto di rapporti fra Terzo settore e pubblica amministrazione
La sentenza n. 131 del 26 giugno 2020 della Corte costituzionale ha fornito un’interpretazione particolarmente innovativa degli art. 55 e 56 del Codice del Terzo settore (Cts); sentenza, che ha poi trovato immediato riscontro in una norma del decreto “Semplificazioni”. La Corte ha infatti ricostruito ed affermato il rapporto fra il principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale ed il Cts, che ne costituisce l’organica e strutturata declinazione. Inoltre la particolare relazione che si crea fra Enti di Terzo settore (Ets) ed enti pubblici, in quanto finalizzata allo svolgimento di attività di interesse generale, dà vita alla “amministrazione condivisa”. Si tratta dunque, di una relazione collaborativa che, in ogni caso, deve essere “procedimentalizzata”, ovvero deve rispettare i principi e le regole dei procedimenti amministrativi. A distanza solamente di un paio di mesi, è poi intervenuta la modifica del Codice dei contratti, ad opera della legge 120/2020, che ha “fatto salve” le forme di coinvolgimento degli Ets previste dal Cts rispetto alle ordinarie modalità di affidamento di servizi pubblici in forma esternalizzata e dietro pagamento di corrispettivo. Ecco, allora, che la scelta fra l’amministrazione condivisa o l’affidamento di un servizio mediante appalto è, in primo luogo, di tipo politico. Nell’ambito dell’amministrazione condivisa, Ets ed enti pubblici diventano soggetti che collaborano per lo svolgimento di attività di interesse generale; nell’ambito di una procedura competitiva concorrenziale, invece, ciascuna delle parti si impegna ad una propria obbligazione (esecuzione del servizio e pagamento del corrispettivo). Ne consegue che l’utilizzo degli strumenti del Cts, rappresentata dalla — verrebbe da dire naturale — “convergenza” degli interessi delle parti, accomunate nello svolgimento di attività di interesse generale, genera una vera e propria “comunione di scopo”. L’amministrazione pubblica non è più il solo titolare del bene comune, ma questo si realizza anche mediante una cooperazione con gli Ets. Gli interessi delle parti, dunque quelli pubblici e privati, devono necessariamente convergere nell’attività di collaborazione, che — come ha ricordato la Corte — si sostanzia nella “messa in comune” di risorse di vario genere, oltre alla condivisione delle finalità. Viceversa, nell’ambito di una relazione contrattuale derivante da un appalto, gli interessi delle parti sono e restano distinti per tutto il rapporto contrattuale; quello della stazione appaltante ad avere l’esecuzione del servizio a regola d’arte; quello del privato esecutore a maturare l’utile d’impresa, derivante dal corrispettivo pagato dalla prima. Pertanto, partendo dalla ricordata “parità” degli strumenti offerti dall’ordinamento (Cts e codice dei contratti pubblici), la scelta a monte dell’ente non è neutra, poiché emerge chiaramente il diverso ruolo degli Ets quali meri prestatori di servizio o, in alternativa, enti da coinvolgere attivamente, a fronte della meritorietà dell’attività (di interesse generale, dunque caratterizzata dalla non lucratività) da svolgere. Un secondo aspetto — forse quello maggiormente innovativo — che merita di essere sottolineato riguarda la dimensione del protagonismo degli Ets, nel senso che il Cts prevede, in termini generali, che l’iniziativa possa anche provenire dal privato sociale. Agli Ets, la Riforma assegna un compito, rilevante anche sotto un profilo culturale, di farsi parte attiva, non assumendo solo un comportamento adattivo alle scelte o alle non scelte degli enti pubblici, ma potendo elaborare e presentare proposte progettuali, ancora una volta nel rispetto della disciplina sui procedimenti amministrativi. L’evidenza pubblica resta sempre la via maestra, ma — in quest’ultimo caso — è la conseguenza della valutazione positiva, da parte degli enti pubblici, di una proposta progettuale ritenuta meritevole di accoglimento, in quanto di interesse generale e coerente con gli indirizzi e le finalità degli enti pubblici medesimi. Per essere chiari, è quella proposta progettuale, presentata dagli Ets, che diventa parte della successiva procedura ad evidenza pubblica, con la quale eventualmente misurarsi. L’amministrazione condivisa, sotto altra angolatura, come rilevato dalla stessa Corte costituzionale, determina la messa in comune di risorse di vario genere, pubbliche e private, generando così ricadute positive in termini di qualificazione ed efficacia della spesa pubblica. Inoltre, l’attivazione di rapporti di collaborazione, come dimostrato dalle varie esperienze locali svolte nel Paese, elimina il tasso di conflittualità, tipico delle competizioni concorrenziali nell’ambito delle gare d’appalto, con benefici sia per gli stessi bilanci pubblici, non gravati dal contenzioso, che — più in generale — per la generazione di un clima di fiducia reciproco. Non va sottovalutato, inoltre, il livello di trasparenza che procedimenti di co-progettazione, di accreditamento e di convenzionamento, svolti ai sensi del Titolo VII del Cts, possono indurre a beneficio non solo di chi vi partecipa, ma anche degli stessi cittadini. Si tratta, dunque, di procedimenti nei quali l’utilizzo di beni e di contributi pubblici deve avvenire “alla luce del sole” e, come tale, essere rendicontato. In questo modo si rendono possibili anche forme di “controllo diffuso”: l’amministrazione condivisa come strumento di partecipazione attiva della cittadinanza. Sono, pertanto, evidenti le varie e significative ragioni, non solo politiche, per avviare — nella forma dell’iniziativa pubblica (con la pubblicazione di Avvisi) o in accoglimento di proposte progettuali (a seguito dell’iniziativa privata degli Ets) — forme di amministrazione condivisa. Verrebbe quasi da dire che, dopo la sentenza della Corte e delle modifiche del codice dei contratti, gli enti pubblici dovrebbero motivare e giustificare la scelta di ricorrere agli strumenti del mercato concorrenziale degli appalti e delle concessioni anziché avvalersi delle forme tipiche di collaborazione con gli Ets.
Equivoci e paradossi nella comprensione delle norme fiscali: il punto sui rapporti tra Italia e Europa per valorizzare il ruolo del Terzo settore italiano. Stiamo pagando l’errore di pensare che gli enti non commerciali e gli enti non profit in senso ampio siano immuni per definizione dal vaglio delle regole UE. Con la riforma del Terzo settore si è scelta una strada diversa, quella della compatibilità con le regole europee. Il tempo dei proclami sul “fermate tutto perché si poteva fare meglio e di più” è ormai superato dal buon senso
Con la legge di bilancio torna alla ribalta il tema fiscale degli enti del Terzo settore (ETS). Abbiamo già vissuto questa esperienza nello stesso periodo di un paio di anni fa quando fu abrogata la cosiddetta “tassa sulla bontà”. In sostanza era stata soppressa la norma che consente di abbattere della metà l’imposta sul reddito degli enti non profit. In quella occasione molte furono le proteste sollevate dal mondo associativo e del volontariato sostenute anche da una buona parte della politica e soprattutto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel discorso di fine anno fece un memorabile richiamo all’essenziale ruolo svolto dal Terzo settore. Da quella vicenda scaturirono due risultati. (continua)
leggi l’articolo di Gabriele Sepio si Vita.it del 14 dicembre 2020
Caro Direttore,
Le parole di Papa Francesco e del Presidente Mattarella in due recenti occasioni aiutano mettere a fuoco il ruolo del volontariato e dell’impegno civico dentro questa inquietante crisi pandemica.
Il Pontefice, rivolgendosi a 2000 giovani economisti virtualmente riuniti ad Assisi, ha parlato di quanto sia “cruciale” l’opera del Terzo settore, anche se non sempre è in grado di “affrontare strutturalmente gli attuali squilibri che colpiscono i più esclusi”. Il Presidente Mattarella, a sua volta, in occasione del Giornata internazionale del Volontariato, lo ha definito “volano di solidarietà”, che concorre“alla creazione di una società più equa e priva di pregiudizi…”. Sia Papa Francesco che il Presidente Mattarella attribuiscono al Terzo settore non un ruolo ancillare volto semplicemente a lenire i guai di una società divorata dalle diseguaglianze, bensì ne esaltano la funzione di formazione all’impegno civico e solidaristico.
È proprio da questi assunti valoriali che muove il seminario organizzato da Terzjus – Osservatorio giuridico del Terzo settore – “Promuovere i beni comuni: verso un’amministrazione condivisa” per mettere a fuoco il tema della collaborazione tra Amministrazioni pubbliche ed Enti del Terzo settore. Con l’intento di valorizzare gli articoli 55 e 56 del Codice del Terzo settore – oggetto di una recente sentenza della Corte Costituzionale – che definiscono gli istituti “dell’Amministrazione condivisa”. Non si tratta solo di un’innovazione normativa, ma di un cambio culturale: lo Stato non è più il solo titolare dell’interesse generale, ma, nella messa in campo di risposte ai bisogni della comunità, le Amministrazioni si avvalgono degli Enti di Terzo settore (ETS) non come meri fornitori, ma come “partner di progetto”. C’è una “comunione di scopo” tra Amministrazioni ed Enti del Terzo settore che può essere la base per aprire una nuova stagione. Ma senza un riconoscimento del ruolo originale e trasformativo del Terzo settore, molte energie degli ETS rischiano di rimanere ingabbiate o non valorizzate. è il rischio che si sta materializzando nell’applicazione della riforma del Terzo settore dell’agosto 2017. Infatti, insieme a passi avanti importanti, ci sono non poche misure che sono rimaste sulla carta. Mi riferisco al Social bonus, ai Titoli di solidarietà, a diverse misure fiscali relative agli ETS e alle imprese sociali. Tale ritardo ha già provocato un mancato utilizzo delle risorse del Fondo destinato alla riforma per quasi 70 milioni nel 2019/2020, che diverranno più di 100 nel 2021 in carenza di rapide decisioni. Di qui un forte invito al Presidente del Consiglio ad utilizzare la “Cabina di regia”, prevista dal Codice, per dare impulso alla riforma coinvolgendo i Ministeri interessati, il Forum del Terzo settore, le Autonomie locali e la Fondazione Italia sociale. Perché il Terzo settore non deve essere costretto a giocare sulla difensiva rincorrendo i diversi provvedimenti o contrastando norme irragionevoli e dannose come quella inserita nella legge di bilancio sul regime Iva per migliaia di piccole associazioni di promozione sociale. I tempi urgono: ma prima della approvazione della stessa, è ancora possibile riparare i danni e mettere a mano a poche e concrete modifiche alle norme fiscali che riguardano gli ETS. Infine, il Governo, mentre predispone le linee guida del Recovery Fund, ascolti la sollecitazione rivolta da più parti di attivare un Action plan per il Terzo settore, considerando – come sta facendo la Commissione Europea – l’economia sociale e di prossimità uno dei cluster industriali su cui puntare per un sviluppo più inclusivo del Paese.
Lettera di Luigi Bobba, Presidente Terzjus, al Direttore de L’Avvenire del 9 dicembre 2020
Pubblica amministrazione ed enti devono avere un ruolo paritario nella programmazione e progettazione
Lavorare insieme per costruire, mattone dopo mattone, una sussidiarietà orizzontale: questo è il compito che gli articoli 55 e 56 del codice del Terzo settore attribuiscono ad enti e pubblica amministrazione, alla luce dell’articolo 118 della Costituzione. A questo tema l’Osservatorio giuridico del terzo settore Terzjus dedica, a pochi mesi dalla sua nascita, un incontro intitolato: «Promuovere i beni comuni: verso un’amministrazione condivisa» che si svolgerà oggi. E lo fa partendo dalla presentazione del primo Quaderno dedicato appunto a «1 rapporti tra amministrazioni pubbliche ed enti del Terzo Settore» a cura di Antonio Fici, Luciano Gallo e Fabio Giglioni edito dall’Editoriale Scientifica Napoli. «Questo prima pubblicazione – dichiara Luigi Bobba, presidente di Terzjus – raccoglie sia contributi presentati da accademici e professionisti nel seminario che l’Osservatorio aveva realizzato il giugno scorso, sia altri interventi redatti a seguito della importante sentenza 131/2020 della Corte costituzionale». Proprio questa sentenza, relativa agli articoli sulla co-programmazione e co-progettazione del Codice potrebbe aprire una nuova stagione nei rapporti tra amministrazioni pubbliche ed enti all’insegna della parità.
Leggi l’articolo di Cinzia Arena su Avvenire di mercoledì 9 dicembre 2020 a pag. 24
Una nuova stagione per gli Enti del Terzo Settore, torna Terzjus con l’incontro: “Promuovere i beni comuni: verso un’amministrazione condivisa”, Mercoledì 9 dicembre alle ore 18.
Mercoledì 9 dicembre alle ore 18, Terzjus – l’Osservatorio giuridico del terzo settore – ritorna a pochi mesi dalla nascita con un incontro intitolato: “Promuovere i beni comuni:verso un’amministrazione condivisa”. E lo fa partendo dalla presentazione del primo Quaderno dedicato a “I rapporti tra Amministrazioni pubbliche ed Enti del Terzo Settore”, a cura di Antonio Fici, Luciano Gallo e Fabio Giglioni – Editoriale Scientifica Napoli.
“Questo prima pubblicazione – dichiara Luigi Bobba, Presidente di Terzjus- raccoglie sia contributi presentati da accademici e professionisti nel seminario che l’ Osservatorio aveva realizzato l’11 giugno scorso, sia altri interventi redatti a seguito della importante sentenza 131/2020 della Corte costituzionale. Tale sentenza, relativa agli articoli 55 e 56 del Codice del Terzo settore, potrebbe aprire una nuova stagione nei rapporti tra Amministrazioni pubbliche ed enti del Terzo settore”.
Alla presentazione da remoto del volume prenderanno parte Luca Antonini, giudice costituzionale ed estensore della citata sentenza, Ferruccio De Bortoli, Presidente di Vidas ed editorialista del Corriere della Sera, Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo Settore, Valeria Negrini, Vicepresidente della Fondazione Cariplo e Giovanni Quaglia, Presidente della Fondazione CRT.
All’incontro, inoltre, non faranno mancare la loro voce anche autorevoli esponenti delle istituzioni come Alessandro Lombardi, Direttore Generale del Terzo Settore del Ministero del Lavoro, Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia e responsabile Welfare e Terzo Settore dell’ANCI e Francesco Boccia, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie. Saranno altresì presenti i tre curatori del Quaderno, Fici, Gallo e Giglioni.
“Il testo rappresenta – continua il Presidente Bobba – un utile strumento di riflessione in una stagione che si spera sempre più contrassegnata dalla “comunione di scopo” tra Amministrazioni pubbliche ed Enti del terzo settore. Un’architrave normativa sulla quale poggiare il riconoscimento degli Enti di terzo settore come attori importanti nella programmazione e progettazione di servizi e attività di interesse generale a favore dei cittadini e in particolare di quelli più vulnerabili. Ci attendiamo – conclude Bobba – un cambiamento vero e concreto a cui Terzjus contribuirà anche attraverso ulteriori attività come il seminario di alta formazione, previsto a marzo 2021, per mettere a confronto e far conoscere i modelli e le buone pratiche di “amministrazione condivisa” già presenti nel nostro Paese”.
Si può partecipare all’incontro collegandosi al link dedicato sul canale YouTube https://youtu.be/GkDOk5l9QpQ
Chi fosse interessato al testo lo può scaricare gratuitamente, mediante l’iscrizione alla newsletter al sito www.terzjus.it.
L’opinione
di Luigi Bobba
Dopo la sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale non sarà più possibile sostenere che lo Stato sia l’unico titolare del bene comune. Già Ferruccio de Bortoli, il primo settembre su Buone Notizie, sosteneva che la «disattenzione al limite della sciatteria» nei confronti del Terzo settore, fosse il frutto di una visione ideologica incapace di riconoscere al privato-sociale quella funzione di «cuscino solidale a favore della parte più debole del Paese, degli invisibili e dei dimenticati». Ebbene, la sentenza della Corte si muove invece in tale direzione, affermando che l’art.55 del Codice del Terzo settore – che regola i rapporti tra Enti del Terzo settore e amministrazioni pubbliche – rappresenta una delle più significative attuazioni del principio di sussidiarietà orizzontale. Per tale principio, le diverse articolazioni dello Stato hanno il compito di «favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, nello svolgimento di attività di interesse generale, secondo il principio di sussidiarietà».
In sintesi, la Corte afferma che nel rapporto tra Ets e amministrazioni pubbliche, vi è una «comunione di scopo» che giustifica un trattamento specifico nei confronti degli Ets. Infatti, l’articolo 55 del Cts prefigura una convergenza di obiettivi tra privato sociale e Stato nel realizzare interventi diretti ad elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale. La Corte riconosce che in relazione ad attività a forte valenza sociale sia compatibile anche con il diritto dell’Unione europea, un modello organizzativo ispirato non al principio di concorrenza ma a quello di solidarietà. Dunque, la sentenza rappresenta una vera rivoluzione culturale sul tema della «amministrazione condivisa». Naturalmente questa particolarità è riservata esclusivamente agli Ets che, per struttura, scopo e funzionamento, potranno iscriversi al Registro unico del Terzo settore. Si aggiunga che nel settembre scorso, nel Decreto Semplificazioni è stata introdotta una norma del tutto coerente con la sentenza della Corte. Ovvero che, quando un’amministrazione pubblica vuole realizzare un servizio o un’attività di interesse generale, deve avvalersi prioritariamente degli articoli 55 e 56 del Cts e non del Codice degli appalti, assumendo il ruolo di «partner di progetto» secondo i principi di co-programmazione e co-progettazione. Insomma, per gli Ets si tratta di passare dal ruolo di semplice fornitore a partner dello Stato nella realizzazione e cura di beni comuni. A tal proposito giova richiamare i contributi raccolti nel primo Quaderno di Terzjus – Osservatorio giuridico del Terzo settore ( scaricabile da sito www.terzjus.it). Uno strumento utile per passare dalla norma alla prassi, al fine di contrastare quella «miopia suicida» – evocata da de Bortoli – che impedisce di riconoscere al Terzo settore un ruolo essenziale sia nel rilancio economico che nella coesione sociale del Paese.
Presidente di Terzjus
Corriere Buone Notizie del 11 novembre 2020
In occasione della pubblicazione del primo Quaderno di Terzjus dedicato ai rapporti tra le Pubbliche Amministrazioni e gli Enti del Terzo Settore, il Presidente Bobba, accompagnato da alcuni consiglieri di Terzjus, ha incontrato la Sen. Maria Elisabetta Alberti Casellati, Presidente del Senato della Repubblica.
TERZJUS – Osservatorio di Diritto del terzo settore, della filantropia e dell’impresa sociale
Gentile Presidente,
la ringrazio per questa possibilità di incontro con Terzjus, l’Osservatorio di diritto del Terzo settore, della filantropia e dell’impresa sociale.
Nel mese di febbraio del 2020 abbiamo costituito questa associazione grazie all’impegno e alla convinzione dei soci fondatori (Acli, Airc, Anpas, Assifero, Auser, Consiglio Nazionale dei Commercialisti e dei Dottori Contabili, Consorzio Welfare Ambito3 BR, Fondazione Italia Sociale, Forum Nazionale del Terzo Settore, Italia non Profit, Rete Misericordie e solidarietà). Il nostro intento è semplice e ambizioso allo stesso tempo: diventare uno strumento autorevole e qualificato di monitoraggio della legislazione sul Terzo Settore, la filantropia e l’impresa sociale; ma anche fornire alle istituzioni indicazioni per le politiche da adottare in questi stessi campi.
La nostra scelta nasce in un contesto mutato in ragione del varo della riforma del Terzo Settore: con il 2017 è nato un diritto comune del Terzo Settore, si è definita una carta d’identità degli Enti del Terzo Settore dando così attuazione all’ultimo comma dell’art. 118 della Carta Costituzionale.
Tutto è avvenuto mediante una legge delega approvata nel 2016 e una molteplicità di atti legislativi mediante i quali è stato introdotto un Codice del Terzo Settore, una disciplina specifica e innovativa per le imprese sociali, una revisione del 5 per 1000 e fatto nascere il Servizio Civile Universale. Siamo il primo paese europeo ad avere adottato una normativa comune per tutto il vasto e variegato campo del Terzo Settore.
Queste novità ci hanno indotto a creare uno strumento – l’Osservatorio Terzjus – che mette a disposizione non solo del legislatore, degli operatori professionali del mondo accademico, ma anche di un più vasto universo di operatori del Terzo Settore, ovvero di persone e organizzazioni impegnate nel campo della solidarietà e della promozione sociale e culturale.
Ci siamo dotati di un qualificato Comitato Scientifico formato da accademici di valore, ma anche di operatori professionali qualificati, nonché di studiosi di altri paesi europei.
Ci dedicheremo in particolare a tre attività.
1. Realizzare un “Terzjus Report” annuale sullo stato e le prospettive della legislazione del Terzo Settore, monitorando in modo costante la normativa primaria e secondaria, nazionale e regionale.
2. Realizzare ogni due anni un “Rapporto Europa” in modo da poter confrontare le legislazioni dei diversi paesi con le normative comunitarie.
3. Fornire un supporto formativo alle istituzioni, in particolare quelle regionali e comunali, affinché recepiscano e attuino pienamente il Codice del Terzo Settore.
A tal proposito, voglio segnalarle che la nostra prima attività è stata incentrata su un approfondimento di due articoli particolarmente innovativi del Codice del Terzo Settore – il 55 e il 56 – che regolano i rapporti tra Pubbliche Amministrazioni ed Enti del Terzo Settore. Tali articoli sono stati già oggetto di pareri e sentenze di organi giurisdizionali (Consiglio di Stato e diversi TAR); ma più recentemente di una sentenza della Corte Costituzionale – la n. 131 luglio 2020 – particolarmente importante e che segna un indirizzo chiaro circa quella che viene definita “amministrazione condivisa”.
Non a caso, Lei stessa, nel messaggio che ci aveva inviato per il lancio di Terzjus il 25 giugno, aveva sottolineato che tra Istituzioni e Terzo Settore vi è “la necessità’ di un’alleanza che abbiamo il dovere di salvaguardare anche con interventi normativi dando finalmente piena attuazione alla riforma del Terzo Settore e soprattutto che ne riconoscano il ruolo fondamentale nella costruzione di una società più equa, libera e solidale”.
Così abbiamo pensato di raccogliere in un “Quaderno” – uno strumento di lavoro – i contributi di numerosi studiosi dedicati proprio all’interpretazione degli articoli 55 e 56 del CTS anche alla luce della sentenza della Corte prima richiamata. E’ nato così un volumetto – edito proprio in questi giorni – che vogliamo consegnarle proprio come primo contributo di Terzjus alla piena ed efficace attuazione della riforma.
In conclusione, voglio ancora sottolinearle due esigenze pienamente condivise dai nostri soci fondatori:
1. dare rapida e piena attuazione alla riforma, emanando rapidamente gli atti amministrativi ancora mancanti e consentendo così agli ETS di fruire pienamente delle opportunità e delle risorse contenute nei diversi atti legislativi del 2017;
2. mettere mano, all’interno di Next Generation Eu, ad un vero e proprio “Action plan per l’economia sociale e il Terzo Settore” seguendo la scelta che la Commissione europea ha fatto di affidare una delega specifica ad uno dei commissari. Sarebbe il modo per dare pieno riconoscimento al Terzo Settore come attore rilevante non solo per il rilancio economico del Paese ma anche per rafforzare le reti di solidarietà sociale così duramente messe alla prova con la crisi Covid.
Equità, libertà e solidarietà: i tre valori che lei ha richiamato nel suo messaggio del 25 giugno, sono per noi l’ispirazione costante per dare la giusta direzione al nostro lavoro.
Dr. Luigi Bobba, Presidente dell’Associazione Terzjus
GLI E.T.S.: TRA CODICE DEL TERZO SETTORE E CODICE DELLA CRISI
PROFESSIONI A CONFRONTO
Lunedì 28 settembre 2020 dalle 14.30 alle 17.30
Introduce
Dott. Luigi Bobba
(Presidente Terzjus – Osservatorio di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale – già Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le Politiche Sociali con delega al terzo settore)
Intervengono
Prof. Avv. Guido Bonfante: La probabile risurrezione dell’impresa civile e l’insolvenza. Un problema aperto?
(già Professore Ordinario di Diritto Commerciale, Università di Torino)
Prof. Davide Maggi: Rendicontazioni contabile, economico-finanziaria e sociale negli E.T.S.
(Università del Piemonte Orientale)
Dott. Luciano De Angelis: L’organo di controllo negli E.T.S.
(Dottore commercialista, Revisore legale, membro Gruppo di lavoro per le norme di comportamento del collegio sindacale)
Prof. Avv. Alessandro Monteverde: Le responsabilità dei gestori degli E.T.S.
(Università del Piemonte Orientale)
Prof. Not. Maurizio Cavanna: L’assemblea delle fondazioni di partecipazione, E.T.S. e non.
(Università di Torino)
Modera: Prof. Marina Spiotta
(Università del Piemonte Orientale)
Responsabile del progetto: Avv. Daniele Capolupo
(Cultore di Diritto Commerciale Università del Piemonte Orientale, Partner dello Studio Legale Cedars Associati)
Il Convegno si svolgerà sulla piattaforma Google Meet
Per informazioni: Avv. Daniele Capolupo e-mail cedars@cedarsassociati.it