Alcuni mesi fa (per la precisione, all’inizio della primavera, in uno scenario che – per quanto non remoto – è ormai completamente mutato, a riprova di quanto questa strana stagione ci ponga di fronte a continui rivolgimenti di fronte), chi scrive offriva dalle pagine di questo sito una piccola riflessione sulla necessità di una “ecologia istituzionale” che possa, all’esito del “tempo di pandemia” dal quale siamo attraversati, rinnovare alcune delle coordinate che determinano gli equilibri attuali fra i poteri pubblici e i cittadini.
Premessa del discorso è che, più che di veri punti di equilibrio, si debba parlare di “dis-equilibri”, ossia di approdi sdrucciolevoli ed insicuri, prodotti di lunghi rivolgimenti mai pienamente maturati; del perdurare, accanto a non del tutto dischiusi embrioni di cambiamento, di una grammatica antica del diritto e del potere (ancora imperniata sul dominio concettuale dell’arsenale ideologico della statualità moderna), lasciata a gestire – inadeguatamente – un magmatico divenire della realtà socio-economica.
Leggi l’intero articolo di Giulio Stolfi su Comunità di Connessioni del 4 Settembre 2021