Unione europea Economia sociale, l’Europa si muove. L’Italia non perda il treno

Si apre una stagione che potrebbe davvero offrire un’occasione irripetibile per aprire finalmente un confronto a livello europeo sul ruolo delle organizzazioni di Terzo settore e sulla necessità di introdurre misure fiscali in grado di riconoscere e valorizzare l’impatto sociale dell’economia sociale. Il Commissario per i diritti sociali e il lavoro e il semestre a guida portoghese sono un’opportunità, ora tocca al Governo italiano

(…) Uso quindi questo spazio per provare a lanciare un appello per passare all’azione sul piano politico e sulla necessità di farlo adesso. Troppe volte i politici europei hanno parlato di investimenti ad impatto sociale, delegando al settore privato e ad una aspettativa filantropica, il compito di agire le leve finanziarie per realizzare innovazione sociale.

leggi l’articolo di Giuseppe Guerini, Presidente Cecop-Cipoca Europe, su Vita.it del 09 dicembre 2020

https://twitter.com/FedSolidarieta/status/1337677129379622913?s=20

 

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Lo sviluppo inatteso

Già da qualche anno che in Italia sono sorti movimenti e associazioni che spingono per il rilancio dei «territori dimenticati» perché rimasti fuori dalle direttrici di sviluppo

I flussi agostani degli italiani in vacanza stanno premiando zone del Paese che tradizionalmente restavano fuori dal giro. E questa novità, dovuta all’impossibilità di viaggiare all’estero, finisce per cumularsi ai casi di «fuga dalle città», resi plausibili dal massiccio ricorso al lavoro da remoto da parte delle aziende private e della pubblica amministrazione. Si tratta allora di fare di necessità virtù: trasformare queste delocalizzazioni implicite in un’occasione di «scoperta» delle aree interne.

leggi l’editoriale di Dario Di Vico sul Corriere della Sera del 9 agosto 2020

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“Pil, quando l’Italia fa meglio della Germania”, Marco Fortis su Il Sole 24 Ore

Occorre evitare conclusioni approssimative su dieci lunghi anni che non sono stati affatto omogenei tra loro bensì nettamente divisi in due tronconi: un primo periodo di forte crisi (2010-14) e un secondo di significativa crescita (2015-18), addirittura la più forte crescita che l’Italia abbia mai sperimentato da quando è cominciata la circolazione monetaria dell’euro

leggi l’articolo di Marco Fortis su Il Sole 24 Ore 

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Francesco Seghezzi: “Italia non è solo uno dei paesi OCSE con più basso numero di occupati”

 

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“Servire, in silenzio”

l’Italia è di fronte a una grave crisi strutturale. Non solo per gli indicatori economici che ogni giorno mostrano il declino del nostro Paese, ma anche e altrettanto gravemente a causa dell’impoverimento culturale e della coesione nelle relazioni sociali. Un Paese dilaniato dai conflitti diviene incapace di assumere scelte strategiche di lungo periodo, rischia di essere ossessionato dai tatticismi e dalle convenienze immediate; una nazione che dileggia il sapere e le competenze come qualcosa di distante dal popolo è un Paese destinato inevitabilmente al declino. Ma l’Italia non è solo questo.

leggi la lettera di Graziano Delrio al Direttore di Huffingtsonpost dell’8 settembre 2019

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“Nel 2018 solo 439mila bambini, il minimo storico dall’Unità d’Italia”

Continua il calo delle nascita in Italia, che si tradurrà in un progressivo svuotamento del mercato del con conseguenze enormi che facciamo finta di non vedere. Nel 2018 solo 439mila bambini, il minimo storico dall’Unità d’Italia. -18 mila rispetto al 2017 (-4,0%).

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In Italia non nascono più bambini: popolazione sempre più vecchia e in calo

Gli ultimi dati pubblicati da Istat confermano un drammatico andamento demografico caratterizzato da sempre meno nascite e da un allargamento costante della popolazione anziana
leggi l’articolo di Secondo Welfare

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Ecco il manifesto di Calenda per le elezioni europee

Ecco il manifesto di per le Si chiama “Manifesto per la costruzione di una lista unitaria delle forze europeiste”. lo ha letto in anteprima per Il Foglio

“Il destino dell’Europa è il destino dell’Italia. L’Italia è un paese fondatore dell’Unione Europea, protagonista dell’evoluzione di questo progetto nell’arco di più di 60 anni. E protagonisti dobbiamo rimanere fino al conseguimento degli Stati Uniti d’Europa, per quanto distante questo traguardo possa oggi apparire. Il nostro ruolo nel mondo, la nostra sicurezza – economica e politica – dipendono dall’esito di questo processo”

 

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