Al via l’indagine per conoscere l’opinione degli enti no profit sulla riforma del settote

L’obiettivo di “Riforma in Movimento” è quello di conoscere cosa pensano le organizzazioni sul Registro Unico Nazionale sulle ultime novità legislative. Il presidente di Terzjus Luigi Bobba: «Con il Report 2022 vogliamo dare conto dei passi compiuti e degli ostacoli incontrati nell’attuazione della riforma. E la voce di chi lavora tutti i giorni nelle nostre comunità è fondamentale per calarsi nei processi reali e offrire alle istituzioni sollecitazioni e qualificate proposte»

leggi l’articolo su Famiglia Cristiana del 23 marzo 2022

Luigi BobbaAl via l’indagine per conoscere l’opinione degli enti no profit sulla riforma del settote
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RIM “Riforma in Movimento” edizione 2022: partecipa anche tu all’indagine

L’attuazione della Riforma del Terzo Settore prosegue, e con la recente attivazione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore le organizzazioni non profit si stanno interfacciando con nuovi adempimenti, riassetti strutturali, ma anche nuove opportunità e sfide.
Per questo motivo Terzjus – Osservatorio di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale, in collaborazione con Italia non profit, lancia l’indagine digitale “Riforma in Movimento – Edizione 2022” alla quale sono chiamati a partecipare tutti gli enti non profit italiani.
Ti invito a partecipare all’indagine, dedicando qualche minuto del tuo tempo, perché i risultati, che saranno resi pubblici e disponibili per tutti sul portale “Riforma in Movimento”, diventeranno parte integrante del Terzjus Report 2022 e verranno presentati alle istituzioni per portare la voce e l’esperienza di chi la Riforma la vive in prima persona, all’attenzione dell’opinione pubblicae dei rappresentanti di reti e istituzioni nazionali ed europee.
Grazie per l’attenzione
Luigi Bobba
PARTECIPA ALL’INDAGINE
22 marzo – 29 aprile 2022 – PERIODO DI INDAGINE: Il Terzo Settore italiano può partecipare all’indagine e esprimere il proprio punto di vista.
Maggio-Giugno 2022 – ELABORAZIONE DATI: I dati raccolti verranno analizzati per la restituzione finale.
Luglio 2022 – PUBBLICAZIONE: I risultati dell’indagine saranno online in uno spazio aperto e gratuito per tutto il Terzo Settore, i media e le istituzioni. I dati saranno inoltre commentati all’interno del Terzjus Report 2022.
La Riforma del Terzo Settore è realtà: sta investendo sempre di più la quotidianità delle organizzazioni non profit ed è sempre di più oggetto delle riflessioni di tutto il Terzo Settore, impegnato a capire, decidere, agire.
Il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore è il protagonista di questo primo trimestre, e sappiamo che cresce ogni giorno il numero delle organizzazioni non profit, come la tua, che si stanno confrontando con esso. Come sta andando?
Hai l’occasione di condividere la tua esperienza, i tuoi dubbi e le tue opinioni: li faremo arrivare alle istituzioni.
PARTECIPA ALL’INDAGINE
Dopo la grande partecipazione dello scorso anno con più di 1600 rispondenti, il progetto di ricerca “Riforma in Movimento” torna a dare voce agli enti che vivono il cambiamento. L’obiettivo dell’indagine è unire le idee di tutti, metterle nero su bianco e posizionarle sul tavolo di chi decide, al centro del dibattito pubblico.
I risultati del 2021, presentati alle più alte cariche istituzionali, hanno mostrato specifiche necessità e grandi aspettative sul futuro della Riforma, e adesso che essa è effettiva e che il Registro Unico
Nazionale del Terzo Settore è avviato, l’urgenza di sapere come gli enti si stanno preparando e come stanno agendo è tornata ancora più forte di prima.
Luigi BobbaRIM “Riforma in Movimento” edizione 2022: partecipa anche tu all’indagine
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“Una Riforma… in partenza” a Buongiorno inBlu2000 delle 09:30 del 10/11/2021

La mia intervista per il lancio dell’instant book Riflessioni e dibattito sulla Riforma. 42 interviste a leader e stakeholders del Terzo settore questa mattina “Buongiorno inBlu2000” alle 09:30.

Ascolta al minuto 13′:35″

Luigi Bobba“Una Riforma… in partenza” a Buongiorno inBlu2000 delle 09:30 del 10/11/2021
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Bobba da Mattarella per il “report” di Terzjus

EVENTO / Riforma del 3° settore: «Serve un’accelerazione»

Si è svolto giovedì 1°luglio, l’incontro tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e una delegazione di Terzjus, formata dal presidente, Luigi Bobba, il segretario generale, Gabriele Sepio, e il direttore scientifco, Antonio Fici, per presentare e consegnare il primo Terzjus Report sulla Riforma del Terzo Settore, che è stato oggetto di un seminario nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica.

«Siamo onorati – commenta Bobba – di avere avuto la possibilità di incontrare il presidente Mattarella e di potergli presentare il rapporto “Riforma in movimento”, redatto in occasione del primo compleanno diTerzjus. Con il presidente abbiamo sottolineato la novità della nuova legislazione, che si è proposta di dare un vestito unitario al mondo del Terzo Settore. Ma non bastano nuove norme per conseguire l’obiettivo di valorizzare quell’“Italia che ricuce”, è necessario infatti camminare tutti nella stessa direzione, solo così il Terzo Settore potrà veramente diventare struttura portante dell’intero Paese. Dai risultati del rapporto – conclude Bobba – viene un invito forte alle istituzioni preposte all’attuazione della riforma, non solo ad accelerare il passo, ma anche ad accompagnare con adeguate risorse questo importante cambiamento».

leggi l’articolo su Corriere Eusebiano di sabato 17 luglio 2021

Luigi BobbaBobba da Mattarella per il “report” di Terzjus
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Terzo settore, decalogo per non sprecare una buona riforma (pronta da 4 anni)

di Silvia Morosi su Corriere Buone Notizie del 13 luglio 2021

Sono passati quattro anni dall’approvazione del decreto legislativo 117/2017, meglio conosciuto come Codice del Terzo Settore. Ma cosa pensano della riforma le organizzazioni? E che impatto ha avuto il provvedimento sulla struttura e sul vissuto quotidiano di quanti operano nel mondo del no profit e dell’impresa sociale? A raccontarlo sono i diretti interessati nelle pagine di “Riforma in movimento”, il primo rapporto sullo stato di salute e le prospettive della Riforma del Terzo settore. Promosso da Terzjus e Italia non profit, lo studio ha visto il coinvolgimento, per due mesi, di più di 1.500 organizzazioni (1.671 per la precisione) e 24 partner. Cosa emerge dall’indagine?

Se da un lato la quasi totalità degli intervistati (86%) ritiene che l’iter legislativo per l’approvazione del decreto sia stato troppo lungo, il giudizio sull’istituzione di un registro unico nazionale del Terzo Settore è molto positivo: il 56,7% degli operatori lo ritiene uno strumento di apertura verso l’esterno, utile a riorganizzare il sistema di registrazione degli enti che “volontariamente” desiderano registrarsi per ottenere le agevolazioni fiscali e, più in generale, della legislazione di favore collegata alla qualifica di “Ente del Terzo Settore” (Ets). Se un’organizzazione su tre ancora non conosce alla perfezione questa opportunità, ben l’87% dei soggetti dichiara di volersi iscrivere. E ancora, un ente su 2 ha già adeguato il proprio statuto al nuovo modello, in modo da essere pronto ad affrontare meglio le sfide future. Una rivoluzione accolta con ottimismo: più dell’80% degli intervistati guarda con favore alla riforma, e si aspetta un’azione delle istituzioni più incisiva su un mondo che solo nel nostro Paese coinvolge 300.000 associazioni, 1 milione di lavoratori e oltre 5 milioni di volontari.

Un mondo variegato, quello del volontariato e dell’associazionismo, che opera con un solo obiettivo: perseguire il bene comune. “La nostra ricerca – spiega Luigi Bobba, presidente di Terzjus (nella foto sopra) – è stata la prima occasione per dare la parola ai destinatari della Riforma del Terzo settore”. Una riforma, chiarisce, “conosciuta più per gli aspetti regolamentari e gli adempimenti, che per le norme promozionali e le opportunità che offre”. Per questo, ha aggiunto, è stato consegnato al Ministro del Lavoro Andrea Orlando un decalogo (10 azioni per non sprecare una buona riforma) che vuole essere “uno stimolo affinché le istituzioni preposte mettano in campo azioni informative e promozionali rivolte in particolare alle organizzazioni di piccole dimensioni”.

Qui il report completo.

Luigi BobbaTerzo settore, decalogo per non sprecare una buona riforma (pronta da 4 anni)
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Terzjus Report 2021, il primo Rapporto sulla legislazione del Terzo settore

Asolta la mia intervista a Giornale Radio Sociale

Terzjus Report 2021, il primo Rapporto sulla legislazione del Terzo settore

Luigi BobbaTerzjus Report 2021, il primo Rapporto sulla legislazione del Terzo settore
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Terzo settore e politica, né primi né terzi, ma inclusivi

Amato ha rivolto un accorato appello al Terzo settore – che quotidianamente si occupa dei più deboli – a non dimenticarsi della democrazia, che oggi è talmente fragile da rischiare di implodere. Credo che la sua via possa essere una delle strade, ma non la sola. Nel tempo del dominio degli algoritmi e dell’affermarsi di leader carismatici, si sente sempre più la mancanza di un soggetto decisivo per la qualità della nostra vita futura: la comunità

Luigi Bobba su Vita.it del 6 luglio 2021

Giuliano Amato, in un appassionato intervento sulla sussidiarietà orizzontale – durante la presentazione ( 2 luglio sala Capitolare del Senato) del Terzjus Report 2021 – , ha ripreso un tema che gli è particolarmente caro e sul quale Vita ha lanciato una discussione aperta, chiamando ad esprimersi diversi esponenti del Terzo settore e non solo. Ebbene, nelle sue parole conclusive, Amato ha rivolto un accorato appello al Terzo settore – che quotidianamente si occupa dei più deboli – a non dimenticarsi della democrazia, che oggi è talmente fragile da rischiare di implodere. Non vi è stato il tempo – durante l’incontro – di capire come il Terzo settore possa occuparsi della democrazia; anche se, sappiamo bene che Amato, nell’editoriale di apertura per Vita, ha espresso una linea per nulla scontata. Il Terzo settore – ha sostenuto il vicepresidente della Corte Costituzionale – poichè rimane uno dei pochi luoghi di “addestramento” alla cura del bene comune e alla tutela interessi generali di una società, dovrebbe decidere, superando paure e ritrosie, di prendere parte direttamente all’azione politica, non aspettando improbabili o interessate chiamate dagli attori politici già sul campo. La decadenza dei processi partecipativi, nonché le gravi condizioni del “malato” – la democrazia – giustificherebbero una scelta per lo meno atipica se non dirompente. D’altra parte, il consolidato sistema del collateralismo, finché non è diventato una pura cinghia di trasmissione , ha svolto – fino alla fino all’inizio degli anni ’70 – egregiamente il suo compito. Dalla società civile – associazioni, sindacati, cooperative, movimenti, centri culturali – si attingeva per trovare energie fresche e capaci di convogliare nella vita politica nuove istanze e nuovi bisogni. La sclerotizzazione dei partiti e l’esplodere prepotente della Rete hanno fatto saltare questo circuito virtuoso, alimentando i movimenti populisti e lasciando spazio all’affermarsi del leaderismo nell’azione politica. A ciò si aggiunga la scomposizione sociale generata dai processi di globalizzazione che hanno finito per lasciare morti e feriti sul campo e minare alla base il sentimento di fiducia verso il futuro, ovvero la convinzione che il domani dei propri figli e nipoti sarebbe stato migliore. E la forza della politica stava proprio nella capacità di interpretare e di esprimere questo sentimento.

Dentro questo radicale cambiamento, emergono domande che attendono una risposta convincente. Come non assecondare le spinte populistiche, come evitare che le Rete determini le nostre emozioni, i nostri sentimenti e comportamenti? Come resistere alle derive della società emozionale di massa? E, ancora, la politica è in grado di affrontare queste sfide? Mi viene alla mente a tal proposito un monito del grande Totò che diceva che “in tempi di crisi, gli intelligenti cercano soluzioni, gli stupidi colpevoli”. Chi fa politica è capace di esercitare questa intelligenza? Di non assecondare e alimentare solamente le paure e il disorientamento delle persone e dei popoli? Di non limitarsi ad annunciare, ma di realizzare? È su questo terreno che si può misurare l’energia e la vitalità del Terzo settore. Credo che la via indicata da Amato possa essere una delle strade, ma non la sola. Nel tempo del dominio degli algoritmi e dell’affermarsi di leader carismatici, si sente sempre più la mancanza di un soggetto decisivo per la qualità della nostra vita futura: la comunità. Intesa non come sentimento nostalgico, ma come risorsa per restituire significato alla vita delle persone e speranza ai popoli per il destino del loro Paese. Quella comunità dimenticata dallo stato e dai mercati che si rivela sempre più necessaria in quanto i mercati non possono essere l’unico attore dominante dei tutti i processi sociali ed economici e le democrazie non possono essere consegnate nelle mani di leader autocratici che le trasformano ben presto in democrature.

Per il Terzo settore non si tratta di rivendicare una primogenitura, né tanto meno una presunta superiorità morale. Né primi, né terzi si potrebbe dire, ma inclusivi. E l’inclusione è oggi la chiave per affrontare le nuove fratture sociali che si presentano come le vere sfide del futuro:quella generazionale, quella ambientale e quella delle eguali opportunità di accesso ai beni essenziali tra popoli del Sud e del Nord del mondo. Accanto alla transizione ecologica, occorre elaborare un paradigma della “transizione sociale”, ovvero come la politica possa essere in grado di assicurare una vita buona per tutti, ricomponendo le tre fratture prima richiamate.

Questa nuova percezione del ruolo del Terzo settore, questo cambiamento culturale accompagnato anche dall’esercizio di responsabilità nella generazione e gestione di beni comuni, sono decisivi tanto quanto la partecipazione diretta alla vita politica.L’una via non esclude l’altra, perchè il malato è grave e servono sia interventi urgenti affinché non muoia, sia una terapia che – superata l’emergenza- possa restituire vitalità, forza, passione ai processi partecipativi democratici. Senza i quali la democrazia, anche senza colpi di stato, si estingue.

 

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Riforma del Terzo settore ed ETS: l’87% vuole iscriversi al registro unico nazionale

RIFORMA DEL TERZO SETTORE ED ETS: L’87% VUOLE ISCRIVERSI AL REGISTRO UNICO NAZIONALE. 1 ENTE SU 2 HA GIÀ ADEGUATO LO STATUTO, SOLO 1 ENTE SU 6 LA CONOSCE BENE E NE PERCEPISCE GLI EFFETTIVI VANTAGGI. L’86% GIUDICA L’ITER INGIUSTIFICATAMENTE LUNGO E SI ATTENDE UN ACCELERAZIONE NELL’APPLICAZIONE. SOLO IL 25% DEGLI ENTI CONOSCE LE MODIFICHE PIU’ IMPORTANTI DEL 5XMILLE, E L’OBBLIGO DI BILANCIO SOCIALE PREOCCUPA ANCHE CHI NON È TENUTO A FARLO. LA RIFORMA VIENE APPREZZATA PER AVER INTRODOTTO UN CORPUS UNITARIO DI NORME, MA È ANCORA POCO CONOSCIUTA PER GLI ASPETTI PROMOZIONALI

https://italianonprofit.it/riforma-in-movimento/risultati/

COMUNICATO STAMPA

Milano, 6 luglio 2021 – Sono questi i principali risultati della survey digitale promossa da Terzjus e Italia non profit presentati oggi in forma estesa e liberamente scaricabili. Attraverso la voce delle principali reti associative, cooperative e di volontariato, si è cercato di capire quale percezione hanno della riforma queste organizzazioni e che impatto ha avuto sulla loro struttura e sul loro vissuto quotidiano.

1671 organizzazioni partecipanti, 2 mesi di indagine, 24 partner coinvolti. Sono ora disponibili per il download gratuito (https://italianonprofit.it/riforma-in-movimento/risultati/) i risultati dell’Indagine “Riforma in Movimento” inseriti e commentati nel Primo Terzjus Report, presentato il 2 luglio alla sala Capitolare del Senato.

A oltre tre anni dall’avvio della Riforma del Terzo Settore, Terzjus e Italia non profit hanno domandato agli enti quali difficoltà hanno incontrato con la Riforma, le innovazioni riscontrate, in che modo si sono informati, cosa hanno già applicato dei cambiamenti previsti e quali suggerimenti hanno per i policy makers. Il risultato è un dossier di grande interesse dove i veri protagonisti della Riforma hanno condiviso la loro esperienza concreta rispetto a questo grande cambiamento che incide su molti ambiti di vita del Paese: dai rapporto tra enti e Pubblica Amministrazione ai legami con i donatori; dal regime fiscale per le attività senza fine di lucro fino allo sviluppo del Servizio civile universale e agli impatti dei servizi sui territori. 

Cosa pensano gli enti della Riforma e come hanno vissuto questo cambiamento? Considerando l’iter legislativo la maggioranza dei rispondenti è concorde nel giudicarlo come eccessivamente lungo (86%). Questo ritardo è dovuto per il 33,1% ai troppi decreti attuativi, per il 24,5% alla struttura stessa della riforma, per il 19,6% ad una lentezza del Parlamento. Positiva l’opinione sul Registro Unico Nazionale del Terzo Settore che viene considerato uno strumento di apertura verso l’esterno da più della metà degli intervistati (56,7%). Nonostante il Registro sarà in grado di rendere accessibili a tutti i dati essenziali degli enti, 1 organizzazione su 3 segnala di non essere a conoscenza di questa opportunità. Tra le maggiori novità introdotte dalla Riforma vi è la possibilità di svolgere, da parte degli enti, attività commerciali diverse da quelle di interesse generale. La novità viene percepita da quasi il 60% dei rispondenti, mentre il 22,2% non ne è a conoscenza e il 18% risponde “non saprei”. Singolarmente, per quanto riguarda il 5×1000: soltanto 1 ente su 4 è a conoscenza delle novità principali che riguardano una delle fonti di entrata di rilievo per una parte degli enti non profit; e, soltanto il 57% è consapevole delle nuove agevolazioni fiscali previste per le donazioni. Di questi solo il 36,6% le ha comunicate ai donatori. Di particolare rilevanza il dato per cui l’87% degli enti dichiara di voler iscriversi al RUNTS. Considerando il tema dell’adeguamento dello Statuto, 1 ente su 2 ha colto questa occasione per riscrivere le regole fondamentali della propria organizzazione, in modo da essere pronto ad affrontare meglio le sfide future. Rispetto ai nuovi schemi di bilancio, non si registrano particolari difficoltà nell’adottarli e comunque si è cominciato ad esaminarli. Il bilancio sociale viene vissuto come un obbligo dalla maggioranza delle organizzazioni che hanno partecipato all’indagine e il 48% dichiara di essere toccata da questo adempimento, anche se, per legge, l’obbligo è previsto solo per le organizzazioni con entrate superiori al milione di euro. Una lettura interessante di come gli enti vivono la Riforma viene data paragonando le risposte ricevute dagli enti considerando le loro dimensioni. Le organizzazioni di medie dimensioni (entrate tra i 30.001 Euro e 500.000 Euro) e grandi dimensioni (entrate uguali o superiori a 500.001 Euro) appaiono più consapevoli rispetto alle opportunità previste dalla riforma. In particolare, quelle di medie dimensioni sono anche quelle che sembrano aver colto maggiormente l’occasione dell’adeguamento dello Statuto per rivedere nel complesso le regole che guidano la loro organizzazione, e sono anche quelle più pronte a redigere il bilancio secondo i nuovi schemi. Quelle di dimensioni piccole (con entrate inferiori o uguali a 30.000 Euro) appaiono ben informate rispetto agli adempimenti.

“Gli enti del Terzo Settore stanno dando grandi segnali alle istituzioni: la volontà di aderire al RUNTS ci dice molto rispetto alla necessità di accessibilità e desiderio di aprirsi al mondo esterno, la confusione rispetto agli adempimenti da compiere è un segnale del percorso travagliato della Riforma, la grande partecipazione a questa ricerca e gli stimoli che gli enti hanno dato alle istituzioni riassumono la spinta che il Settore ha di essere parte attiva di questo cambiamento” – dichiara Giulia Frangione, CEO e Amministratore Unico di Italia non profit. “Il coinvolgimento di chi si occupa dei bisogni sociali, di chi lavora sui servizi, di chi disegna le risposte alle nuove necessità è fondamentale per strutturare politiche e nuove forme di sostegno alle organizzazioni. Per questo, la restituzione dei dati è resa disponibile gratuitamente. Sono indicazioni utili non solo per i policy makers ma per tutte le realtà filantropiche (fondazioni e aziende) che con il Settore collaborano e che ne supportano lo sviluppo”

“La survey digitale “Riforma in Movimento” – dichiara Luigi Bobba, presidente di Terzjus – è stata la prima occasione per dare la parola ai destinatari della Riforma del Terzo Settore, ovvero tutte quelle organizzazioni che, iscrivendosi al Registro assumeranno l’acronimo ETS: enti del Terzo settore. Attraverso le loro parole, si evidenziano luci e ombre della riforma. Molti hanno percepito la novità rilevante nell’avere finalmente un corpus unitario di norme che regola questo mondo alquanto variegato. Ma altrettanti sottolineano la lentezza con cui si è proceduto nella attuazione della riforma stessa.” Colpisce – continua Bobba – che la riforma sia conosciuta più per gli aspetti regolamentari e gli adempimenti, che per le norme promozionali e le opportunità che offre. Dato che si spiega anche per il fatto che diverse norme di attuazione non sono ancora state emanate. A questo scopo” – conclude Bobba – “abbiamo consegnato al Ministro del Lavoro Andrea Orlando un decalogo (10 azioni per non sprecare una buona riforma) che vuole essere uno stimolo affinché le istituzioni preposte accelerino il passo e mettano in campo azioni informative e promozionali rivolte in particolare alle organizzazioni di piccole dimensioni. In sintesi, la ricerca ci dice che gli enti, per più dell’80%, guardano positivamente alla riforma, ma si aspettano un’azione delle istituzioni più incisiva e chiedono altresì un monitoraggio costante della stessa. È proprio quello che Terzjus si è proposto di fare.”

Il campione della ricerca

All’indagine hanno partecipato 1671 persone che a diverso titolo rappresentano le organizzazioni del Terzo Settore. La survey si è conclusa con 1161 questionari completi e adeguati ai fini dell’analisi. Le tre tipologie di enti più presenti sono le APS, le ODV e le associazioni Onlus, che rappresentano più dei ⅔ dei rispondenti. Il settore di attività prevalente è quello dei servizi alla persona e ricreativo culturale e educazione, istruzione e formazione. Interessante è rilevare che il campione risulta in linea con quello del Censimento ISTAT delle Istituzioni non profit: sia per quanto riguarda i profili giuridici (la stragrande maggioranza di Associazioni riconosciute e non riconosciute), sia rispetto alla distribuzione geografica (leggermente spostata sul Nord Ovest).

Ufficio Stampa Italia non profit

Edoardo Caprino – e.caprino@bovindo.it – 3395933457

Giulia Fabbri – g.fabbri@bovindo.it – 345 6156164

 

Luigi BobbaRiforma del Terzo settore ed ETS: l’87% vuole iscriversi al registro unico nazionale
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