Formazione duale e reskilling
L’occupazione è la prima sfida di Mario Draghi. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza su cui il Governo sta lavorando sarà fondamentale per rilanciare il lavoro. Sul numero del magazine di marzo proviamo a indicare un orizzonte possibile, concreto e ad alto impatto
leggi qui l’articolo di Luigi Bobba pubblicato a pag. 29 di Vita Magazine, #3 marzo 2021
Il nuovo governo e il ministro del Lavoro Andrea Orlando si troveranno subito di fronte ad una scelta rilevante: se prorogare o meno il blocco dei licenziamenti in vigore fino al 31 marzo. Stop ai licenziamenti, nuovo piano ristori per autonomi e collaboratori e Cassa integrazione sono temi spinosi ma che rappresentano solo la parte emersa dell’iceberg. Ma allo stesso tempo, il rischio di di un impatto devastante deriva ancor di più dalla parte nascosta dell’iceberg – lavoro. E, come si sa, ciò che le acque nascondono è molto più grande e pericoloso,di quello che riusciamo a vedere in superficie. Fuor di metafora, la parte nascosta dell’iceberg è rappresentata dai dati che l’Istat ci ha messo sotto gli occhi poche settimane fa. Nonostante il blocco dei licenziamenti, il sistema Italia ha perso nell’ultimo anno 444.000 occupati. Di questi, i tre quarti sono donne. Il prezzo più pesante lo hanno pagato le persone con contratto a termine (-393.000) e i lavoratori autonomi (- 209.000). Il 30% circa dei giovani sono inoccupati e si è gonfiato il numero degli inattivi,cresciuti di 150.000 unità. Come evitare che giovani, donne, precari e lavoratori autonomi siano ulteriormente colpiti dalla crisi pandemica? Certo, bisogna investire,fare “debito buono”come ha detto il presidente del Consiglio Draghi, creare cioè le condizioni perché le imprese possano crescere ed innovare. Ma non basta. Uno dei nodi irrisolti riguarda la carenza di politiche attive del lavoro. Ecco una delle priorità del PNRR, da tener ben presente nella riscrittura che il nuovo Governo intende fare. Per questa “missione” suggerisco tre vie che presuppongono sia un’adeguata destinazione di risorse,che una necessaria riforma delle attuali normative.
Innanzitutto, sviluppare il sistema duale della formazione. Nato con il Jobs Act, è incentrato essenzialmente su due strumenti: apprendistato formativo e istruzione tecnica superiore. Quali le ragioni per motivare tale scelta? Primo:per abbattere il tasso di abbandono scolastico nel conseguimento della licenza dell’obbligo e dei titoli secondari – oggi superiore al 16% – per portarlo, come ci chiede la UE,sotto il 10%. Secondo: il nostro Paese,nonostante l’alto tasso di inoccupazione giovanile, presenta un forte mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Unioncamere ci dice che le imprese hanno difficoltà a reperire operai specializzati, tecnici, professionisti e artigiani sia per carenza di candidati che per mancanza delle competenze necessarie. Il sistema duale di istruzione e formazione si è rivelato – in questi ultimi tre anni – uno strumento efficace per ridurre l’abbandono scolastico e favorire la transizione scuola/lavoro. Forma – la principale rete delle agenzie formative accreditate dalle Regioni – ha avanzato una proposta che l’ultima versione del PNRR ha recepito solo parzialmente. Serve un investimento di più di 5 miliardi per raggiungere circa 160.000 giovani disoccupati senza un titolo di studio secondario in modo da farli accedere, in apprendistato formativo, all’ultimo anno dei percorsi triennali di Ie FP per il conseguimento della qualifica o del diploma professionale. E di coinvolgere, circa 400.000 Neet con diploma di scuola secondaria, da inserire, in apprendistato duale di terzo livello, finalizzato al conseguimento di un diploma ITS.(Istruzione Tecnica Superiore)
Una seconda via a cui attribuire risorse è il Servizio civile. La legge di bilancio 2021 ha disposto di portare a 300 milioni lo stanziamento annuale, in modo da poter avviare circa 55.000 volontari in servizio civile. Un buon segnale ma insufficiente per accogliere tutte le domande di coloro che vorrebbero fare questa esperienza, che sono 80/100.000 ogni anno. Infatti, il Servizio civile si è rivelato uno strumento utile per far crescere una cultura della solidarietà,ma altresì un modo per consentire ad alcune decine di migliaia di giovani di fare un’ esperienza utile per maturare competenze spendibili per il successivo inserimento professionale. Diverse ricerche ci dicono che la possibilità di occuparsi e la durata della transizione scuola/lavoro sono significativamente migliori per i giovani che hanno fatto servizio civile rispetto alla generalità della popolazione giovanile. E per diffondere la cultura del volontariato e dell’impegno civico si potrebbe altresì sperimentare un’alternanza scuola/servizio civile per tutti i giovani tra i 16-18 anni che frequentano una scuola secondaria o la formazione professionale. Due strade complementari che richiedono complessivamente circa due miliardi di investimento.
Infine,sul piano delle riforme occorre mettere mano rapidamente alla regolazione degli strumenti di inserimento al lavoro dei giovani: tirocinio e apprendistato. La prospettiva è quella di avere l’apprendistato come unico e vero contratto di formazione. Tale obiettivo passa attraverso la revisione sia della normativa sui tirocini che dell’apprendistato. Circa i tirocini si potrebbe seguire la via francese, riducendo drasticamente la possibilità di attivare tirocini extracurricolari e legando la durata degli stessi al tipo di mansione che si andrà a svolgere. E, allo stesso tempo, fissare l’obbligo per i tirocini curricolari ( quelli che vengono attivati durante il percorso di studi) di una retribuzione minima di 350/400 euro mensili . Questa revisione porterebbe a rafforzare il sistema duale di istruzione formazione facendo dell’apprendistato un vero contratto formativo finalizzato ad ottenere, anche lavorando,un titolo secondario o terziario. Oggi l’apprendistato, articolato su tre livelli, è troppo macchinoso per poter essere facilmente utilizzato dalle imprese che, in molti casi, anche per il minor costo e i minori vincoli, si affidano ai tirocini. Inoltre,quello più scelto dalle imprese non è un vero contratto formativo,- l’ apprendistato di secondo livello – in quanto la formazione è ridotta a meno di 150 ore e non dà luogo al conseguimento di un titolo di studio. Naturalmente anche qui serve un investimento di risorse per ridurre la contribuzione dovuta dal datore di lavoro e sostenere i costi per i tutor aziendali. E, sul versante delle scuole e delle agenzie formative,destinare più risorse per avere moduli formativi flessibili e compatibili con l’organizzazione delle imprese,introducendo la figura professionale del tutor per l’orientamento e l’inserimento al lavoro.
In sostanza, rafforzamento del sistema duale di istruzione, revisione della normativa su tirocinio e apprendistato e realizzazione di un servizio civile veramente universale darebbero forma ad un investimento sui giovani come unica e vera garanzia di equità generazionale. Non dimentichiamo che i 2/3 delle risorse di Next Generation Eu, dovremo restituirle entro il 2058 . Dunque, stiamo impegnando risorse di cui i nostri figli e nipoti avranno l’onere di restituire. Solo cosi il PNRR sarà veramente un programma da Next Generation Italia.
Altro che bonus e sussidi, ai giovani serve lavoro e formazione
Leggi l’articolo di Maurizio del Conte su Il foglio del 3 settembre 2020
Si parla di giovani solo per sciacquarsi la bocca dalla abbuffata di sussidi. Ma se ci interessa davvero il futuro dei giovani dobbiamo investire in scuola, formazione professionale, orientamento e servizi al lavoro. La mia opinione su @ilfoglio_it #altrochesussidi pic.twitter.com/LKElCkKLl4
— maurizio del conte (@maudelconte) September 3, 2020
Escola Estrela do Mar: non solo luogo di apprendimento ma anche laboratorio per fare cose utili per la comunità
Alla Estrela do Mar di Inhassoro stanno per terminare gli esami. Con il Natale, infatti, si conclude l’anno scolastico ed è tempo di risultati e di bilanci.
Dal vicedirettore dell’Istituto Tecnico Industriale (creato dalle Acli e dai nostri missionari vercellesi), Celso Guissemo, ricevo una documentazione su un progetto particolarmente originale che è stato realizzato in questo anno 2019. Si chiama “Provare a fare manutenzione e riparazione di piccoli elettrodomestici”. Ha visto coinvolti 54 studenti (di cui 6 ragazze) del corso di “elettricità industriale” guidati da tre formatori e si è svolto con un modulo della durata di quattro mesi. Di che si tratta? Innanzitutto gli studenti sono stati sensibilizzati a raccogliere dalle loro famiglie e dalla comunità di Inhassoro dei piccoli elettrodomestici non più funzionanti ma ancora in buono stato. Sessantatré famiglie hanno accettato di far pervenire alla scuola piccoli elettrodomestici di varia natura: dai ferri da stiro ai ventilatori; dai fornelli elettrici ai frullini; da lampade a basso consumo a lettori cd; e anche qualche decoder TV o amplificatori; e perfino una pompa per l’acqua. I ragazzi,seguiti dai formatori, si sono messi al lavoro hanno riparato 104 dei 115 elettrodomestici che erano stati consegnati, più del 90% del totale. Il progetto ha dunque conseguito un duplice risultato: i ragazzi hanno verificato sul campo che possono applicare le conoscenze che hanno imparato a scuola e che le loro competenze sono importanti per trovare un lavoro. Le famiglie hanno visto che la scuola può, oltre essere un luogo di apprendimento, diventare un laboratorio per fare cose utili per la comunità. Il valore del lavoro di riparazione effettuato può essere quantificato in circa 30.000 meticais (circa 450 euro). Ma il valore più importante sta nel fatto che i ragazzi si sono resi conto che le loro competenze sono effettive e la comunità di Inhassoro ha percepito quanto l’investimento nella scuola sia una risorsa decisiva per il futuro dei propri giovani. Insomma attraverso la riparazione e il riuso di questi oggetti, si è anche dato vita ad un piccolo esperimento di economia circolare.
Formazione professionale. Accordo tra le Acli e l’Unione Africana
Martedì 10 dicembre la firma del memorandum ad Addis Abeba. Il protocollo d’intesa ha una durata di 24 mesi e può rappresentare il futuro per tantissimi giovani