Giovani. Tandem di futuro: servizio civile e voto a 16 anni (per il sindaco)

Caro direttore, leggendo le efficaci provocazioni di Maurizio Ambrosini e Tobia Zevi circa un rafforzamento del Servizio civile finalizzato a interventi nelle periferie urbane e a un progetto di futuro per Roma Capitale – che ‘Avvenire’ ha ospitato nei giorni scorsi –, mi è scattata un’immediata associazione con la proposta di voto ai sedicenni formulata da Enrico Letta nel suo discorso di candidatura a segretario del Pd.

Ci si potrà domandare dove stia il nesso tra le due proposte, se non il fatto che abbiano destinatari comuni: i giovani. C’è, invece, dell’altro. Qualche mese fa, sempre su questo giornale, avevo avanzato la proposta di introdurre un’alternanza Scuola-Servizio civile rivolta proprio a ragazzi e ragazze tra i 16 e 18 anni: impegnare progressivamente tutti i giovani che frequentano la scuola secondaria e la formazione professionale, per uno-due mesi all’anno, in un servizio volontario e di utilità sociale presso un ente del Terzo settore.

Un’esperienza di educazione civica sul campo, un modo per qualificare e rafforzare l’appartenenza alla propria comunità. Tale alternanza andrebbe inserita nel curriculum del giovane attraverso l’acquisizione di crediti formativi e potrebbe rappresentare un qualificato percorso di orientamento per maturare, con la maggiore eta’, la scelta di effettuare il Servizio civile. Ne deriverebbero sicuramente un ampliamento del numero dei giovani disponibili a un servizio per la comunità, ma anche l’acquisizione di una cittadinanza più matura e, dunque, una partecipazione al voto più consapevole. Qui sta la connessione con la proposta di Enrico Letta, che vorrei però declinare in modo diverso. Infatti, già nel 2013, insieme con il mio ex collega parlamentare Dario Nardella (oggi sindaco di Firenze), depositammo una proposta di legge per far votare i sedicenni per il proprio Sindaco. Già allora era evidente che l’elettorato stava rapidamente invecchiando, tanto che oggi i cittadini sotto i 35 anni sono tre milioni in meno rispetto a quelli con più di 65 anni. E dunque un elettorato sempre più anziano avrebbe condizionato le priorità dei partiti, mettendo in secondo piano le esigenze e le attese dei più giovani.

La mia proposta può apparire meno ambiziosa di quella di Letta, ma forse potrebbe costituire un’utile ‘prova’ per far sentire questi giovani dei cittadini a pieno titolo, appartenenti a una comunità locale e in grado di incidere sul destino di essa. Questa ‘prova’ potrebbe poi diventare un volano per spingerli a prepararsi più adeguatamente, con il compimento dei 18 anni, all’accesso al voto per le elezioni politiche. Credo che sia una proposta realistica per evitare che tutto si riduca a un fuoco di paglia (se ne parla da molti anni di far votare i sedicenni) e che i giovani, ormai minoranza numerica, diventino sempre più marginali nelle competizioni elettorali. In sintesi, alternanza Scuola-Servizio civile e voto ai sedicenni per il Sindaco rappresentano strade convergenti per ridare parola, responsabilità e peso alle generazioni più giovani.
Luigi Bobba

leggi la lettera su Avvenire di domenica 21 marzo 2021

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I giovani inglesi non hanno votato Johnson

Davvero impressionante la distribuzione del voto in Inghilterra secondo l’eta

I giovani inglesi non hanno votato Johnson, perché la sua politica è contro il loro futuro, a favore delle generazioni adulte, egoiste, incapaci di abbandonare un modello di consumo insostenibile. Ma la politica contro i giovani è contro il futuro del pianeta

Luigi BobbaI giovani inglesi non hanno votato Johnson
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Diritto di voto da e fino a quando: la via è includere, non escludere

Da quando ormai tre lustri fa le Acli (era il 2004 e alla presidenza di quella grande associazione c’era Gigi Bobba) lanciarono la proposta di riconoscere il diritto di voto ai sedicenni, il dibattito si accende, si spegne e si riaccende in modo ciclico. Sarei contento di vederlo arrivare a conclusione, per questo oltre a far sviluppare il consueto lavoro di cronaca e approfondimento sulla questione ho deciso di dare forte rilievo alla stimolante riflessione che il professor Bruni ha sviluppato da par suo.

leggi la lettera al Direttore de L’Avvenire del 19 ottobre 2019

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Campiglio: “Più fiducia nel futuro, il voto ai ragazzi migliora la politica”

Il docente di Politica Economica alla Cattolica di Milano: “Lanciai questa proposta quindici anni fa”

“Il voto ai sedicenni? Un atto dovuto”. Luigi Campiglio, docente di Politica economica alla Cattolica di Milano, è stato un precursore dell’estensione del suffragio a chi non ha ancora raggiunto la maggiore età. La sua proposta, datata 2003, fu fatta propria dalle Acli e seguita da diversi disegni di legge, tutti senza esito. Enrico Letta rilancia un’idea che, in fondo, un po’ le appartiene. “È vero. Quando la lanciai, oltre 15 anni fa, (…)”

leggi il resto dell’intervista su Repubblica del 1 ottobre 2019

Intervista a Luigi Campiglio – Più fiducia nel futuro i ragazzi migliorano la politica

Luigi BobbaCampiglio: “Più fiducia nel futuro, il voto ai ragazzi migliora la politica”
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Bobba: una proposta di legge del 2013 per il diritto di elettorato attivo ai cittadini che hanno compiuto il sedicesimo anno di età

La proposta di Enrico Letta di estendere la partecipazione al voto anche ai sedicenni, ha riacceso un dibattito che non è nuovo.

Nel marzo del 2013, proprio all’inizio della legislatura, insieme al collega Dario Nardella – oggi Sindaco di Firenze – depositammo alla Camera una proposta di legge per consentire ai sedicenni di votare per il Sindaco e il Consiglio comunale della propria città.

La proposta nasceva dalla constatazione del progressivo invecchiamento dell’elettorato italiano. Citavo, nella relazione di accompagnamento, uno studio dell’Università Cattolica di Milano nel quale si prevedeva che “entro il 2020 gli elettori di età inferiore ai 35 anni saranno oltre tre milioni in meno rispetto a quelli con più di 65 anni”. Ora il 2020 è ormai alle porte e la previsione formulata più di sei anni fa, si è rivelata del tutto veritiera. Ne deducevo che un elettorato sempre più anziano avrebbe fortemente condizionato le priorità di scelta dei partiti. Infatti, le elezioni si vincono con il consenso della maggioranza dei cittadini, per cui i partiti sono inevitabilmente spinti ad assecondare le richieste dei gruppi – anche quelli di età – più numerosi. Non è un caso che nell’ultimo decennio, il maggior numero di cittadini che vive sotto soglia di povertà assoluta si sia concentrato non più tra gli anziani bensì tra i minori che sperimentano oggi in condizioni di maggior svantaggio nell’accesso ai beni essenziali per una vita dignitosa.

La mia proposta, rispetto a quella di Letta, era forse meno ambiziosa ma più realistica e praticabile. Una possibilità che, come aveva argomentato un autorevole vercellese, – il Prof. Giovanni Bollea, una vita dedicata ai bambini e ai giovani – poteva costituire un’utile “prova” per far sentire questi giovani dei cittadini a pieno titolo, appartenenti innanzitutto ad una comunità locale e in grado di incidere sul destino della stessa.

La seconda ragione risiede nel fatto che questa “prova” potrebbe diventare un volano per  spingerli a prepararsi più adeguatamente, con il raggiungimento della maggiore età, all’accesso al voto per le elezioni politiche.

Ragioni che mi paiono ancora oggi convincenti per evitare che la proposta di Letta si riduca ad un fuoco di paglia e i giovani, proprio perché minoranza numerica, diventino sempre più marginali nelle competizioni elettorali. Cominciamo dunque a far votare i sedicenni per il proprio Sindaco: sarà un primo passo nella giusta direzione.

vai al testo della Proposta di Legge

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